Allarme ecologico nelle grotte Inquinanti fino al sottosuolo

Allarme ecologico nelle grotte Inquinanti fino al sottosuolo Infiltrazioni nel sottosuolo riaffiorano moltiplicando i danni ambientali Allarme ecologico nelle grotte Inquinanti fino al sottosuolo L, INQUINAMENTO , delle grotte, proprio perché Invisibile agli occhi dei più, è spesso sottovalutato e viene dimenticato anche dalle organizzazioni ambientaliste che si battono per tutelare la superficie del pianeta. Eppure la situazione del patrimonio carsico nazionale non è meno grave di quella generale e comporta dei rischi globali non indifferenti, proprio perché la -scomparsa, dell'inquinamento nelle viscere della terra non è affatto definitiva. Spesso, anzi, gli agenti in- quin anti ricompaiono in luoghi anche distanti, riproponendo con immutata gravità 1 loro effetti sull'ambiente naturale e sull'uomo. Non solo, ma il potere di autodepurazione delle acque sotterranee è quasi nullo; inoltre il loro stesso andamento tormentato favorisce l'accumulo degli inquinanti. A zone in cui le acque scorrono veloci, si alternano bacini in cui la corrente si riduce notevolmente, creando veri e propri calmi laghetti, dove gli agenti inquinanti tendono a sedimentarsi e ad accumularsi sino al momento in cui eventuali piene li rimettono in movimento. In queste occasioni parte degli agenti inquinanti è trasportata verso l'uscita della grotta, parte viene spinta in cavità remote e inaccessibili ove l'accumulo rimane sino a ondate di piena successive. Queste vere e proprie sacche di Inquinamento sono particolarmente deleterie per l'equilibrio ambientale carsico. Il problema si fa ogni giorno più serio, soprattut- to se si considera che dalle falde carsiche si attinge una gran parte dell'acqua potabile. E ciò avverrà anbcor più in futuro. Stime dell'Unesco indicano per 1 primi decenni del 2000 un ricorso per almeno l'80 per cento alle risorse idriche carsiche nell'approvvigionamento per usi potabili. La «Prima relazione sulla situazione ambientale del Paese», redatta nel 1974 dalla Tecncco, dava per 11 nostro Paese l'Indicazione del 73 per cento come percentuale coperta da acque sotterranee e carsiche per il fabbisogno potabile. Tra le cause principali che stanno all'orìgine dell'inquinamento ipogeo va senza dubbio data priorità allo smaltimento dei rifiuti. Consuetudine antica quella di gettarli negli abissi, nelle voragini, nelle cavità naturali che si aprono nel suolo nelle aree carsiche. Un tempo erano soprattutto carogne di animali, oggi la loro tipologia è ben più pericolosa. Così accade che in Puglia gli acquedotti risentano pesantemente degli scarichi di rifiuti e acque nere nei fiumi sotterranei; che a Borgo Maggiore l'acquedotto sia stato messo in crisi dagli scarichi gettati per anni da un ospedale di S. Maria, nell'abisso Titano di San Marino; che i liquami di un allevamento suino da grotta Spluga della Preta, nei Monti Lessini, siano andati ad inquinare, mille metri più in basso, le acque della famosa sorgente Surga dei Peri. Sono noti da tempo i problemi dell'acquedotto di Trieste, avvelenato dai prodotti inquinanti scaricati nel Tlmavo in territorio jugoslavo e cosi i mille problemi croati nelle Apuane dai fanghi di scarico delle cave marmifere che si ritrovano nell'acquedotto di Massa. Oltre a ciò, in questa zona il rischio più gra"r investe le grotte del Monte Corchia, il più grande complesso speleologico d'Italia che rischia di essere letteralmente «affettato» dalle cave di marmo. Non meno gravi i problemi dovuti alla frequentazione turistica delle grotte. A Castellana, visitata ogni armo da centinaia di mi- gliaia di turis^ temperatura interna ( . .ìentata, negli ultimi vent'anni, di ben 7 gradi centigradi e l'accresciuta concentrazione di anidride carbonica sta causando la corrosione delle concrezioni calcaree, il tutto con grave pregiudizio al delicato equilibrio ecologico ipogeo a danno della fauna e dello stesso meccanismo di reazioni fisico-chimiche che alimenta la formazione di stalattiti e stalagmiti. Recentemente si è addirittura dovuti arrivare alla chiusura di una parte delle grotte turistlche.a causa dell'inquinamento di natura organica dovuto alla infiltrazione nel sottosuolo dei liquami provenienti da un complesso residenziale abusivo costruito in superficie e non dotato di alcun impianto fognario. Ma anche l'allestimento che supporta la destinazione turistica delle grotte è fattore di degrado. Un esempio su tutti è quello dell'illuminazione che favorisce la proliferazione di muschi e alghe e contribuisce con il calore delle poten¬ ti lampade all'aumento della temperatura. Ultimo, ma da non dimenticare, è l'inquinamento che entra con l'attività speleologica, che colpisce soprattutto 1 sistemi ipogei più frequentati e appetiti per le loro dimensioni o per la loro importanza «storica». Rifiuti di ogni genere, scritte, carburo, batterie abbandonate, portano sotto terra lo stesso deleterio biglietto da visita della nostra società consumistica e inquinante. E' un problema di educazione, come per numerosi altri problemi ambientali; ma cosi diffìcile da risolvere che in Francia si è giunti all'estremo: vi è oggi chi, scoperta una grotta, ne fa saltare l'ingresso con la dinamite per preservarne — paradossalmente — l'integrità. Se è molto facile inquinare i sistemi carsici, ben più difficile è intervenire per rimediare al loro stato di degrado. Ciò in quanto i limiti di bacino idrogeologico non corrispondono quasi mai al limite dell'impluvio. E' abbastanza comune che precipitazioni che cadono su un versante sgorghino poi come sorgenti su quello opposto. Ciò rende molto complicato risalire con esattezza all'origine dell'inquinamento. Per potervi porre rimedio sarebbe infatti necessario conoscere i limiti del bacino di alimentazione e ciò, tranne casi in cui il sistema carsico è ormai completamente esplorato, è quasi sempre impossibile. Il fatto comporta, tra l'altro, problemi di rapporti internazionali come nel caso che abbiamo visto prima, del Timavo che nasce dal Monte Nevoso, in territorio iugoslavo, percorre una quarantina di chilometri in superficie con il nome di Reka, poi si inabissa nei pressi di San Canziano in una profonda voragine. In questo tratto jugoslavo il fiume raccoglie un notevole carico inquinante che proviene soprattutto da industrie conciarie. Un carice che riemerge con le acque del fiume in territ^-h0 italiano nei pressi . este, dopo che per una trentina di chilometri se ne perdono le tracce. Analogo caso si verificò in passato per le sorgenti della Lo ira, contaminate dagli scarichi provenienti dal bacino sotterraneo, sul versante spagnolo. Walter Giuliano Una stampa ottocentesca della Grotta Azzura. Gli inquinamenti arrivano anche nel «oltosuolo

Persone citate: Castellana, Corchia, Reka, Walter Giuliano

Luoghi citati: Borgo Maggiore, Francia, Invisibile, Italia, Puglia, San Marino, Trieste