Con Ferri anche gli «operai» vanno in Paradiso

Con Ferri anche gli «operai» vanno in Paradiso Tre azzurri allo specchio valutano difesa, centrocampo e attacco della nostra nazionale Con Ferri anche gli «operai» vanno in Paradiso dal nostro inviato ANGELO CAROLI STOCCARDA — Come operaio del pallone aspettava solo il momento di andare in paradiso. L'ora è scoccata e ce lo spediscono un tecnico ed un attaccante di fama. I giudizi di Beckenbauer e di Butragueno non lasciano infatti spazio ad equivoci. «Riccardo Ferri è lo stopper più forte d'Europa, forse del mondo-. Lui non si scompone, accetta ogni giudizio ed evento, nel male e nel bene, con la linearità di un uomo che affronta la vita senza scoramenti e depressioni, senza lasciarsi ammaliare dai richiami dell'impossibile. Ma la sua non è grigia «routine", semmai è presa di coscienza di un limite, del confine dove finisce la realtà e comincia l'irreale. 'Io sono fatto cosi, — spiega Ferri — sto lontano dalle chimere, dai miraggi. La vita è spesso un sogno, se ti lasci prendere la mano corri grossi rischi. Ed è per tale che mi sento un uomo normale, che non ha hobby specia¬ li, che non compera cravatte bizzarre, che non lia dettagli scaramantici a cui aggrapparsi. Preferisco stare in casa con mia moglie e con mio figlio Marco, che ha due mesi appena, piuttosto che andare in discoteca con gli amici. Ho insomma le idee chiare e nel calcio mi regolo di conseguenza: devo fermare Butragueno o Protassov? Mi concentro e cerco di dare il massimo, sempre. Forse per questa mia coerenza sto raccogliendo frutti insperati». C'è un segreto che ha permesso a Ferri di sospingere, almeno per una volta, quel suo realismo coerente un po' più in là, fino al giardino di Azeglio Vicini, dove si raccolgono i fiori più profumati. Lo stopper interista non ha difficoltà a confessare che -devo moltissimo a Trapattoni: quando preferì il sottoscritto a Collovati, che era stato campione del mondo, mi sembrò di toccare il cielo con un dito. Da quel momento ho fatto tutto ciò che umanamente c'era da fare per ripagare quella fiducia e, contemporaneamente, ho reso un grosso servizio al sotto¬ scritto. E quando Vicini mi ha messo sotto il naso il profumo fragrante dell'azzurro, pensavo di non avere grosse chances, poiché a quei tempi Francini giocava da stopper ed era per me un concorrente assai bravo». Poi, il brutto anatroccolo si trasforma in cigno... -Siamo ai giorni nostri, e ne sono felice, come gli altri interisti Bergomi. Zenga ed Altobelli — continua Ferri —; per noi questo europeo costituisce un motivo di riscatto dal campionato. Sarà un paradosso, ma a me sembra di essere andato in forma adesso. E c'è la prospettiva che le soddisfazioni non finiscano qui. In finale vedo infatti innanzitutto l'Italia. Non importa contro chi'. Però, dopodomani dovrai marcare Protassov, che in Unione Sovietica è soprannominato lo «zar del pallone.! Ferri non cambia espressione, né 11 tono della voce, la linearità sembra per lui una seconda natura. Alla prospettiva di marcare Protassov replica sottolineando che «a questo punto tutti gli attaccanti si equivalgono. Non so se spetterà a me questo incarico, ma è possibile, soprattutto se graviterà al centro. Comunque io e Bergomi siamo preparati ai continui scambi di consegne. Protassov è un punto di riferimento per l'Unione Sovietica, è veloce, potente e sa concludere. Vuol dire che mi adatterò, cercherò di anticiparlo, e, con l'aiuto di Franco Baresi, vedrò di renderlo innocuo. E' un giocatore che Ita la prerogativa di essere utile anche se viene lasciato solo avanti. Si muove su tutto il fronte dell'attacco e prepara gli spazi per difensori e centrocampisti'. L'Unione Sovietica è come quegli orsi bruni che escono dal letargo; quando si svegliano, a primavera, sono pericolosi perché hanno una fame speciale... Mentre voi potreste essere stanchi. 'Siamo una squadra di giovani — conclude Ferri senza scomporsi — siamo bravi tecnicamente e tatticamente, abbiamo grosse capacità di recupero, per cui sotto l'aspetto del fondo non dovremmo avere problemi. In quanto all'orso, vedremo di non farci sbranare'. Riccardo Ferri Giuseppe Giannini Roberto Mancini

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