E' vissuto per la giustizia

E' vissuto per la giustizia Bruno Caccia, procuratore della Repubblica, ucciso 5 anni fa E' vissuto per la giustizia Cinque anni fa, il 26 giugno 1983, moriva assassinato Bruno Caccia. Il suo insegnamento — che il trascorrere del tempo non ha affievolito — si può condensare in due fondamentali concetti : fedele e rigorosa attuazione dei doveri del proprio stato; mobilitazione di ogni energia disponibile (senza attardarsi a recriminare sulle difficoltà e sugli ostacoli) a fronte dei problemi da risolvere. Cosi, quando si trattò — nei primi Anni 70 — di fronteggiare la criminalità terroristica, egli seppe coordinare le indagini delle forze di Polizia con ineguagliabile sagacia. Il terrorismo (che fino a quel momento sembrava una nebulosa sconosciuta) cominciò a diventare un fatto dai contorni più precisi. Un fatto che si poteva decifrare. Con determinazione e con intelligenza. Bruno Caccia contribuì a realizzare le premesse per un'efficace risposta all'offensiva del partito armato. Successivamente, dando prova di eccezionale spirito di servizio, egli accettò la responsabilità di dirigere un ufficio (la Procura della Repubblica di Torino) che era impegnato in prima linea non solo nella lotta al terrorismo, ma anche nella lotta contro le altrettanto se non più pericolose manifestazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso. Su quest'ultimo versante d'impegno professionale (assolto, come sempre, riuscendo ad equilibrare l'incisività col rispetto dei diritti dei singoli) Bruno Caccia ha trovato la morte. Quando la violenza criminale colpisce cosi in alto — a livello istituzionale — essa rivela l'accumularsi di tensioni dovine anche ai guasti causati — nel profondo della convivenza civile — da un'insufficiente o inadeguata regolazione dei rapporti sociali. Si colpisce — allora — chi come Bruno Caccia (operando nel suo settore con straordinarie attitudini) cerca di riportare entro un alveo di normalità, di giustizia, quella regolazione dei rapporti sociali cui altri non han provveduto. Nello stesso tempo, la morte di Bruno Caccia rappresenta un monito per ciascuno di noi: un monito a dare sempre il massimo. Quanto meno a sostenere — sempre al massimo grado — coloro che sono più direttamente impegnati nel contenimento di questo o quel contropotere criminale. E che non accettano di conviverci. Chi esercita la professione di magistrato può vedersi affidato quanto di più prezioso un uomo possiede: libertà, onore, beni. Spesso sono in gioco, insieme all'interesse dei singoli, la tranquillità e la sicurezza pubblica. Dal magistrato, perciò, si pretendono doti fuori del comune. Queste doti. Bruno Caccia le possedeva in misura elevatissima. Egli viveva per la giustizia. Per la giustizia ha saputo anche morire. Applicando fino all'estremo sacrificio — con estrema coerenza — i principi in cui credeva. A ricordarlo resta la civile fierezza dei suoi famigliari. Dai quali è sempre possibile attingere serenità e coraggio. Gian Carlo Caselli

Persone citate: Bruno Caccia, Gian Carlo Caselli

Luoghi citati: Torino