statue ina preghiera icotta di Sabatino Moscati

statue ina preghiera icotta «l'antica Sardegna statue ina preghiera icotta eistoria: la schematicità delle ill'essenziale evidenzia i tratti ique il culto della fertilità, de fioritura della religiosità ■te che ce la tramanda, awie- primo millennio a.C, quando -i la sua imponenza la statua- centemente scoperta a Monte ligure di grandezza naturale, nto e in abbigliamento guerUi è legittimo riconoscere delti, fatti oggetto di divinazioni culto. Lo stile fortemente , e a volte decisamente innaìuìsce alla straordinaria effinagini. ite, la già celebre arte dei enta in ampio numero persor trasformati da un'arte georessionistica, sembrano a priscriversi nella rappresentazio¬ ne della vita quotidiana. Ma ecco i guerrieri con quattro occhi e quattro braccia, due scudi e due spade, a esprimere la duplicazione della potenza: cos'altro possono indicare se non esseri soprannaturali, a cui si volge la venerazione? E cosi anche quest'arte, apparentemente profana, si rivela espressione del sacro. E' probabile che ai Fenici, insediatisi sulle coste sarde intorno all'VIII secolo a.C, si debba l'ispirazione iniziale della produzione bronzistica, poi sviluppata dalla genie sarda in piena autonomia. Ma ai Fenici si deve di più, e lo attesta un'altra scoperta da noi fatta, che la mostra veneziana con il catalogo rievoca nella sua vicenda e nei suoi risultati. Alcuni anni or sono, intervenimmo per salvare un tempio romano nella valle di Antas, presso Iglesias: abbattuto, abbandonato, depredato, rischiava di scomparire. Risollevati i resti del tempio, avemmo la sorpresa di scoprire un'iscrizione latina sull'architrave, che conteneva la dedica al Sardus Pater, la massima divinità della Sardegna romana; e insieme avemmo un'altra sorpresa non minore, quella di scoprire al di sotto un tempio fenicio, di cui quello romano era la continuazione. Oggetti votivi e iscrizioni ne documentavano la fioritura; e insieme rivelavano una suggestiva continuità nei culti sardi, malgrado il succedersi delle genti straniere nell'isola. Occorre dire che, se il filone religioso resta primario in questo libro di ricostruzione della storia sarda, esso non è l'unico. In particolare l'attenzione all'economia, che già emerge per l'età nuragica quando si pone in luce l'attività mineraria da cui dipendeva l'arte dei bronzetti, aumenta per l'età romana, quando le fonti si moltiplicano e consentono un'indagine più approfondita. C'è la colonizzazione in rapporto al latifondo; c'è lo sfruttamento della produzione di grano; e soprattutto c'è l'oppressione fiscale, con qualclie apprezzabile ma rara eccezione come quella di Gaio Gracco, che rientrando a Roma può affermare: «Io ho riportato dalla provincia vuote quelle borse che erano piene di denaro alla mia partenza da Roma, mentre altri avevano portato con sé anfore piene di vino e, rientrando, le avrebbero riportate piene di denaro». L'eli medievale è ir gran parte di scoperta recente. E si rivela in specie il cristianesimo dell'isola, con la sua particolare fedeltà alla Chiesa romana e la sua spiccata vocazione monacale. A Cornus, sulla costa occidentale, una vasta area sepolcrale torna alla luce illuminando la tipologia delle sepolture e i riti funerari seguiti dalla comunità; al contempo, le iscrizioni indicano la presenza di genti africane, probabilmente connesse all'invasione dei Vandali. La sede episcopale di Cornus conobbe un periodo di floridezza e di attività edilizia, prima di una crisi che forse ai Vandali stessi è legata. E le popolazioni dell'interno, quelle genti della Barbagia da sempre incontrollabili e indomabili? C'è una continuità significativa nella storia, dalle origini al nostro tempo, che può ben semplificarsi nella lettera inviata nell'anno 534 dal papa Gregorio al capo dei Barbaricini, il duca Ospitone. Scrive, dunque, il Papa: «Poiché nessuno del tuo popolo è cristiano, io so che in questo tu sei migliore di tutto 11 tuo popolo, perché tu sei cristiano. In effetti, mentre tutti i Barbaricini vivono come delle bestie prive di ragione, ignorano il vero Dio, adorano gli alberi e le pietre, il fatto che tu veneri il vero Dio mostra di quanto sei superiore a tutti. Ma la fede che hai ricevuto deve essere accompagnata da buone azioni, e tu devi offrire al Cristo nel quale credi ciò per cui sei in vantaggio: devi portare a lui tutti quelli che potrai, farli battezzare ed esortarli ad amare la vita eterna». Sabatino Moscati i illt Antas (Iglesias), il tempio punico-romano risollevato

Persone citate: Pater

Luoghi citati: Cornus, Iglesias, Roma, Sardegna