«Più Iva ,meno Irpef»
la lotti: «Difendiamo i bambini dalla violenza in televisione» Il presidente della Camera propone un comitato di garanti la lotti: «Difendiamo i bambini dalla violenza in televisione» Un'indagine Censis rivela che il 75% dei genitori vorrebbe un ritorno dei programmi per ragazzi ROMA — Il presidente della Camera, on. Nilde lotti, ha proposto ieri la creazione di un comitato di garanti che vigili sui programmi televisivi nell'interesse dell'infanzia, «oggi vittima impotente di una violenza gratuita e devastante». L'iniziativa è stata suggerita in apertura del convegno Violenza, televisione e infanzia che si è tenuto ieri in un'aula di Montecitorio sotto il patrocinio della Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, presieduta dall'on. Andrea Borri (de). • Penso che sia necessario tenere la violenza lontano dalla televisione-, ha detto l'on. lotti. «Intendiamoci, non sto parlando delle immagini vere: nessuno è in grado di cambiare la realtà, cosi come non si può sopprimere la storia. Mi riferisco invece alla violenza gratuita, die spesso è l'impasto fondamentale persino dei prodotti telei'isivi dedicati ai più piccoli: i cartoni animati-. La preoccupazione dell'on. lotti sembra essere condivisa da un numero crescente di genitori e insegnanti. Negli ultimi anni, il livello di violenza in televisione è sensibilmente aumentato in Italia, con il moltiplicarsi dell offerta e l'acquisto mas¬ siccio di programmi a basso costo realizzati all'estero. Il professor Dario Varin, ordinario di psicologia all'università di Milano, ha detto che in base ad una ricerca effettuata con l'istituto Pragma, risulta che vi sono in media 8,5 atti di violenza •maggiore- per ora televisiva, con punte nettamente più alte nelle reti private rispetto alla Rai. Ma l'idea di una vera e propria •authority- di vigilanza è stata accolta con cautela dal presidente della Rai. on. Enrico Manca (psi). • Ben venga un codice di auto-regolamentazione — ha detto — ma la difficile, quotidiana ricerca di un punto di equilibrio va lasciata alla professionalità di chi lavora nella televisione-. Non devono essere le istituzioni a decidere quali valori la tivù debba - veicolare- o meno. Per l'on. Silvia Costa (do. un codice di auto-regolamentazione — almeno per quanto riguarda il servizio pubblico — non basta. «Ci vuole un'autorità che garantisca l'osservanza di alcune regole di comportamento e che promuova alcuni valori importanti-, ha detto. «Non sto parlando di creare un Minculpop, ma è importante promuovere un umanesimo minimo attraverso i pro¬ grammi televisivi-. Secondo l'on. Costa, la Rai avrebbe «rinunciato- negli ultimi anni alla sua funzione educativa, lasciandosi intrappolare in una logica di mercato che ha determinato «una caduta immotivata» del livello di programmazione. Una via d'uscita — peraltro indicata anche dagli altri partecipanti al convegno — dovrebbe essere una ripresa della produzione autonoma dei programmi. L'attuale disegno di legge sulla regolamentazione del sistema radiotelevisivo prevede del resto l'obbligo di produrre autonomamente il 30 per cento dei programmi mandati in onda, in linea con le direttive della Cee. Luciano Scaffa. capo struttura di Rai Uno. ha detto di condividere l'idea che le reti italiane debbano tornare a «produrre e inventare-. Ma ha aggiunto che «non bastano tante buone idee, bisogna avere anclie molti soldi- Scaffa ha comunque ricordato che la Rai non può sottrarsi alle leggi di mercato. Se i genitori vogliono un ritorno a programmi ideati specificamente per bambini, non è detto che questo sia il desiderio dei bambini. «Anzi, il traguardo del bambino è il mondo adulto. Vuole informazione, vita, moda Non gli interessa vedere piccoli bambini come lui che cincischiano con cose piccole. Il nonno che racconta una bella fiaba è una visione arcaica dell'infanzia die abbiamo noi adulti-. In questo senso, alcuni hanno avvertito ieri che il dibattito sulla tivù e l'infanzia rischia di limitarsi ad una scambio di opinioni tra adulti. ..Sembriamo un po' come quelle famiglie in cui il padre non parla al bambino, la madre non parla al bambino, ma tra di loro parlano molto del bambino-, ha dptto il sociologo Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis. •Esprimiamo un senso di razionale responsabilità, in assenza di un dialogo affettivo con i bambini-. L'indagine del Censis ha rivelato che il 75 per centri dei genitori vorrebbe un ritorno della Tv dei ragazzi «Il vero problema è l'incomunicabilità tra adulti e bambini in una società moderna La televisione accentua il problema perché socializza i bambini in anticipo rispetto alle generazioni passate-, sostiene De Rita. Paradossalmente, ora gli adulti chiedono una programmazione televisiva che in qualche modo permetta loro di riallacciare il dialogo con i figli. Andrea di Kobilant
Persone citate: Andrea Borri, Dario Varin, De Rita, Enrico Manca, Giuseppe De Rita, Luciano Scaffa, Scaffa, Silvia Costa
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