Calchi al silicone, l'alta fedeltà in archeologia

Calchi al silicone, l'alta fedeltà in archeologia Copie multiple e quasi perfette di antichi graffiti con una nuova gomma sintetica Calchi al silicone, l'alta fedeltà in archeologia DA sempre i ricercatori di paleontologia e di archeologia hanno l'esigenza di riproduzioni tridimensionali degli oggetti significativi o dei reperti unici, per motivi didattici, per esposizioni, per sludi e comparazioni. In passato si usavano calchi in gesso o in gelatina, oggi vantaggiosamente sostituiti da resine sintetiche, come gli elastomeri di silicone. «L'epoca dei calchi in gesso è finita da almeno una ventina d'anni — dice il professor Giacomo Giacobini dell'Università di Torino — e con essa sono stati superati tutti gli aspetti negativi dei precedenti metodi: danneggiamento degli originali, retrazione o distorsione dei modelli in fase di essiccazione». Il gruppo di lavoro del professor Giacobini, che opera presso il Laboratorio di Paleontologia Umana della Facoltà di Medicina, ha messo a punto — in collaborazione con la RhónePoulenc Italia — un nuco metodo, affidabile e sicuro. L'equipe torinese utilizza nuovi prodotti, che possono definirsi elastomeri di silicone di seconda generazione, tra cui una gomma sintetica, il Rhodorsil RTV-2. che reticola a temperatura ambiente e permette una estrema precisione nella riproduzione delle caratteristiche morfologiche e mor- fometriche originali. Nei cantieri archeologici su siti preistorici si possono presentare, nel momento dell'esecuzione di calchi, quattro situazioni-tipo: la riproduzione di reperti, la riproduzione di superfici per studi al microscopio, calchi orizzontali o suborizzontali (nel caso di sepolture o di paleosuoli) e calchi di superifici verticali. E' questo il caso di un graffito raffigurante un cavallo, scoperto nella grotta del Cavillon nel complesso dei Balzi Rossi, vicino alla frontiera italo-francese, dal professor Giuseppe Vicino del Museo Civico del Finale. L'Istituto di Anatomia Umana di Torino in collaborczione con il Labore torio del Lazaret ne ha recentemente realizzato un calco in elastomeri. Il lavoro è incominciato con la costruzione di un ponteggio tubolare, per raggiungere a sei metri di altezza la zona del graffito. Parallelamente, è stato preparato il supporto rigido in resina poliestere rinforzata da fibre di vetro, adatto a ospitare il «negativo» in elastomero RTV-584. li graffito del cavallo, che riparta curiose «ferite» ver¬ ticali, imputabili forse a rituali ancora da indagare, è stato pulito con spugnature detergenti prima di posare uno strato di Rhodorsil RTV-584 associato con un catalizzatore tixotropico. L'elastomero di silicone è un fluido viscoso che — in posizione verticale — potrebbe colare: il catalizzatore ne favorisce la coagulazione. Un secondo passaggio di resina a spatola, spesso dai 2 ai 5 millimetri, completa l'operazione. Dopo qualche ora la gomma sintetica reticola e si può rimuovere lo stampo ottenuto, un vero negativo da cui sarà possibile tirare più copie. A questo fine sono particolarmente adatte resine poliesteri o poliuretaniche caricate, ad esempio un carbonato di calcio, che sono pigmentate e danno una resa assai vicina all'originale. I calchi in elastomeri di silicone sono particolarmente utili per l'analisi di reperti al microscopio elettronico a scansione, in quanto evitano la frammentazione e la metallizzazione degli originali necessarie per questo tipo di esame. Si possono cosi rilevare tracce di usura sui denti e conoscere le diete alimentari o, analizzando le condizioni di utensili in selce e osso, ricostruire le antiche tecniche di lavorazione. Luigi Griva

Persone citate: Giacobini, Giacomo Giacobini, Luigi Griva

Luoghi citati: Italia, Torino