La ballerina di 300 quintali

La ballerina di 300 quintali NELLE INDUSTRIE CHE INVENTANO LE GIOSTRE La ballerina di 300 quintali E' una delle attrazioni che da un secolo si fabbricano in Emilia, a Spilamberto, e che da trentanni si esportano in tutto il mondo - Ultima trovata: il baraccone dove giocare alla pena di morte con capestri e ghigliottine - «Non chiedere mai quanto costa una giostra, ma quanto rende» DAL NOSTRO INVIATO SPILAMBERTO — II signor Buser della premiata ditta svizzera Buser e Figlio è venuto qui in Emilia per affari. Siede al tavolo delle trattative di fronte all'industriale italiano Giulio De Maria. Discutono a lungo di costi, ammortamenti, misure di sicurezza, tempi di consegna. Cosa sta comprando il signor Buser? .Gli stiamo vendendo un bel mestiere», mi spiega Giulio De Maria. Il mestiere che interessa il signor Buser è in fase avanzata di costruzione, lo stanno montando in uno dei capannoni della fabbrica. Vn gigantesco faccione di mago con occhiacci che scintillano elettronicamente, la bocca con i lunghi denti gialli che si spalanca ogni novanta secondi e si richiude con un sinistro stridio di mascelle, due braccia enormi — ventotto metri d'apertura per l'esattezza — che abbracciano come per stritolarla la casa delle streghe il cui ingresso è nascosto da un lembo, in pesante stoffa nera, del manto del mago cattivo: un vagoncino per quattro persone attende il comando per addentrarsi tra gli orrori che Giulio De Maria ha escogitato per l'esigente clientela svizzera. Perché lui è un tipo che le giostre non soltanto le fabbrica ma le innova o, addirittura, le inventa: e non le chiama giostre ma mestieri come le chiamano tutti i giostrai di Spilamberto e dintorni dove da cento anni sì fanno ogni sorta di mestieri e da trentanni li si esporta in tutto il mondo. Giulio De Maria, quarantacinque anni, geometra, è titolare insieme col fratello della Emiliana Interpark e della Emiliana Luna Park, ma in paese i giostrai sono tanti: c'è la Carpenteria 2000, la Modena Park; la Pancaldì. la Park Style, tutte ditte che producono mestieri da due o tre milioni fino a mezzo miliardo e più e, quando li collaudano in piazza, è gran festa, giri gratis per tutti. Al signor Buser piace il mestiere che gli ha fabbricato De Maria e cosi l'affare è fatto. La casa degli orrori di Spilamberto girerà per la Svizzera a partire dal settembre prossimo, assieme alla carovana di super sofisticate attrazioni che la Buser e Figlio acquistano per lo più in Germania anche se De Maria spera che i lunaparkisti svizzeri si decidano a privilegiare la produzione italiana die non è per niente inferiore a quella tedesca, ineccepibile ma pesante e costosa, «mentre i nostri mestieri, vuol mettere la fantasia...». Di fantasia a Spilamberto ne hanno davvero tanta, al punto che vengono considerati un po'strani, tutti quanti. E a vedere come si sono immortalati in foto artistiche, personaggio per personaggio, per mettere insieme un mazzo di carte del Mercante in Fiera che è anche un ritratto del paese e dei più bislacchi tra i suoi diecimila • abitanti, si ha ia sensazione che sia verità e non calunnia Quanto sta scritto su una guida turistica dell'Emilia, pubblicata nel 1920, dove alla voce Spilamberto si legge: .Paese abitato da strana gente». L'idea delle carte del Mercante in Fiera con raffigurati tutti i bei tipi del paese l'ha avuta Giulio De Maria il quale, oltre alle giostre, produce anche giochi da tavolo e ne inventa uno ogni giorno: «Ho tante di quelle idee in testa», mi dice al giustrer, il giostralo, come lo chiamano tutti in questo paese cìie De Maria chiama una c.a" de matt, una casa dei matti, e che gli ha ispirato l'idea per una delle sue attrazioni, appunto la Co' de matt dove chi entra è bersaglio di ogni tipo di scherzi e scherzacci. Rinsavisce però De Maria quando si parla di fatturato. «Per me oggi sarà sul tre miliardi all'anno ma nella zona, compresa Reggio Emilia, si concentra 1*80 per cento delle imprese nazionali de! settore e cosi si sale a un centinaio di miliardi» spiega. Neanche poi tanto, non le pare? «C'è stato un periodo di boom, dieci anni fa, e poi una crisi, quindi ci siamo ridimensionati Ma resta il fatto che da quéste parti ci sono aziende che non hanno concorrenti sul piano internazionale e il settore supererà la crisi quando si comincerà a produrre per i parchi di divertimenti fissi e qui in Italia per adesso c'è soltanto Gardaland. Ora si producono ancora mestieri mobili per i girovaghi e ogni pezzo è unico, deve rispondere alle esigenze del cliente viaggiante. Capirà, non si possono produrre case degli orrori in serie». In effetti mi sembra di capire che la specialità di De Maria siano le case degli orrori, ma lui lo nega. «Per carità. E' sempre la stessa roba, non si riesce a spaventare la gente con cose nuove, vogliono scheletri, spauracchi, stracci umidi sbattuti in faccia, urla, gemiti, al massimo pavimenti molli. Io invece avrei delle idee. Primo, mi piacerebbe fare una casa degli orrori stabile in una centrale nucleare. Ce n'è una qui vicino che non è mai entrata in funzione. Ne ho par¬ lato con un