Il caso Atwood: parabole in nome della donna

Il caso Atwood: parabole in nome della donna Tradotti quattro romanzi della scrittrice canadese Il caso Atwood: parabole in nome della donna NEL giro di tre mesi, il mercato editoriale italiano ha sfornato ben tre romanzi dell'autrice canadese Margaret Atwood. considerata una delle voci più importanti della narrativa contemporanea: // racconto dell'Ancella, Tornare a galla e La donna da mangiare. Il primo titolo è anche il più recente, essendo stato scritto nel 1985, mentre Tornare a galla risale al 1972, e La donna da mangiare, del 1970, fu tradotto in Italia fin dal 1976 e nella stessa versione di oggi (arricchita, però «sulla base di conversazioni avute con l'autrice-). ma non ottenne, allora, grande risonanza. Bisogna poi aggiungere la traduzione di Lady Oracolo, che vide la luce nel 1986. dieci anni dopo la pubblicazione in inglese perché si deve proprio a questo libro, tra i migliori della Atwood, e all'eccellente prefazione della Trabattoni, la popolarità, sia pur limitata a circoli specialistici e femministi, della Atwood in Italia. Del resto, quando si pensi che Margaret Atwood, non ancora cinquantenne (è nata a Ottawa nel 1939. e dopo aver insegnato alcuni anni all'Università di Toronto si è trasferita in una fattoria, sempre nei pressi di Toronto, dove vive con una figlia), ha scritto due opere importanti di critica, altri romanzi e novelle non ancora tradotti, e soprattutto undici libri di poesia, si capirà che non è facile offrirne una presentazione globale. Difficile, tormentata, 6 anche la sua materia romanzesca cosi come tormentate e sempre colte in tentativi di sopravvivenza, direttamente collegati con la vita (mangiare, tornare a galla, scampare a pericoli, offrire oracoli oppure servizi sessuali di natura ancillare), appaiono le sue eroine. Esse passano, poi, di conti¬ nuo, attraverso gimkane. ar^he spirituali, che uccidereobero creature più fragili. Gli intrecci, seppuru complicati, dicono poco: protagonista della Donna da mangiare è Marian, una ragazza canadese che si mantiene facendo ricerche di mercato sulle virtùv dolla birra come stimolante erotico. Parallela alla sua os.essione di mangiare qualsiasi cosa sia definita come mangiabile, corre l'altra che trasforma ai suoi occhi la gravidanza in .vegetazione abbastanza sinistra, e le donincinte in .serpenti boa Cut abbiano inghiotto un melone-. Un giorno Marian smette di mangiare perché sente se stessa ormai ridotta a cibo ma la sua anoressia include tutti i divoratori che la circondano, a cominciare dall'amante e dall'amica aggressivamente femminista. La riscossa è segnata da un banchetto pantagruelico, osservato con occhio distaccato da Marian. Canadese è anche la ragazza di Tornare a galla: fuggita dalla casa dei genitori, situata su un'isola deserta al centro di un grande lago nel Canada settentrionale, essa vi fa ritorno in compagnia di tre coetanei. Ma questi ultimi se non proprio divoratori sono soltanto testimoni indifferenti e ostili di una ricerca che per la ragazza è invece essenziale, diretta non soltanto a recuperare la madre morta, e il padre sparito ma soprattutto la propria identità perduta. In fuga è la Joan di Lady Oracolo e il romanzo si apre con l'organizzazione di un finto suicidio in un paesino deliberatamente finto e convenzionale (cosi come erano falsi gli scenari dei romanzi gotici ii.--.esìi situato vicino a Tivoli. Anche Joan, ragazza grassa diventata magra, scrittrice di narrativa tra 11 nero e il rosa, vuole liberarsi di una personalità che le sfugge di continuo, ma il finale umoristico, e a sorpresa, sembra posporre una soluzione radicale. Del tutto diverso è lo scenario del ■Racconto dell'Ancella: un villaggio utopico nello Stato totalitario di Galaad che, in un tempo imprecisato (ma non troppo lontano dal nostro), ha ridotto le donne in completa schiavitù, strumentalizzando il sesso per privilegiare una maternità brutale e coatta. Padroni dello Stato sono, naturalmente, gli uomini, ma altrettanto responsabili risultano le donne che li coadiuvano, ancorché sia l'amante dell'«ancella» sia la sua amica, sacrificando per lei la vita, sembrino dimostrare la forza della solidarietà e della comunicazione tra i sessi. Credo che perfino dallo schematismo di questi intrecci sia possibile intuire la novità della Atwood: un approccio alla narrativa che è, a un tempo, attuale e carico di allusioni antiche, umoristico e severamente tragico. Grande assente, poi, la passione cosi come è ci è stata trasmessa, per esmpio, da una Principessa di Clèves, da un'Anna Karenina o perfino da un Orlando. Da parecchi anni la critica canadese, e in particolare statunitense, che si cimenta su questi corposi romanzi, ha enucleato o tratto in superficiale alcuni dati incontrovertibili: un gioco di simboli, e principalmente quello degli specchi, che ci parla delle difficoltà d'identificazione e delle metamorfosi a cui è soggetta la donna, il bisogno di cibo, che trascendendo le necessità, tradisce, come la maternità, alcuni bisogni femminili, l'identità inseguita attraverso la vita e a volte ritrovata nella natura, mai disgiunta, però, dal desiderio alterno di fu(ra e dal senso di colpevolezza di cui soffrono tutte le eroine della Atwood. In realtà, nonostante 1 continui e calzanti riferimenti alla nostra epoca, il terreno su cui crescono e prosperano le parabole (perché di parabole si tratta) o favole della Atwood è ben altro, e ben più distante. E' un suolo, anzi humus. settecentesco, conferitole in dono dalla nascita e formazione canadese. Il panorama letterario sulla letteratura del suo paese, tracciato dalla Atwood con grande maestria in Survival (Sopravvivenza) e tutto centrato su una tradizione di «vittime, (gli Indiani, le donne, gli eschimesi, la natura a un tempo vittima e aguzzina) è la spia di una visione esistenziale che gli Stati Uniti, proiettati al contrario sul tema della «frontiera», con difficoltà riescono a sentire. La prospettiva, secondo me, va allargata, se non addirittura spostata: lasciata da parte la visione religiosa della Atwood e il suo rifarsi, palesemente e no, all'immagine della «strega», condannata dall'uomo perché essere pensante, scrivente e perciò sovversivo, lasciate anche le tante sollecitazioni che vengono dallo spessore di questa narrativa, diciamo che si tratta, essenzialmente, di .romans politiques., in senso volterriano, e la finzione, per quanto ardita e ingegnosa, conta meno dell'orazione appassionata. E poi la Atwood è poeta e ci offre lei stessa, In certo senso, la chiave di lettura: «£' difficile dire dove l precisamente, o dire l quanto io sia piccola o grande: i l'effetto dell'acqua i sulla luce è distorto i ma se guardi bene i alla fine / riuscirai a vedermi.. Angela Bianchini I libri di cui si parla: «Il racconto dell'Ancella*, trad. di Camillo Pennati, Mondadori, 314 pagine, 24.000 lire. •Tornare a galla», trad. di Fausta Libanti, Serra e Riva, 239 pagine, 22.000 lire. «La donna da mangiare», trad. di Mario Manzarl, Longanesi, 295 pagine, 20.000 lire. «Lady Oracolo», trad. di Fausta Alberta Libardi, consulenza di Delfina Vezzoli, nota critica di Grazia Trabattoni, Astrea Giunti (1986) 367 pagine, 15.000 lire. Curt Stenvert: «Il rossore» (1973), pari.

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