La «Corrida» di Corrado è tutta da ridere

La «Corrida» di Corrado è tutta da ridere INTERVISTA / Il presentatore che ha tenuto insieme la trasmissione per dodici anni alla radio La «Corrida» di Corrado è tutta da ridere Adesso su Canale 5 «sacrificherà» almeno 135 concorrenti - E' importante il mestiere di chi partecipa - Il successo d'uno «strappatore» A parte il facile gioco di parole, quando si parla della -Corrida, si pensa subito a Corrado, e viceversa. L'ha tenuta in piedi per ben dodici anni alla radio-Rai (e forse è un record) ed è il terzo anno che la prosegue in televisione per Canale 5. La nuova «Corrida, e in onda dalla scorsa settimana. Sempre più sfarzosa, perché oggi tutto deve essere maxispettacolo. con continue innovazioni, di svolgimento e di scenografie, come appunto avviene anche questa volta. Si direbbe pure che Corrado con la «Corrida» sia nel suo elemento più naturale, nel suo habitat, ci sguazza, ci crogiola, saldo e tenace come un toreador nell'arena. Mi dica, Corrado, fra radio e televisione quanti personaggi ha sacrificato sull'altare de «La corrida»? -Sacrificati non direi, perché è un divertimento, un gioco, una libera scelta che fa la sente qualunque per procurarsi il piacere di esibirsi davanti al pubblico almeno una volta, anche se l'esibizione poi risulta negativa. Abbiamo dato la soddisfazione, se vogliamo fanciullesca, a molte persone di fare qualcosa di diverso dalle loro normali occupazioni, sia se si tratta di casalinga o di netti hniu. Comunque il conto e presto fatto: per la radio sono stati circa 2500 partecipanti, mentre nelle due precedenti puntate televisive sono stati 280. Adesso facciamo altre quindici puntate con nove partecipanti per volta e dunque 135 mi pare...». Ma fra tanti partecipanti c'è stato qualcuno, particolarmente bravo, che poi ha fatto carriera e si è fatto una posizione? .Non saprei dirlo, noi certo non possiamo seguirli... Conosco due soli casi, perché sono stati loro slessi a dirlo pubblicamente. Per esempio Gigi Sabani ammette che tutto è cominciato con "La corrida" radiofonica... Poi c'è un imitatore di rumori che so che adesso lavora come "rumorista" nel cinema, molto conosciuto nell'ambiente...Comunque voglio dire che lo spirito di chi si presenta non è quello di aspirare al professionismo, ma solo ad avere i suoi cinque minuti di gloria, anche se poi si tramuta in fischi...». Chissà quanti saranno usciti dal palcoscenico piangendo... • Me ne risulta uno solo. Ma perché era stato applaudito Forse pensando con rimpianto a ciò che avrebbe potuto fare se avesse coltivato quella sua passione...». Il pubblico in sala si diverte di più ad applaudire quelli che falliscono oppure ad applaudire uno che è bravo? • Devo dire che il pubblico si diverte anche quando c'è qualcuno che se la cava bene, partecipa al suo trionfo, in un certo senso ritiene di contribuire alla sua "scoperta"...". C'è qualcuno, specie fra quelli fischiati, che qualche tempo dopo si riprcsenta per una specie di prova d'appello? «SI, debbo dire che ce ne sono diversi che ri presentano la domanda avendo ricevuto in precedenza solo fischi, forse pensando che nel frattempo si sono perfezionati. Cercano di riprovarci. E c'è anche chi dice: mio padre ha partecipato a "La corrida" nel '70... Ci sono dunque le dinastie. I figli d'arte...». Fra i suoi collaboratori c'è Jacopo Rizza, il giornalista che fece la clamorosa intervista al bandito Giuliano. Qtial è il suo compito? «Vede, dietro le quinte di questa trasmissione c'è un enorme lavoro da fare. Innanzi tutto la selezione di quelli che fanno domanda, poi intervistarli, cavar loro le cose più curiose e divertenti...Anche se prima dell'esibizione io non voglio saper niente per non guastare la spontaneità e anche una mia certa autentica sorpresa. Jacopo Rizza, insieme con mio fratello, svolge questo compito e vi assicuro che non è facile, perché spesso bisogna trovare le parole giuste per respingere chi proprio non è presentabile, magari per una menomazione fisica o una certa sgradevolezza. Poi c'è da inventare i giochi e in questo Jacopo è bravissimo...». I concorrenti hanno più paura di presentarsi davanti al pubblico televisivo di quanto ne avessero del mezzo radiofonico? «C'è il prò e il contro. Per la maggior parte delle persone il mostrarsi in tivù è molto più stimolante che la radio. Ma per altri è un freno. Per esempio, per certi stimati prolessionisti. la televisione appare pericolosa e infatti se ne presentano meno di quanto facessero con la radio. Ricordo un famoso avvocato, notissimo, di cui non faccio il nome, che si presentò — indovini un po'? — per l'imitazione della gallina. Sono sicuro che in televisione non ci sarebbe venuto». Un insuccesso potrebbe danneggiare la sua carriera? «Può darsi che qualcuno lo pensi. Ma io credo di no, specie se lo si fa con spirito. Gli americani in questo sono assai meno inibiti. Gente nota, dirigenti, manager, si divertono a fare in pubblico queste cose e non sono ritenute disdicevoll.». Qual è il partecipante ideale? «Non ha importanza che venga applaudito o fischiato. L'importante è che abbia qualcosa di insolito. Ricordo un tale, alla domanda che mestiere fa? Rispose: "Lo strappatore"... Sarebbe? "Io lavoro in un cinema e strappo i biglietti d'ingresso"...Si era presentato per cantare un'opera, diceva che durante il servizio militare gli davano molte licenze e che lui non aveva mai capito se era per premio o per non farlo cantare... Aveva portato anche lo spartito. "SI. disse, ma solo per far scena, perché non so leggerlo'.' Dimenticavo: poi fu sonoramente fischiato. Ma se ne andò tutto allegro». Lamberto Antonelli

Persone citate: Gigi Sabani, Jacopo Rizza, Lamberto Antonelli