«Via Montenevoso...»
«Via Montenevoso...» Lettera del gen. Giovannitti su «Anni di piombo» «Via Montenevoso...» «La mia scelta di non dar corso all'irruzione nel covo br fu suggerita unicamente da etica professionale» Signor Direttore, Con riferimento all'intervista rilasciata dal generale Vincenzo Morelli sul suo libro — «Anni di piombo» (Sei) — al giornalista Ettore Boffano, apparsa su Stampa Sera del 6-6-88. la prego di voler pubblicare la presente lettera che invio non a giustificazione del mio operato (che di giustificazione non necessita) ma unicamente per amore di chiarezza. La risposta agli interrogativi che l'autore rivolge a se stesso e che, di conseguenza, propone ai lettori in relazione al mio mancato ordine esecutivo per la cattura dei brigatisti rossi nascosti in quattro covi ed in una tipografia di Milano (operazione conosciuta poi sotto la denominazione di «blitz di via Montenevoso») viene fornita dallo stesso Morelli che in due punti del libro scrive testualmente: — «17 generale Giovannitti, in particolare, dimostrò di anteporre l'interesse del servizio ad ogni affiorante desiderio di naturale ambizione e quindi non cedette alla tentazione di protagonismo- (pagg. 81-82); — «Di Giovannitti ricordo volentieri una massima che spesso amava enunciare ai suoi collaboratori ed amici: — prima l'Arma, poi i meriti(pag. 109). La mia sofferta ma spontanea decisione di non dare il via all'atto conclusivo della complessa e pericolosa operazione (quando tutto era pronto ed i covi sotto costante controllo) ma di rimettere l'intera questione nelle mani del collega Dalla Chiesa, lungi dall'essere dettata da una delle ipotesi ventilate dall'autore a pag. 83 del suo libro (mancanza di coraggio, incertezza, debolezza, eccesso di prudenza), fu suggerita unicamente da etica professionale che, come è noto, impone il rispetto tra colleghi anche quando tra di loro manchi identità di vedute non già sui fini da raggiungere, che erano gli stessi per entrambi, ma solo sulla modalità d'azione. Mi era infatti d'obbligo ritenere che Dalla Chiesa, in quanto nominato capo dell'antiterrorismo per l'intero territorio nazionale, potesse concludere l'operazione Montenevoso inserendola in un più ampio e redditizio contesto. In definitiva prevalse in me la considerazione che in ogni tempo all'Arma ed ancor più al Paese interessano i risultati e assai meno i nomi degli operatori. Agii cosi allora e mi comporterei oggi nello stesso modo, in piena coscienza e nella certezza di contribuire al bene dello Stato e delle sue istituzioni. Nel ringraziarla per l'ospitalità che vorrà accordare sila presente nel suo quotidiano, le invio molti cordiali saluti. Italo Giovannitti Generale di Corpo d'Armata Non mi pare che le precisazioni del generale Italo Giovannitti aggiungano qualcosa di nuovo a quanto dichiarato dal generale Vincenzo Morelli, soprattutto sullinspiegabile e ostinata «contrietà* che, a detta di Morelli. Giovannitti dimostrò di fronte elle sue sollecitazioni per ur.a rapida irruzione nel •covo di « ia Montenevoso-. Va anche ricordato che tali sollecitazioni giunsero prima (26 agosto e 10 settembre 1978) che il generale Dalla Chiesa si insediasse nella sua carica di responsabile nazionale dell'antiterrorismo. Gli interrogativi sul •blitzdi ria Montenevoso- (e di riflesso sul «caso Moro-) restano comunque tutti aperti, (e. bof.)
Persone citate: Dalla Chiesa, Ettore Boffano, Italo Giovannitti, Morelli, Vincenzo Morelli
Luoghi citati: Milano
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