Ma ora è Tokyo la locomotiva di Ennio Caretto
Ma ora è Tokyo la locomotiva Ma ora è Tokyo la locomotiva DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Nel commiato di Reagan da quei conclavi tra amici in discordia che sono le Conferenze dei Sette e nell'autorevole esordio di Takeshita, l'America ha scorto d'improvviso il simbolo del proprio declino e dell'ascesa giapponese. Ai suol occhi — ma è un dato di fatto anche per l'Europa — l'incontro è divenuto uno spartiacque nella storia dell'economia, il momento del passaggio delle consegne da una superpotenza in ritirata, sebbene ancora protagonista, a una dirompente, arbitra quasi certa del futuro, n «sunset summit», il summit del tramonto reaganiano, come i mass media hanno chiamato 11 vertice a Toronto, si è trasformato in un •sunshine summmit», il summit dell'aurora nipponica. E' stata la ferma assunzione delle proprie responsabilità da parte di Tokyo a costringere gli americani a prendere atto del grande cambiamento, n Giappone è uscito dal suo guscio: dall'economia dell'export sta passando a quella dell'import; incentivando i consumi e portando la crescita del pro¬ dotto nazionale all'I 1 per cento si è assunto 11 compito di locomotiva in Occidente; gradualmente, esso si apre persino ai prodotti agricoli Usa. Takeshita si è presentato a Toronto come il banchiere del mondo, il leader del Paese col massimo surplus e la massima disponibilità a concedere crediti. Riottoso all'idea di assumere impegni militari, il premier giapponese punta tutto sul potere dello yen che ha spodestato con facilità il vecchio re dollaro. Su questo significato della Conferenza dei Sette si sono soffermati ieri sia il Washington Post sia il New York Ti¬ mes, 1 due quotidiani che più fanno opinione negli Stati Uniti. «Pier Za prima, volta — ha scritto il primo — Tokyo non si è trovata contro sei: i suoi partner non la accusano di nulla, e ami il commissario Willy de Clercq la ringrazia a nome dell'Europa-. -Di fronte a un'America diventata il massimo debitore al mondo — ha aggiunto il secondo — "il Giappone è un punto di riferimento irrinunciabile-. Spiega il New York Times che il potere dello yen ha modificato la condotta prima riguardosa della delegazione giapponese: a Toronto, essa si è assicurata i migliori alberghi, i migliori studi televisivi. Ai canadesi, la giapponizzazione di Toronto per il vertice a sette è riuscita fastidiosa. Ma nelle vesti di America del 2000, affermano i due prestigiosi quotidiani. Tokyo dovrebbe essere meno prevaricatrice di quanto Washington lo fu nel dopoguerra. Ha imparato ad operare «con mano più leggera», e ha capito che la collaborazione «non è a senso unico». Per lo meno nella fase iniziale e sotto l'uomo prudente Takeshita. è difficile che commetta errori. Per questo motivo, sebbene si rammarichi del proprio crepuscolo, e tema l'Invasione giapponese. l'America protezionista dà il benevenuto al nuovo partner. Essa anzi ne cerca l'alleanza, cosa che comporta qualche rischio per l'Europa che rischia di restare schiacciata tra i due giganti. Reagan non ha dato segno di aver percepito il cambio della guardia. Ha presentato ai sei colleghi la sua consueta agenda liberista, ha battuto sui soliti temi della droga e del terrorismo, e ha limitato le novità alla richiesta di aiuti per l'amico di data più recente. Gorbaciov. Ennio Caretto
Persone citate: Gorbaciov, Reagan, Takeshita, Willy De Clercq
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