uesta e raccontata dai suoi scrittori

uesta e raccontata dai suoi scrittori uesta e raccontata dai suoi scrittori NEL 1863 un giovane inglese di diciassette anni, Marcus Clarke. si trasferì in Australia attratto dalle promesse di grandi opportunità che venivano diffuse a Londra dalla stampa e da tutta una serie di pubblicazioni. Era stato compagno di scuola del poeta Gerald Manley Hopkins, e sperava di dedicarsi alla letteratura militante. In realtà, prima di diventare giornalista, lavorò a lungo in banca e tentò pure l'avventura della terra, con scarso successo. Alla sua morte, nel 1881. Clarke ancora attendeva con amarezza una fortuna mai arrivata, ma lasciò, oltre a una serie di racconti e di saggi, un grosso romanzo in due versioni e due titoli: il testo definitivo, comunque, si chiama For the Terra of His Naturai Li/e. cioè Condannato a vita. Pubblicato nel 1874, il romanzo segna in qualche modo la nascita della letteratura australiana, e il fatto che lo si deva a un inglese conferma la labilità dei confini delle cosiddette •nuove letterature in inglese». E paradosso di Clarke trova riscontro in un altro caso, e qui si tratta addirittura di un italiano pressoché sconosciuto in patria. Raffaello Carboni, nato a Urbino nel 1817. combattente per la Repubblica Romana, esule a Londra, personaggio irrequieto ed effervescente con una singolare disposizione per le lingue, scopre egli pure il fascino dell'Australia e si imbarca per realizzare un sogno di illusoria ricchezza nelle miniere d'oro. A Ballarat. la città mineraria presso Melbourne, Carboni è tra i protagonisti nel '54 di un sanguinoso scontro tra minatori e truppe inglesi: dalla storica vicenda, la cosiddetta .Eureka Stockade.. la barricata di Eureka, considerata oggi come uno dei momenti cruciali della storia dell'Australia moderna. Carboni ricava un singolare libro tra il memorialistico e l'immaginario, intitolato appunto The Eureka Stockade. pubblicato nel '55 a Melbourne in inglese, e altro testo canonico della letteratura australiana. Il romanzo di Clarke si incentra su una cupa e tragica storia di deportati: un tema caratteristicamente australiano, che acquista una valenza intensamente universale, specie di sinistra premonizione di quell'universo concentrazionario che l'Europa conoscerà in pieno Novecento. In questo senso. Condannato a vita ha ben poco in comune con i modi e i temi della narrativa vittoriana. Ma bisogna sfatare il luogo comune di un'Australia popolata d: criminali deportati. Già nell'Ottocento la loro proporzione diminuisce, mentre giungono appunto minatori e contadini, lavoratori a giornata. Cosi, la scena letteraria della fine Ottocento presenta spesso come personaggi tipici i mandriani, i tosatori, i proprietari terrieri, i braccianti, che sostanziano ad esempio i racconti di uno scrittore di notevole statura e originalità. Henry Lawson, nato nel 1867, morto nel 1992. Attorno al nome di Lawson gravita tutto>-i uno dei dibattiti cruciali nella cultura australiana. Da un lato, egli esprime con rara intensità alcune costanti peculiari, dal senso della Infinita distanza e degli spazi aperti (il .bush., che Indica sia la prateria, sia la boscaglia, sia le aree collinari) con il loru lancinante senso di solitudine, di disseminazione degli individui, dall'altro l'istintiva forma di solidarismo, il «rnateshipvVicameratismo, che lega gente alle prese con una natura fondamentalmente nemica per la sua asprezza e il clima spesso implacabilmente riarso, ma anche in lotta con una dura classe padronale, onde la nascita di un sindacato compatto e aggressivo. Nei racconti di Lawson. ad esempio nella collezione While the BiUy Boils (Mentre il billy — il pentolino caratteristico del pioniere anche nel West americano — ooMe), emerge in una struttura spesso innovativa, con una sottile ricerca di linguaggio, questo particolare universo, collocato in un ambiente allucinato e senza tempo, quasi fuori della storia: non a caso è stato osservato che alla categoria europea della storia la cultura australiana contrappone quella organica del rapporto uomo-natura. A somiglianza di una grande zattera. l'Australia contiene enormi spazi interni pressoché inabitabili e stanziamenti marginali, popolati di animali, d?I canguro al koala, addirittura premoderni. Ma il mito della .mateship.. portato alle estreme conseguenze dalla storiografia di sinistra specie nel secondo dopoguerra, viene ora profondamente intaccato. La solidarietà non escludeva sacche di razzismo nei confronti degli asiatici — i • gialli. — e una costante, violenta repres- sione degli aborigeni; inoltre, produceva una latente violenza e comportava una dura subalternità della donna. Certo, uno spirito in qualche modo libertario serpeggiava tra le classi popolari, con la ricusazione del principio di autorità e di proprietà, culminando nelle frange tra il criminale e il ribellistico e nell'esaltazione populistica del bandito giustiziere consegnata a tutta una serie di ballate popolari, primo fra di essi Ned Kelly, la cui figura ha ispirato di recente un film, protagonista Mick Jagger, e