Un po' di sole e la barca va...

Un po' di sole e la barca va... Prima gara per natanti a celle solari Un po' di sole e la barca va... NEL 1985 un gruppo di tecnici svizzeri, per contribuire ad arginare l'inquinamento atmosferico da gas di scarico, ha fondato il Tour de Sol, un rally per veicoli stradali a propulsione solare, che da allora viene disputato ogni anno su percorsi sempre diversi. Lo stesso gruppo di persone, forte dell'esperienza maturata sulle strade in quattro anni, rivolge ora la sua attenzione anche al settore nautico prendendo spunto dalla circostanza che anche in Svizzera un numero sempre maggiore di specchi d'acqua viene interdetto all'uso dei motori a combustione per motivi ecologici. La Fondazione Tour de Sol ha dunque deciso che fra le manifestazioni collaterali alla corsa stradale di quest'anno sia prevista anche, in prima mondiale, una competizione fra imbarcazioni a energia solare, da disputarsi il 1 luglio a Estavayer, sul lago di Neuchàtel. Analogamente a quanto era stato dichiarato fin dall'inizio per i veicoli solari terrestri, scopo della nuova iniziativa è promuovere la progettazione e la costruzione di imbarcazioni elettriche alimentate da energia fotovoltaica e destinate anche all'uso comune. L'apparato propulsivo di queste future barche solari è stato previsto «ad accumulo..: è cioè costituito da un modulo fotovoltaico che convelle la luce in energia elettrica, da un pacco di batterie che conserva tale energia, e da un motore elettrico alimentato in prevalenza dalle batterie. In pratica, ciò a cui tendono gli organizzatori è la barca che capta e accumula durante le soste l'energia necessaria alle sue usuali necessità di propulsione. Allo stato attuale della tecnologia nel campo del fotovoltaico e dell'accumulo elettrochimico, si può affermare che un tale obiettivo è realistico a patto che le ore di piena luce durante le quali il motore rimane fer- mo siano mediamente almeno dieci volte più numerose di quelle in cui esso lavora. Una condizione che sembra preclusiva, ma nella nautica da diporto, In realtà, sono molte le barche sulle quali il ritmo di utilizzazione del motore non è di norma più intenso, nemmeno nella buona stagione. Ovviamente anche il comportamento degli utilizzatori dovrebbe adeguarsi a disponibilità limitate di energia, perciò a potenze all'elica molto minori di quelle usuali con i motori a combustione e quindi a scafi dislocanti, cioè non plananti, per i quali la ricerca della maggiore possibile velocità passi attraverso l'affinamento delle linee d'acqua. Il Regolamento della competizione in programma divide le imbarcazioni concorrenti in due categorie. Per quelle «da corsa» viene privilegiata la leggerezza, fattore di velocità, e viene prescritta una capacità di accumulo relativamente bassa in rapporto alla potenza del generatore solare. Invece per le imbarcazioni «approvate per la costruzione in serie» le qualità sullo quali viene stimolata la ricrea, concedendo unti capacità di accumulo molto grande in rapporto alla potenza del generatore, sono l'autonomia e la potenza (vengono infatti sottoposte anche a una prova dì traino). Per esempio, sfruttando a fondo la formula di questa seconda categoria, ne risulta una barca con 20.000 W/h di capacità energetica il che, usando normali batterie al piombo, comporta un peso di circa 600 chilogrammi per i soli accumulatori e perciò un dislocamento totale superiore alla tonnellata. Tutt'altro che una bagnarola, quindi, e capace di navigare per dodici-quindici ore continue, anche senza il sole. Una sola impresa nautica è stata finora compiuta, a quanto si sa. con una barca azionata esclusivamente da energia fotovoltaica. L'ha portata a termine il giapponese Kenichi Horie durante l'estate del 1985, sui 6000 chilometri di oceano fra Honolulu e il Giappone, a bordo di una barca il cui ponte era ricoperto da 1100 fotocelle al silicio. Il suo proposito era di compiere la traversata in 60 giorni, ma ne ha impiegati 75. Fatti i conti, la sua velocità media sulla distanza geografica (la rotta realmente percorsa è stata di certo più lunga) risulta essere stata di 3,3 chilometri l'ora. Sembrano pochi, ma se si considera che il peso della barca doveva essere almeno di 800 chili, che la sua potenza media all'elica sulle 24 ore non poteva superare di molto il mezzo cavallo, e che essa ha navigato nel Pacifico, che di «pacifico» ha solo il nome, l'impresa appare invece stupefacente. Gli appassionati di queste materie attendono la gara del 1° luglio sperando in positive sorprese, convinti che sulle prestazioni dei motori di piccola o minima potenza impiegati come propulsori di natanti ci siano ancora alcune cose da scoprire. Il più recente contributo in proposito lo ha forse portato «Nautica», rivista attenta ai problemi dell'ambiente e perciò assai interessata anche alle barche fotovoltaiche, che già nell'autunno scorso aveva fatto eseguire accurate prove su tre fuoribordo elettrici di normale produzione. In quell'occasione un'usuale barca a remi da noleggio, lunga 3,85 metri, pesante con passeggeri e strumenti circa 400 chili e con una carena non molto levigata, aveva filato 3 nodi (5,7 km/h) con una potenza all'elica pari a un terzo di cavallo ed un consumo di 55 W/h per chilometro. Questi valori confermano in sostanza quelli fatti registrare dal navigatore giapponese, li rendono meno stupefacenti e li mettono cosi più alla portata dei comuni mortali, anche non figli del Sol Levante. Leonardo Libero Una delle prime imbarcazioni che utilizzano l'energia solare

Persone citate: Kenichi Horie, Leonardo Libero

Luoghi citati: Giappone, Honolulu, Svizzera