Da santa Olga alla perestrojca

Da santa Olga alla perestrojca In un libro di Beppe Del Colle la storia della cristianizzazione della Russia Da santa Olga alla perestrojca ROMA — In principio c'era Olga. Bellissima e misteriosa, appare nel brumoso primo mattino della storia russa, soprattutto di quella travagliata chiesa, che la pose in calendario l'il luglio per venerarla come santa. Se ne cerca invano, tuttavvia. un nitido profilo nella lontana Cronaca dei tempi passati, che copre un arco di tempo dall'852 al 1117. Lo «storico» è il monaco Nestor, pure lui soffuso di leggenda, un cronista «interpolato», molto arricchito da altri, rimaneggiato. Il suo nome, del resto, figura in uno soltanto dei manoscritti attribuitigli. Mentre si celebrano i mille anni dì cristianesimo in Russia, la saggistica sul tema fiorisce un po' ovunque in Europa, per il gusto, si può pensare, della storia e per il piacere-speranza di scoprire l'altri Russia, quella .battezzata* e quindi cristiana, più nascosta dalla penombra. Beppe Del Colle, vicedirettote di Famiglia Cristiana, è stato di recente nell' Unione Sovietica ed ha poi rievocato il famoso «battesimo della Rus'» appuntando la propria attenzione su una donna, Olga per l'ap¬ punto. Cosi si è venuto dipanando il libro intitolato curiosamente Olga e Gorbaciov, edito dalle Paoline. Principessa, sposa-bambina ad appena tredici anni, Olga fu la moglie del principe Igor e mori nel 969. Ritratta nella cattedrale di San Vladimir, a Kiev. Olga — ci narra l'autore del volume — «non vive diversamente dal suo popolo il passaggio dal paganesimo al cristianesimo. Kiev è una città aperta e libera, dove tanta gente va e viene. La giovanissima principessa incontra a corte i capi militari variaghi e i commercianti bizantini e caziari; visita le botteghe degli artigiani, dalle cui mani prodigiose escono le "grivne", i collari d'oro di cui si adorna per le cerimonie a palazzo». « Variaga o slava che fosse — aggiunge l'autore — in Olga si realizza l'assimilazione fra due stirpi; lei e suo marito sono gli ultimi principi kieviani a portare nomi di chiara derivazione scandinava, normanna: già il loro figlio, Svjatoslav, viene chiamato con un nome slavo, 'russo'. Dalla corte, dai capi militari variaghi, dallo stesso Oleg, le viene l'esempio terribile del comportamento pagano in pace e in guerra, l'esempio che Igor e lei stessa seguiranno quando avranno, una dopo l'altro, il dominio a Kiev. Ma lei sarà la prima a convertire il proprio cuore-. Olga, «frutto splendente di uno di questi incroci di razze», fra sterminate barbarie illuminate a sprazzi da inimmaginabili lampi di civiltà, rimane un mistero. Neppure Nestor ci fa sapere se ha avuto bambini. L'unico figlio di cui si parli, Svjatoslav, nasce all'incirca nel 940 quando Olga è cinquantenne. Olga è sola al potere nel 942, un anno di tempesta per l'Occidente e, in particolare, per la Chiesa di Roma. E' papa Marino II. in balia di una donna -dissoluta, cinica, disonesta», Marozia. che avrebbe avuto molto da insegnare a Messalina. Amante di papa Sergio III. ha avuto da lui un figlio che sarà poi pontefice con il nome dì Giovanni XI. Curioso il parallelo fra queste due donne contemporanee, Olga e Marozia. Olga è crudele, splendida ma diversa, pronta cioè a recepire il «messaggio» nuovo che sovrasta e supe¬ ra tutto, il sangue abbondantemente versato in quell'epoca e le macerie materiali e spirituali. Olga fa seppellire vivi i nemici che le hanno trucidato il marito, li fa a pezzi. Del Colle ravvisa nel suo modo di esistere tre differenti Olghe; una astuta, intransigente e feroce; una che emerge dai fatti storici di cui è protagonista e vittima; una terza, infine, che accoglie il messaggio cristiano. Quest'ultima si merita l'elogio di essere -la prima della Russia a entrare nel Regno dei ctel't». Quando, come e perché si sia fatta cristiana, ammette l'autore, resterà un enigma. Nestor colloca il rito a Costantinopoli, nel 995. Le versioni si sovrappongono e diversificano. L'imperatore Costantino VII la vide, ne rimase incantato, le chiese di regnare con lui, lei gli fece notare di essere pagana. Allora l'imperatore la battezzò dandole il nome di Elena, come si chiamava la madre di Costantino, fondatore dell'impero d'Oriente. Il patriarca Teofilatto, dopo la cerimonia, le avrebbe detto: 'Sii benedetta fra le donne russe perché tu ami la luce e hai respinto le tenebre. Ti benediranno i figli della Russia fino alle future generazioni dei tuoi nipoti». E il velo della leggenda rende tutto più incerto e. al tempo stesso, più sfolgorante, come tesori appena intravisti fra l'incenso. La lunga sciarada del millennio della Russia cristiana, Del Colle l'ha fatta aprire da Olga per giungere fino a Gorbaciov, a oggi, in una èra colma, per l'Unione Sovietica e il mondo, di interrogativi, di speranze e, in certa misura, anche di «aperture». Ha un senso il parallelo, il lunghissimo filo che corre da Olga a Gorbaciov? Risponde l'autore: -Il credente, il quale spera anche contro la speranza, sa die entrambi fanno parte del cammino dell'umanità verso il Regno di Dio. Chissà che non si avveri, proprio per Gorbaciov, o uno dei suoi successori, il detto del Vangelo di Matteo 20, 1-16: 'gli ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi'. In fondo, 'le vie del Signore non sono le nostre vie'. E gli 'operai dell'ultima ora' non sono certo ignoti alla 'Santa Russia'». Renzo Bassotti