C'è un veleno che fabbrica i morti viventi di Ezio Giacobini

C'è un veleno che fabbrica i morti viventi GII zombi nel laboratorio di neurologia C'è un veleno che fabbrica i morti viventi Una sostanza contenuta in un pesce, la tetrodotossina, insieme con una certa dose di suggestione, sarebbe la causa del fenomeno: una specie di coma profondo ma reversibile. Molti scienziati però non condividono questa interpretazione QUESTA storia piuttosto grottesca ma anche alquanto curiosa perché tinta di magia voodoo, di «zombie» e di un saporito pesce giapponese chiamato fugu, incominciò nel 1982, quando a Harvard un giovane professore di etnobotanica (la disciplina che si occupa delle relazioni tra il mondo vegetale e la cultura popolare), chiamato Wads Davis, si rivolse a un illustre ricercatore e farmacologo di New York. Nathan Kline. Klìne era stato un pioniere nel campo della psicofarmacologia, cioè nello studio di sostanze che hanno un particolare effetto sulla mente, come gli allucinogeni. Kline incoraggiò Davis a recarsi per un periodo di studio ad Haiti per studiare il substrato farmacologico di una misteriosa polvere somministrata dagli stregoni l'oodoo locali. Si tratta di una ricerca analoga a quella intrapresa dallo stesso Kline in Amazzonia molti anni prima, alla caccia delle sostanze allucinogene usate nelle pratiche religiose di particolari tribù. Raccolta la presunta sostanza, si trattava di analizzarla in laboratorio usando i metodi più sensibili e raffinati, come la spettrometria di massa, per descriverne la natura chimica. Lo stesso Kline aveva tentato inutilmente per trent'anni di impadronirsi della misteriosa polvere degli stregoni di Haiti. Secondo l'ipotesi di Kline prima, e quella di Davis poi. il processo di «zombificazione» si svolgerebbe in questo modo: lo stregone somministra una polvere che contiene, tra i molti ingredienti, anche una sostanza che ha la proprietà di precipitare la vittima in uno stato di attività metabolica cosi basso da farla sembrare apparentemente morta. In queste condizioni di coma può anche esser seppellita viva. Dopo alcune ore o anche giorni lo stregone voodoo disseppellisce la vittima e le somministra una mistura contenente sostanze eccitanti e allucinogene. Dopo qualche ora il malcapitato ^ritorna in vita» pronto per essere esibito davanti a una folla di fedeli acclamanti al miracolo, o alternativamente può essere anche venduto come uno schiavo a una piantagione di zucchero. Lo «zombie», cioè il «morto vivente», più famoso è Claivius Narciase. che tornò al suo villaggio 18 an¬ ni dopo la cerimonia voodoo è accusò lo stregone che lo aveva seppellito vivo per poi venderlo come schiavo. Narciase divenne famoso in una serie di documentari televisivi. Alcuni antropologi sono però piuttosto scettici e asseriscono di non esser miai riusciti a rinvenire un vero zombie. Davis fece diversi viaggi ad Haiti tra il 1982 e il 1984 e ritornò con otto esemplari della famosa polvere degli stregoni voodoo chiamata «bokors». Analizzata la polvere in laboratorio, si rinvennero i seguenti componenti: resti di cadavere umano, polvere di ortica, estratti di rospi velenosi e di un pesce molto tossico che vive nelle acque di Haiti e nel Mar del Giappone. Davis fissò la propria attenzione su questo pesce, detto fugu in giapponese e «puffer fish» («pesce gonfio», dall'apparenza di un globo) in inglese. Il fegato del fugu produce una sostanza altamente tossica per il sistema nervoso detta tetrodotossina. La tetrodotossina è ben conosciuta dai neuroscienziati da parecchi anni poiché in concentrazioni minime blocca il passaggio dello ione sodio attraverso la membrana delle cellule nervose bloccando cosi il segnale elettrico necessario per la propagazione dell'imi pulso nervoso. Come conseguenza