Nel pubblico impiego 216 mila part-time

Nel pubblico impiego 216 mila part-time Disegno di legge del governo, le assunzioni verranno effettuate nell'arco di tre anni Nel pubblico impiego 216 mila part-time Riservati all'orario ridotto il 60 per cento dei posti in concorso - Autorizzati anche i contratti a tempo determinato - Costa (pli): «La flessibilità da sola non risolve nulla, occorrono incentivi e controlli efficaci» ROMA — Per molti, l'amministrazione pubblica è sinonimo di sportelli chiusi, stanzoni semivuoti, telefoni che squillano all'infinito. Ora il governo vuole introdurre il part-time — il lavoro ad orario ridotto — per rendere i servizi più efficienti. Questa settimana il Consiglio dei ministri ha infatti approvato un disegno di legge che prevede l'assunzione di 216 mila impiegati part-time nell'arco di tre anni. La proposta di legge riguarda: ministeri, scuola, aziende autonome, organismi sanitari, enti locali e parastatali, istituti di ricerca, università (non i docenti). A prima vista, l'iniziativa può sembrare paradossale. «L'impiegato pubblico italiano già lavora part-time», dice il sociologo Domenico De Masi, riferendosi all'orario di appena 6 ore, ai «ponti» interminabili, alle pause per il caffè e per la «fumatina». .La nuova legge non farebbe che regolarizzare una situazione die già esiste di fatto-. In verità, già da alcuni anni i sindacati indicano il part-time come uno strumento indispensabile per dare maggiore flessibilità all'orario di lavoro. Già nel 1985 il principio fu incluso nell'accordo quadro che doveva rivoluzionare l'organizzazione del lavoro all'interno della pubblica amministrazione. •Per quanto ci riguarda-, dice Antonio Lettieri della Cgil, -il governo arriva con tre anni di ritardo. Mi sentirei più sicuro se la norma fosse già stata approvata. Ogni nuovo ministro si fa bello con le penne del pavone e presenta un disegno di let,ge sul lavoro part-time, che poi viene regolarmente insabbiato. Questo è già il terzo: speriamo che questa volta il Parlamento lo metta in corsia preferenziale'. Il disegno di legge prevede che il 60 per cento dei posti messi in concorso nei prossimi tre anni sarà riservato a dipendenti part-time. Questo dovrebbe impedire che l'impiego a orario ridotto venga marginalizzato. Inoltre, i 3 milioni di dipendenti pubblici attuali potranno chiedere di passare ad un impiego part-time, purché il totale degli impiegati a orario ridotto non superi il 20 per cento dell'organico, n pericolo che il lavoro part-time finisca per appesantire ancora di più l'amministrazione pubblica può essere evitato, sostiene Lettieri, purché l'orario ridotto venga introdotto in un quadro di rinnovamento generale del sistema. •La variabile del part-time è un fattore centrale nella riorganizzazione del lavoro. L'idea da combattere è che l'impiego pubblico sia rigido, a vita, a basso reddito e di natura assistenziale.. In pratica, l'introduzione dell'impiego a orario ridotto dovrebbe andare a vantaggio sia del dipendente, sia dell'utente (gli sportelli sarebbero aperti il pomeriggio, per esempio). Ma l'on. Raffaele Costa (pli), che da tempo denuncia l'inefficienza della pubblica amministrazione, dubita che l'introduzione del part-time sia sufficiente per dissipare la letargia che pervade gli uffici pubblici. •Il problema vero è l'assenza di incentivi e di controlli efficaci sull'operato degli im¬ piegati pubblici', dice Costa. • La flessibilità da sola non risolve nulla. Del resto abbiamo visto che i dipendenti pubblici avevano già inventato il part-time per conto loro, senza per questo migliorare la produttività: Un'altra novità importante inclusa nel disegno di 1 fìgge riguarda la possibilità di assumere dipendenti con contratti «a tempo determinato». «Se un ufficio pubblico ha bisogno di un esperto di informatica per un certo periodo, potrà assumerlo sema il rischio che diventi un impiegato statale a vita., spiega Lettieri. Paradossalmente, il settore prrato italiano è all'avanguardia nello sviluppo di modelli di lavoro flessibili, che includono anche il parttime. 'Oggi i grandi professori giapponesi e americani vengono a studiare le forme di lavoro che ci siamo inventate', dice il professor De Masi. Andrea di Bobilant

Persone citate: Antonio Lettieri, De Masi, Domenico De Masi, Lettieri, Raffaele Costa

Luoghi citati: Bobilant, Roma