una serie di dipinti del maggior pittore australiano del nostro tempo, Sidney Nolan. Ma la cosiddetta «Leggenda australiana., com'è stata definita dai suoi teorizzatori, è ricca di contraddizioni e di tabù, specie quello sessuale o più specificamente omosessuale, che nei racconti di Lawson in parte soltanto affiorano, mentre il maggior romanziere tra Ottocento e Novecento, Joseph Furphy, nato nel 1843 e morto nel 1912, in Such is Life (Questa è la vita), apparso nel 1903 e lisccperto soltanto qualche decennio più tardi in tutta la sua importanza, propone un mondo contraddittorio, rappresentato nella chiave sterniana della mascherata, di ingannevoli punti di vista, tra dramma e commedia, senza certezze consolanti ma di inesauribile vitalità. Negli stessi anni prende corpo, significativamente, il fenomeno di una vigorosa scrittura femminile. Miles Franklin, con My Brilliant Career, apparsa nel 1901 e da cui è stato tratto un fortunato film; Barbara Baynton con i suoi racconti, offrono un quadro ora risentito, ora ironico, ora impegnato, della condizione della donna. Si inizia cosi un lilone che, nel Novecento, darà tra l'altro voce alla maggiore personalità narrativa, insieme a Patrick White, di tutta la letteratura australiana, Christina Stead. nata nel 1902 e morta nel 1983. Nel suo ritratto di uno spietato tiranno domestico. The Man Who Loved Children (Sabba famigliare), 11 maggior romanzo della Stead, co¬ stituisce uno studio insieme tragico e sottile di un interno di famiglia, la cellula basilare della società australiana. Non va dimenticato che in Australia si pubblica .Hecate», uno dei periodici più agguerriti sulla scrittura femminile. Il premio Nobel attribuito a Patrick White ha richiamato un'attenzione particolare, e non a torto, sull'autore di Solici Mandala (Mandala Solido) e di The Eye of the Storni (L'occhio dell'uragano). White, nato nel 1912, rimane una figura carismatica, anche per il suo impegno politico prima con i la boristi e poi con i gruppi ecologici e pacifisti, e indubbiamente la sua tematica racchiude almeno due tra le linee di forza della letteratura australiana: la lotta contro una natura implacabile e spesso cieca, la tormentosa ricerca di identità contro condizionamenti, pregiudizi, rancori, che si spinge indietro, caratteristicamente — come in A Frìnge of Leaves (Il confine delle foglie), non tradotto in italiano, all'incontro limite tra donna borghese, fuorilegge e aborigeni. Una simile tematica, tutto sommato, rimbalza edulcorata nei best-sellers di Coleen McCullough. Un memorabile componimento di A. D. Hope, nato nel 1907 e uno dei più venerati anche se discussi poeti australiani, descrive acremente il Paese come «un grande parassita', il .deserto della mente umana*, ma aggiunge che dal quel deserto .vengono i profeti.. E' stato questo, forse, proprio il ruolo della poesia in Australia, con Hope, con Judith Wright, nata nel 1915, più di recente con Les A. Murray, nato nel 1938, e con David Malouf, nato nel 1935, il quale vive spesso in Italia e ha al suo attivo anche alcuni notevoli romanzi. Terminata la stagione della ballata, con al vertice una sorta di istituzione nazionale, A. B. 'Banjo' Paterson, nato nel 1864, morto nel 1941, rielaboratore di grandi testi popolari quale la proverbiale WalUring Mathilda (in gergo australiano, portare la bisaccia), la poesia ha dovuto trovare un percorso proprio. In un -apporto di adesione e di svincolamento rispetto ai grandi modelli inglesi. Lo ha fatto cercando di individuare i valori e le contraddizioni di un Paese un tempo bastione imperiale e oggi sempre più cosciente del proprio ruolo di nazione non soltanto geograficamente asiatica. Un compito, dunque, .profetico.. E gli aborigeni hanno cominciato, pur in una condizione ancora difficile e contrastata, a manifestarsi: basti pensare allo scrittore Colin Johnson. Ma il quadro più devastante della civiltà predatoria di cui gli aborigeni sono rimasti vittime si trova in un romanzo di straordinaria forza evocativa e stilistica, Capricornia, ambientato nel Nord dell'Australia, presso Darwin, apparso nel 1938 e opera di Xavier Hergert. nato nel 1901, morto nel 1984, una personalità solitaria ma fondamentale della letteratura australiana. Nelle commedie di Wilde, in Australia si spediva il cugino scioperato, e Shaw fa dire a un suo personaggio che un conoscente, benché australiano, è del tutto rispettabile. Anche la letteratura australiana ha sofferto di questa condizione di minorità. Ma i discendenti del cugino fannullone pare se la cavino piuttosto bene. Claudio Gorlier Nel bicentenario della nazione, vediamo chi sono gli scrittori che ne hanno accompagnato la crescita. I grandi temi della narrativa: spazi sterminati, aborigeni, rapporto con la natura, ricerca di identità «La danza dei canguri», scena mitologica in un dipinto aborìgeno su corteccia Il manifesto del musical storico, dedicato ai padri rondatoli dell'Australia, messo in scena per le celebra/ioni del bicentenario l b Sd dl it Phili l.o sbarco a Sydney del capitano Philip il 26 gennaio 1788 in una stampa ottocentesca