Quale società con gli anziani in maggioranza
Quale società con gli anziani in maggioranza Rapporto sulla rivoluzione demografica Quale società con gli anziani in maggioranza LA società occidentale sta mutando rapidamente, fino nelle sue strutture più profonde. Esaminando le importanti variazioni demografiche in atto. l'Ocde (Organisation de Cooperation et de Développement Economique). ha recentemente pubblicato un rapporto in cui si descrive la situazione, per molti versi preoccupante, e si indicano alcune possibili soluzioni, che i Paesi più industrializzati del mondo potrebbero adottare per fronteggiare la nuova realtà. Il dato di base e costituito dall'invecchiamento della popolazione, provocato da un abbassamento considerevole del tasso di natalità e dall'allungamento della durata della vita media. In alcuni Paesi europei l'invecchiamento rischia, a breve termine, di ridurre la popolazione totale e il numero degli attivi, aggravando le difficoltà di finanziamento delle pensioni, delle cure sanitarie e dei necessari servizi sociali per gli anziani. I tassi di fecondità sono fortemente caduti dopo la metà degli Anni 60 e attualmente si sono stabilizzati al di sotto del tasso di rinnovamento della popolazione. In alcuni Paesi è già possibile constatare una sensibile diminuzione del numero dei giovani e pev ora niente lascia presagire un riassestamento importante dei tasso di natalità. Gli effetti di questo declino demografico saranno amplificati agli inizi del prossimo secolo, quando i nati nel periodo del »baby boom», cioè tra gli Anni 40 e la metà degli Anni 60. arriv.-ranno anch'essi alle so¬ glie della vecchiaia. Oggi, in alcuni Paesi il gruppo di età che cresce più rapidamente è appunto questo della .quarta età», gli ultra ottuagenari: rispetto al 1950, le donne hanno guadagnato otto anni e mezzo di vita e gli uomini sei. Nei sette Paesi più industrializzati dell'Ocde. il rapporto tra gli ultra sessantacinquenni e quelli in età di lavoro potrebbe raddoppiare da qui al 2040. Contro l'attuale rapporto di uno a cinque, ci saranno due persone anziane ogni cinque attivi. Il fenomeno sarà parzialmente compensato dalla diminuzione del numero di bambini, anch'essi popolazione a carico, ma anche cosi sarà considerevole l'aumento della dipendenza complessiva dei giovani e degli anziani nei confronti della popolazione attiva. Una conseguenza diretta sarà un sostanziale aumento delle spese sociali, soprattutto nei Paesi che hanno sistemi di assistenza garantiti dallo Stato. In questi casi, la riduzione dei costi degli assegni familiari e dei servizi per la gioventù non compenserà l'aumentata spesa per gli anziani, che è da due a quattro volte più alta rispetto a quella per i giovani. Secondo le stime dell'Ocde. l'invecchiamento della popolazione nei sette Paesi più industrializzati di qui al 2040 aumenterebbe di un terzo il costo globale dei programmi sociali. Pur ammettendo una diminuzione delle spese relative all'istruzione obbligatoria e agli assegni familiari proporzionate alla minore quantità dei giovani, queste non diminuiranno, rispettivamente, che del 20 e 15 per cento. Nel prossimo mezzo secolo i mutamenti demografici assorbiranno dunque una parte tutt'altro che trascurabile delle risorse disponibili, riducendo la possibilità di migliorare i servizi stessi e aumentando l'aggravio fiscale per ogni lavoratore. Nei Paesi più industrializzati, in questi ultimi decenni, le prestazioni assistenziali hanno subito un incremento simile, e in certi casi addirittura superiore, al valore del prodotto nazionale lordo, mentre il tenore di vita complessivo degli anziani aumentava più o meno come quello della popolazione attiva. In futuro, le prestazioni sociali per abitante continueranno a tenere il passo con la produt'.ività complessiva solo se si introdurranno riforme per finanziare le spese connesse al nuovo fenomeno demografico. A questo proposito il rapporto dell'Ocde avanza due ipotesi: 1) lo Stato aumenta le imposte e le quote sociali: 2) l'assistenza sociale agli anziani resta complessivamente quella attuale (e il tenore di vita degli anziani peggiorerà, mentre migliorerà quello degli attivi). Che cosa accadrà del mercato del lavoro? In qualche modo, dovrebbe adattarsi automaticamente ai mutamenti demografici. Se i giovani diminuiscono, il tasso di disoccupazione può abbassarsi e anche le donne potrebbero essere sollecitate a procurarsi un impiego. Analogamente, se le prospettive di impiego migliorano, i lavoratori anziani potrebbero ritardare il loro pensionamento. Una proporzione più alta di giovani potrebbe trovare lavoro appena finita l'istruzione obbligatoria oppure accedere a "nuovi mestieri-, anziché essere parcheggiata nelle scuole superiori. Le possibilità di intervento nel caso di una popolazione attiva in decrescita sono sostanzialmente due: incoraggiare l'immigrazióne, o riformare la politica del pensionamento In questi anni, nonostante rallungarsi della vita media, l'età del pensionamento si è via' via abbassata e la tendenza è ovunque incoraggiata dal prepensionamento, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Questo favorisce l'aumento dei costi dell'assistenza sociale. Se invece si cambiasse politica, molti salariati potrebbero prolungare la propria attività, magari con nuovi ruoli e un pensionamento meno traumatico. Nascerebbero nuove abitudini professionali, lavori a tempo parziale e nuovi criteri di retribuzione, che dovrebbero rispettare i livelli di produttività e l'età del lavoratore. Riccardo Mariani
Persone citate: Riccardo Mariani
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