Aids in Piemonte 146 casi

Aids in Piemonte, 146 casi Vertice in Regione tra l'assessore alla Sanità Maccari e i medici specialisti Aids in Piemonte, 146 casi I dati fino al 25 giugno • Sono 3125 i sieropositivi (1629 a Torino), 102 non appartengono alle categorie a rischio - «Ci sono sempre più eterosessuali in grado di contagiare» - Domani alle 15 conferenza del prof. Robert Gallo al cinema Romano ■•Non sono tossicodipendente. Non sono omosessuale. Non ho mai avuto bisogno di trasfusioni-. Eppure quest'uomo è malato di Aids. Casi come questo sono sempre più frequenti. C'è chi, come quel distinto signore, serio professionista torinese, che dopo giorni di tormento ha collegato la malattia alla relazione :on una ballerina brasiliana. Altri, invece, non riescono a trovare un rapporto a rischio nella loro recente vita sessuale. L'Aids sta debordando. Non è più limitato alle categorie a rischio, oggi interessa tutti. Non bisogna abbassare la guardia. Questo l'allarme lanciato ieri in Regione dall'assessore alla sanità Eugenio Maccari, dal prof. Paolo Gioannini, direttore della Clinica malattie infettive dell'Università all'Amedeo di Savoia, Giovanni Renga, direttore dell'Istituto d'Igiene, Angela Moiraghi Ruggenini, titolare della II cattedra d'Igiene, Walter Grillone, primario all'Amedeo di Savoia, e la dottoressa Anna Mirone, funzionario regionale. I dati. In Piemonte, al 25 giugno, si contano 3125 sieropositivi (1629 a Torino). Di questi, 102 non appartengono alle categorie a rischio. Significa che, tranne casi eccezionali, hanno contratto la malattia con banali rapporti eterosessuali. I casi di Aids conclamato in Piemonte sono 146 (64 i morti) secondo le denunce arrivate all'Istituto superiore di sanità (172, invece, secondo i reparti di malattie infettive, che contano anche non residenti), di cui una decina hanno contratto la malattia probabilmente da rapporti eterosessuali. Ieri è stato ripetuto che «ci sono e ci saranno sempre di più eterosessuali in grado di contagiare-. «Ora, più che sulle categorie, occorre mettere l'accento sul comportamento-, spiega il prof. Renga. Perché la malattia deborda? Il prof. Gioannini guarda al numero dei sieropositivi: «Su 3125 casi, 1586 non hanno i sintomi della malattia, circolano e costituiscono un pericolo per gli altri. Buona parte di loro sono tossicodipendenti. Noi li mettiamo in guardia, cerchiamo di spiegare le norme di comportamento per non allargare l'infezione-. Altri dati allarmanti riguardano le carceri. In Piemonte, la media dei sieropositivi detenuti è del 10,4%. A Torino, su 1137 detenuti, 98 sono sieropositivi (8,5%). A Tortona e a Vercelli si arriva quasi al 25%. Importante la distribuzione geografica della malattia. Il Piemonte (29,6 casi di Aids ogni milione di abitanti) è al settimo posto tra le regioni. In testa c'è la Lombardia (71), seguita da Liguria (64,9), Emilia Romagna (51,3), Sardegna (43,3), Lazio (41,9), Toscana (29,9). La provincia di Torino ha 58 casi di Aids. Quella di Novara, con un numero di abitanti decisamente inferiore, ne ha, in proporzione, un numero elevato: 50. Buono il numero dei postiletto nei reparti delle malattie infettive: 414, pari a 9,42 ogni 100 mila abitanti. Siamo nella media nazionale. Ma la cifra va 'letta-. Spiega il prof. Grillone: -Imalati di Aids hanno bisogno di camere singole, e queste sono poche-. All'Amedeo dì Savoia, su 173 posti, solo 6 possono essere usati senza rischi da questi malati. A Torino si parlerà ancora di Aids nei prossimi giorni. Domani, alle 15, al cinema Romano, in piazza Castello 9, il prof. Robert Gallo, uno dei più noti ricercatori di questa malattia, dal punto di vista diagnostico, terapeutico, di vaccinazione, terrà una conferenza su ••Aggiornamento sul virus dell'Aids e sui retrovirus umani-. Giuliana Mongelli