Dalla Scandinavia il gelo dei sentimenti

Dalla Scandinavia il gelo dei sentimenti Sòderberg e Lindgren, due romanzi proposti da «Il Quadrante» Dalla Scandinavia il gelo dei sentimenti BISOGNA esser grati a una piccola, preziosa casa editrice torinese. Il Quadrante, se opere straniere di alta qualità letteraria, sfuggite ai tradizionali circuiti, contribuiscono a bilanciare i pacchetti d'importazione che settimanalmente si contendono spazio e banalità nelle vetrine del libraio. Fra i titoli più freschi della collana «Letture, ecco due autori di area scandinava, l'uno di ieri — Hjalmar Sòderberg —, l'altro di oggi — Torgny Lindgren — , che vorremmo incontrare più di frequente nelle mappe della cultura europea. SOderberg, nato a Stoccolma nel 1869 c morto a Copenhagen nel 1941, forse qualcuno lo ricorderà per il dramma Certrud da cui trasse un famoso film C. Th. Dreyer, ma dubito che i medesimi cinefili associno le pellicole di Rune Carlsten (1942) e Maj Zetterling (1967) al breve romanzo Il dottor Glas ritenuto legittimamente un classico della narrativa svedese moderna. Ritenuto tale — avverte la traduttrice e curatrice Maria Cristina Lombardi — in epoca assai recente, per merito di agguerriti ricognitori delle nuove generazioni, giacché al suo apparire, nel 1905, l'accoglienza fu cosi sconfortante da indurre l'autore a varcare i confini e a vivere da esule. Ottusità e pregiudizi, certo, da mettere nel conto di u.i pubblico pieno di rossori perbenistici e sdilinquito nelle saghe domestiche, ma anche precocità di intuizioni e spregiudicatezza di temi (aborto, eutanasia, diritto al suicidio) da mettere nel conto di Sòderberg troppo facilmente identificabile nel protagonista, il quale cosi si presenta in una nota del diario: -Io. Tyko Gabriel Glas, dottore in medicina, che talvolta aiuto il prossimo, ma che mai sono riuscito ad aiutare me stesso: io che, a trentatré anni compiuti, non sono mai stato vicino a una donna.. Adesso perù che prende carta e penna e decide di registrare di giorno in giorno pensieri e angosce nella cornice di una Stoccolma avvolta dai molli crepuscoli di giugno o dall'«odore, della neve di ottobre, una donna da avvicinare ci sarebbe: la moglie del pastore Gregorius. Senonché la signora Oregorius che disprezza intimamente il marito e si sente «sporcata» dai suoi sacerdotali amplessi, ha già un amante e non ha occhi che per lui. Al dottor Glas resta l'agra soddisfazione di liberare la vagheggiata creatura dal peso di un'unione che la opprime avvelenando elegantemente Gregorius senza lasciar tracce. La tensione da sfumatissimo «giallo, che Sòderberg imprime al romanzo non basterebbe tuttavia, da sola, a determinare il sottile godimento se non vi concorressero il fascino di uno stile scheggiato e luminoso, le acute divagazioni su scienza e coscienza, o sulla rozzezza della madrelingua («£' una fortuna per Baudelaire aver potuto evitare di sentire come suona la sua poesia in svedese'), e poi quella struggente malinconia nordica che ha il potere di rendere più morbido il precipitare del destino, più confidenziale il rapporto della vita con l'oltretomba. DIVERSA la sorte di Torgny Lindgren che nasce nel 1938 e coglie subito il successo, grazie a Betsabea del 1984. preceduto da questo racconto-monologo dialettale dell'82, Il sentiero del serpente sulla roccia, tradotto con suggestive equivalenze da Fulvio Ferrari. Colui che narra, e anzi implora, confida e sommessamente impreca, è un poverodiavolo col gelo perpetuo nelle ossa; Jani, nelle vesti di un sopravvissuto alla catastrofe, una gigantesca frana, che ha distrutto la contrada. Seduto sull'orlo di un precipizio, le gambe tremanti, Jani appare insieme un relitto nell'ordito del mondo, un frutto intercambiabile della miseria contadina (siamo negli ultimi decenni dell'Ottocento) e un minuscolo Giobbe che si rivolge in via diretta a «Nostro Signore». La sua pazienza nell'accusare disgrazie e soprusi è sicuramente di misura biblica, ma non cieca, e non illimitata; al punto che l'odio alfine trabocca, prevale su oscuri sensi di colpa, e Jani medita una sorta di delitto d'onore, lo prepara con tragica lucidità («mirai a lungo, sono sempre stato un buon tiratore, e presi tempo perché non sapevo se dovevo sparare alla testa o al petto o alla pancia...') e starebbe li li per attuarlo se il cataclisma non risucchiasse nelle sue rovine la vittima designata: il sordido mercante Karl Orsa che soleva pretendere da ogni donna del nucleo familiare del ragazzo — madre, sorella o consorte — prestazioni spesso ripugnanti in cambio di un abbuono sul fitto o sugli alimenti di prima necessità. Incantevole nella sua innocenza espressiva, Jani curiosamente replica il duro giudizio del dottor Glas sull'asprezza dell'idioma nativo {.Nostro Signore, lo svedese è una lingua informe. Come si dice quando ti senti con le spalle al muro?.). Non trovando il lessico corrispondente alla ribellione che dentro gli brucia, tenta di «ricreare» con la parola del Libro dei Libri le cose che gli si rivelano, che prendono corpo nel labile cerchio dell'esperienza quotidiana. Impresa ardimentosa che, se ben riesce allo scrittore — osserva Ferrari nella postfazione — non riesce all'umile testimone, la cui .parola non arriva a spiegare la vita, a darle significato.. L'unico sollievo che circola nel romanzo e rende a tratti quasi sognanti i personaggi di Lindgren rispetto ai «vinti» delle letterature coeve, è dato dalla musica. Un armonio, un violino da fiera sembrano a Jani, all'eroica genitrice e ai fratelli, furtivi doni del cielo o quantomeno un anticipo della ricompensa finale che «Nostro Signore» ha pur promesso da qualche parte. Giuseppe Cassieri Hjalmar Sòderberg, «Il dottor Glas», Il Quadrante, 121 pagine, 19.500 lire. Torgny Lindgren, «Il sentiero del serpente sulla roccia», Il Quadrante, 96 pagine, 12.000 lire.

Luoghi citati: Stoccolma