Se gli adolescenti fanno l'amore di Lietta Tornabuoni

Se gli adolescenti fanno l'amore Nessuna rivoluzione sessuale nella norma approvata dal Senato Se gli adolescenti fanno l'amore E' una rivoluzione sessuale adolescente, un terremoto amoroso dei ragazzini, un capovolgimento della morale, una innovazione scandalosa? Magari no: la novità approvata dal Senato nell'ambito della legge contro la violenza sessuale sta nel fatto che se una persona di quattordici, quindici, sedici o diciassette anni fa l'amore d'accordo con una persona di tredici anni, non va a finire in tribunale né al carcere minorile; che se due ragazzini più o meno coetanei si amano non ne seguiranno imputazioni e detenzioni. Come si sa, per ora non è una legge in vigore, tutto il provvedimento, intomo al quale la discussione dura da anni, dovrà venir riesaminato dalla Camera, dove si arenò l'ultima volta nella scorsa legislatura. Come è ovvio, non si tratta di una legittimazione né di un invito. tanto meno di un obbligo. La legge nuova non dice che i rapporti tra adolescenti sono leciti. Dice soltanto che non sono punibili penalmente. Come è giusto, la legge non detta comportamenti sessuali o morali: non è compito suo, ma di genitori e educatori. La legge non dice che l'amore tra ragazzini non è più sbagliato o non è più peccato. Dice soltanto che non è reato. In altri casi, una legge nuova Ita avuto influenza sul costume, ha condizionato e modificato le abitudini collettive: in questo caso, è poco probabile che svolga una simile funzione. Nei fatti, non è una gran novità: i casi di adolescenti processati e imprigionati per aver fatto l'amore con coetanei sono già pochissimi, tanto rari da risultare socialmente irrilevanti. Sinora, magistrati e carcerieri inter¬ venivano soltanto su denuncia di un genitore: e in occasioni del genere ì genitori potevano a volte dare sganassoni, ma quasi mai denunciavano. Sinora, ad adolescenti contemporanei capitava molto di rado, dopo aver fatto consensualmente l'amore, d'aver paura dei poliziotti o dei giudici: i Umori, quando c'erano, potevano essere magari altri (delle gravidanze, dei pettegolezzi, dell'improvviso disamore, dei parenti), ma quasi sempre i ragazzi neppure sapevano o immaginavano che lo Stato avesse qualcosa a che vedere con il loro comune desiderio e la minaccia della legge non serviva quindi come un deterrente a intimidirli, spaventarli o dissuaderli. Neppure nel diritto è una novità grande. Sinora, per il Codice ogni rapporto con una persona minore di quattordici anni era equiparato alla violenza sessuale, anche quando praticato senza violenza né minaccia né inganno né abuso di autorità; se invece la persona aveva quattordici anni e un giorno, e una settimana, e un mese, il reato scompariva, pure se il partner era trentenne o sessantenne. Adesso questo limite si abbassa di un anno, a tredici anni: ma soltanto per i rapporti con partner coetanei o più grandi al massimo di quattro anni. Naturalmente, anche in un ambito così ristretto possono darsi possessioni, perversioni, sottomissioni, possibili in legami tanto delicati come in ogni altra forma di relazione umana: ma la legge nuova considera non punibili esclusivamente i rapporti consensuali senza violenza né minaccia né inganno; e le leggi sono fatte per la collettività, non per casi particolari nei quali l'intervento affettuoso o scientifico risulta certo più efficace di quello giudiziario. Davvero non e una rivoluzione sessuale degli adolescenti. E' piuttosto una norma che. come quasi tutte le leggi riguardanti l'universo privato, si adegua a trasformazioni già compiutesi: nella realtà contemporanea, anche nelle società industriali avanzate, l'età del sesso si abbassa e tende sempre più a coincidere con l'età della maturazione fisica, mentre l'età del matrimonio si innalza e tende a coincidere con l'età della maturità psicologico-sociale. E' piuttosto una norma di maggior rigore, perché persegue gli abusi d'ufficio, e non soltanto su querela di parte. Sempre che non finisca, ancora una volta, inghiottita nelle sabbie mobili dei conflitti tra partiti, persa nelle nebbie del Parlamento. Lietta Tornabuoni