amico dell'Enea. Sarebbe la sede ideale, gli orrori del nucleare, del Day After... questi si che sono mestieri utili...... £ seconde? «Un'attrazione unica al mondo, l'ho già progettata tutta, si chiama Long Life, lunga vita. E invece ci si diverte con cinque esperienze di pena di morte: fucilazione, ghigliottina, sedia elettrica, camera a gas. impiccagione. Solo che non si muore ma si entra, si patisce e si esce da un'altra parte, nessuno degli amici ti vede più, sei in un altro mondo. Se vuoi puoi non tornare più nel branco. Bella idea vero? La ghigliottina l'ho perfezionata nei minimi particolari: una lama da 6 chili e mezzo, una tavola che ti piomba addosso, ti stende; le luci si abbassano, sei intrappolato. Compare uno specchio dove vedi la tua testa appoggiata alla ghigliottina. Rullio di tamburi, dietro lo specchio c'è un'altra ghigliottina la cui lama, tràcche- te. cala E muori d'infarto? .Ma no, si va alle giostre per divertirsi... però nessuno l'ha voluto questo mestiere. C'era un lunaparkista svedese molto interessato e io ci speravo, mi dicevo ecco finalmente uno che capisce le paure alla Dario Argento. Cosi ho tradotto tutto il progetto Iti svedese, sono andato 11, e poi una delusione Come mai? «Allo svedese piacevo io, non il mestiere. Cosi arrivederci e tante grazie». Ma anche il viaggio in Svezia a De Maria è servito, alla fin fine. Ha capito le esigenze del mercato, cioè il fatto che gli scandinavi possono lavorare all'aperto soltanto sei settimane all'anno, ogni settimana devono smontare e rimontare tre volte i mestieri per andare di piazza in piazza; quindi hanno bisogno di giostre che si montano e smontano in un baleno, senza tanti fronzoli, specchietti, orpelli. La Ballerina per esempio, che fabbrica De Maria, pesa trecento quintali ma, per il trasporto, occupa 16 metri di diametro e bastano due uomini per montarla in tre ore. E la ruota panoramica, altezza quindici metri, la si monta come un giocattolo in due e ce la si porta appresso su una motrice compresa nel costo. Già, il costo. Quanto può costare una giostra? «Cosa importa sapere il costo di un mestiere?», ribatte De Maria guardandomi come se fossi demente, «non bisogna chiedere mai quanto costa una giostra ma quanto rende». Lo chiedo. .E io allora le rispondo che per profitto netto subito dopo l'industria delle armi viene quella delle giostre. Ma non per noi che i mestieri li facciamo, ma per chi li esercita. Un ottovolante io lo vendo diciamo per centocinquanta milioni, ma chi lo compra ne ricava in media quattro al giorno». Insomma, le giostre sono un grosso business? «Lo sono ancora. Ma il business del futuro è nei parchi stabili di attrazioni che non sono gestiti da zingari ma da società per azioni quotate in borsa. Ha presente Disneyland? Non so se mi spiego...». Per spiegarsi meglio mi mostra i grafici d'un progetto per il Paese dei balocchi da realizzarsi nell'ambito del Parco fluviale del fiume Secchia, patrocinato dalle province di Modena e Reggio Emilia, e dal Comune di Campogalliano. De Maria ha avuto l'incarico ufficiale per uno studio di fattibilità per un 'area di 20 ettari. E ha pensato proprio a tutto: dai parcheggi esterni al s-.stema di viabilità interna, fino a speciali carrozzine per handicappati che grazie a un dispositivo di attacchi brevettato permettono di agganciare la carrozzina, rapidamente e con la massima sicurezza, a tutte le attrazioni. E di queste ce ne sono a decine, dalla piovra rotante alle montagne russe acquatiche. Ma la zampata di fantasia di De Maria è mila progettazione del parco Gulliver. diviso in due parti, quella dove ti senti un lillipuziano perché tutto è mari, e quella dove ti senti un gigante perché tutto è mini. Al centro di un laghetto sta un busto di Gulliver immerso nell'acqua fino alla cintola. De Maria ha disegnato minuziosamente tutto il progetto, sulla tesa del cappello di Gulliver c 'è un ristorante con terrazza panoramica ruotante, nel boccale di birra che tiene in mano si può fare il bagno perché è attrezzato a piscina e, forse sarà un'impressione, ma il fatto è che Gulliver assomiglia tale e quale a Giulio De Maria che è un gigante barbuto con gli occhi che rimangono buoni anche quando ti descriiv gli orrori che si diverte a inventare per fcr divertire la gente. «Questo Paese dei Balocchi, ma se si farà ho paura che dovTò chiamarlo Balocchiland o qualcosa del genere, è qualcosa di più di un insieme di mestieri, spiega De Maria, è un sogno nel quale ho cercato di creare l'illusione della realtà. E costa, certo, una trentina di miliardi almeno perché la realizzazione deve essere perfetta altrimenti si spezza il filo dell'illusione. Però la grande finanza italiana comincia a capire che questo è un settore ottimo per gli investimenti, quindi ci sono buone probabilità che si faccia. E rende sa?». E giù a esporre calcoli su calcoli. Dunque, cinquemila persone al giorno, a diecimila lire di media a testa, per 365 giorni all'anno.- Un sogno? Chissà, Certo che sembra proprio un bel mestiere. Renata Pisa Spilamberto. Particolare d'una carta del mazzo con i volti e le attività del paese emiliano