«Ora il Belgio non sarà più lo stesso» di Fabio Galvano

« Ora il Belgio non sarà più lo stesso » « Ora il Belgio non sarà più lo stesso » DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Consumata l'alleanza con De Benedetti, Renaud de la Genière presenta la nuova Generale. Su 42 milioni di azioni, spiega, la Suez che ne aveva 9 passa a 10,75; 6,5 restano alla Cerus; 4,5 alla Ag e al gruppo belga-lussemburghese-svizzero che le appoggiava; la quota in parcheggio alla Sodecom passa da 12 a 18 milioni (.Ma presto — dice de la Genière — è destinata a ridursi'): il resto è frazionato fra Cge, Lyonnaise des Eaux e piccoli azionisti. Sarebbe il quadro di una schiacciante vittoria per la sua cordata, se non fosse evidente lo sforzo di accentuare l'intesa di oggi più che la battaglia di ieri. Dal Belgio non se ne va, nella Sgb sarà vice-presidente e membro del comitato esecutivo. La sua quota del 16 per cento, che alla fine del rimestamento generale sarà di poco inferiore a quella della Suez, è salda (1,2 milioni di azioni sono della Cerus, altri 5,2 milioni della holding Europa 92. a sua volta controllata all'80 per cento dalla Cerus). -Certo — ammette il presidente dell'Olivetti — non avrei mai immaginato questo percorso. Devo ammettere di avere avuto momenti di sconforto, e con il senno di poi non commetterei più l'errore di accontentarmi del 18,6 per cento prima di lanciare l'opa. Andrei, dovendo rivivere un'avventura del genere, al 35 per cento. Ma devo dire che se mi fosse stato indicato questo risultato finale già a gennaio, avrei detto che mi andava bene-. I motivi della sua soddisfazione sono molteplici. E li elenca: l'avere scelto un obiettivo giusto, come dimostra la presenza di tanti concorrenti (-Il potenziale della Sgb resta superiore a quello che abbiamo pagato-); l'aver dato vita a un avvenimento finanziario che 'lascerà profonde tracce-; l'aver rinsaldato, attraverso il patto con de la Genière, gli -antichi legami- con Suez. 'Né il Belgio né la Société Generale — ha affermato nella conferenza stampa — saranno più gli stessi-. Ma soprattutto si intravede, nella soddisfazione di De Benedetti, la gioia per avere saputo scongiurare una potenziale débàcle; per aver saputo trasformare un'avventura andata storta in un importante tassello nell'ampio mosaico delle sue vicende finanziarie. -Alla fine dell'anno scorso — spiega — la Cir aveva un debito consolidato di 500 milioni di dollari. Dopo sei mesi ha un attivo di 100 miliardi di lire, abbiamo accresciuto la partecipazione nell'Olivetti dal 15 al 20 per cento, quella nella Suez dall'I,5 al 4J25. infine quella nella Sgb da zero al 16 per cento. L'unica cessione è stata la Buitoni. Vorrei poter fare un esercizio di questo genere ogni sei mesi-. E quale sarà, allora, il prossimo passo? 'Sono sei mesi che non mi fermo, vorrei un momento di respiro». Sottolinea di avere raggiunto un importante obiettivo, la spartizione dei suoi investimenti metà in Italia e metà all'estero, e di averli diversificati in modo tale che nessuna branca rappresenti più del 20 per cento del suo impero. Il quadro è presto fatto: Olivetti 20 per cento, componentistica auto 15 per cento, editoria 10, investimenti in Francia (Duménil-Leblé, Yves Saint Laurent e Suez) 20, Sgb 20, il rimanente 15 per cento frazionato fra le altre attività. Per quanto riguarda in modo più specifico la Generale, l'Ingegnere parla di successo «strategico»: 'Siamo stati l primi — dice — a vedere che esisteva, e ora questa società interessa a tutti. Inoltre l'investimento finale, mille miliardi di lire, equivale a quello che ci proponevamo all'inizio-. Tutti si sforzano a difendere l'abbraccio della «vieille dame». Renaud de la Genière afferma di «non conoscere investimenti costosi o economici, ma soltanto investimenti redditizi o no-, per dire con questo che il suo ingresso nella Sgb è da classificare fra quelli redditizi, in quanto esiste «un azionariato deciso a valorizzarla". E De Benedetti gli ha fatto eco, affermando che -oggi c'è una cosa in più, un gruppo di importanti azionisti impegnati nell'operazione». E sono sepolti, sull'altare del comune interesse, tutti gli scontri delle ultime settimane, mentre la fredda logica della finanza costringe De Benedetti ad accantonare alleati come Leysen (Gevaert) e Scohier (Cobepa). Con l'ombra incombente del magnate britannico della stampa Robert Maxwell, che si propone come prossimo partner nelle vicende della Generale (•£' prematuro parlarne», dice De Benedetti, ma l'interessato già auspica «una futura collaborazione, per il bene della società»), e con il placet del governo belga ('Il primo ministro Martens — ha precisato ieri Lippens — si è detto lieto dì questa conclusione fra persone ragionevoli sedute attorno al tavolo del buon senso») la Sgb che esce dopo cinque mesi da dietro le quinte dì questo feuilleton dell'alta finanza europea ha una vitalità che nessuno le conosceva prima dell'assalto di De Benedetti. «Oro — ha detto lo stesso Lippens — dispone dei mezzi per la sfida del "92. In quest'ambito siamo felici di poter contare sull'apporto di De Benedetti». Dopo tanto veleno, il ramoscello d'olivo. E in questo clima, anche da parte dell'industriale italiano, si stemperano i motivi di irritazione degli ultimi mesi. Si cercano, addirittura, le spiegazioni. Che la Suez si sia battuta in modo così inaspettato temendo che l'Ingegnere potesse minacciarla direttamente, usando la Société Generale come trampolino? 'Non posso escludere una motivazione di questo genere — risponde De Benedetti — anche se posso dire che ciò non rientrava nelle mie intenzioni». E comunque è acqua del passato. A chi gli domandava se avesse bisogno di due specchietti retrovisori, per guardarsi alle spalle da alleati come De la Genière e Lippens, De Benedetti ha risposto di essere abituato a guardarsi avanti: 'Semmai ordinerei un fanale». Fabio Galvano La prima immagine dei tre nuovi vicepresidenti della Sgb, De Benedetti, de la Genière e Lippens

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Europa, Francia, Italia, Suez