si produce la paralisi dell'individuo e la morte per blocco respiratorio. La tetrodotossina, se somministrata a un animale, provoca una grave caduta della pressione arteriosa, respirazione superficiale e paralisi dei muscoli. Senza l'aiuto di un respiratore la vittima muore in pochi minuti. In Giappone il fugu è considerato una leccornia e circa 100 persone l'anno so- ■ no uccise da questo delicatissimo piatto. Le vittime di intossicazione da fugu che siano sopravvissute sono molto rare. Poiché la tossina è potentissima, bastano pochi microgrammi per chilo di peso (milionesimi di grammo) per provocare sintomi gravissimi e morte. Secondo Davis una combinazione di basse dosi di tetrodotossina contenute nella pozione e di un'alta dose di suggestione derivante da una predisposizione culturale e religiosa produce un vero zombie. La polvere zombie venne esaminata dal patologo Leon Roizin di New York e sperimentata su topi e scimmie. Alcuni animali apparirono comatosi, altri cessarono di rispondere agli stimoli esterni. Alcuni ratti rimasero immobili per circa 24 ore e poi si rimisero in moto normalmente. Questa immobilità ricordava molto lo stato osservato in particolari forme di schizofrenia. Altri ricercatori dell'Università di New York non furono in grado di riprodurre questi risultati. L'ipotesi di Davis venne pubblicata su una rivista, il Journal of Ethnopìiannacology. e la polvere spedita per ulteriori analisi al Karolinska Institutet di Stoccolma nel laboratorio di Bo Holmstedt e all'Università di Losanna in Svizzera. I risultati di queste analisi non sono ancora noti. Gli unici dati pubblicati sono quelli di un esperto giapponese dal nome di Kao nella rivista Toxicon. Kao. un'indiscussa autorità nel campo della tetrodotossina. analizzò due campioni della polvere zom- bie di , Davies nel- 1984. Usando un metodo molto sensibile di cromatografia liquida che può separare i diversi componenti chimici di una miscela trovò meno di un microgrammo di tetrodotossina in un grammo di polvere. Questa quantità è troppo bassa per provocare dei sintomi. Kao e il collega Yasumoto dichiararono quindi che la storia della zombificazione mediante tetrodotossina non aveva basi di fatto. Secondo un'altra analisi compiuta dal Centro di Biochimica dell'Università di Nizza la quantità di tetrodotossina rinvenuta era ancora più bassa. In una recente rivelazione alla rivista Science il medesimo laboratorio francese avrebbe in seguito trovato dai 5 ai 20 microgrammi della tossina. Insomma, i dati di laboratorio sono discordanti e non sembrano avvalorare l'ipotesi di Davis. Qual è il risultato di questa polemica? Per ora una lunga serie di articoli e numerosi programmi televisivi americani. Davis inoltre ha scritto un libro divulgativo intitolato // serpente e l'arcobaleno dal quale Hollywood ha tratto un film. Un altro libro dedicato agli zombie apparirà tra poco, basato sulla tesi di laurea di Davis all'Università di Harvard. Il chimico Kao ha recentemente attaccato Davis accusandolo di non aver basi scientifiche per la sua teoria e di aver volontariamente trascurato di comunicare i risultati negativi delle analisi chimiche fatte nel suo laboratorio. Secondo Holmstedt non si tratterebbe «di vera frode scientifica ma solo di mancata rivelazione dei dati negativi. Semplicemente scienza di poco valore... Per il momento il mistero degli zombie di Haiti è tutt'altro che risolto. Il film ricavato dal libro di Davis, completo di vermi e serpi che escono strisciando dalla bocca delle vittime, sta circolando in Usa. Secondo alcuni scienziati questo film ci ha portati indietro di 100 anni. Ma Davis sta organizzando una nuova spedizione ad Haiti e finendo altri due libri sull'argomento. Ezio Giacobini S

Persone citate: Davies, Kline, Nathan Kline