Il rabbino invoca il censore Arafat di Guido Rampoldi

Il rabbino invoca il censore Arafat Moises Hirsh guida la lotta degli ultra israeliani contro i sexy shops Il rabbino invoca il censore Arafat I suoi seguaci si sono battuti, invano, contro l'apertura di piscine e i manifesti pubblicitari Minuto, la piccola testa bianca sempre sovrastata dal grande cappello nero a falde larghe, non si può dire che il rabbino Moises Hirsh. ignori il senso delle «provocazioni». Ostile al sionismo e all'idea che lo Stato di Israele rappresenti un passo verso l'«era messianica-, anni fa si propose come «ministro per gli Affari ebraici, di un ipotetico e preferibile Stato palestinese. Una mattina del febbraio scorso era nell'ufficio di Hanna Siniora. il direttore di al-Fajr. il quotidiano filoOlp degli arabi di Gerusalemme, per testimoniargli solidarietà contro le intimidazioni della polizia. Adesso chiede ad Arafat («Ci appelliamo a voi come nostro rappresentante-) di promuovere un dibattito urgente in seno al Consiglio di sicurezza delle Na¬ zioni Unite sullo -scandalodei sexy-shops aperti a Gerusalemme. Dicono sia il rabbino meno popolare d'Israele. Il più popolare, a giudicare dai sondaggi, sembra il rabbino Kahane, guru dell'estrema destra, osannato da molti giovanissimi. La differenza tra i due può essere riassunta cosi: Kahane predica l'espulsione degli arabi, non dei sexyshops. i •.. Hirsh è il capo dei Naturei Karta, i «guardiani della città», una setta di quell'ebraismo ultra-ortodosso che da anni cerca di difendere Gerusalemme dal costume dei tempi. Sono hassidici: provengono da quel movimento mistico, fondato due secoli la in Polonia da un rabbino rimasto nella Storia come «Colui che porta il buon nome», che predica una vita consacra¬ ta allo studio delle scritture. All'ingresso del quartiere della capitale dove vivono i «guardiani della città» e gli altri ultraortodossi uno striscione invita le donne a vestire in modo morigerato. L'appello è rivolto agli estranei, perché le donne degli ultraorlodossi, fin da bambine, indossano abiti castigatissimi, nei quali i colori sgargianti sono banditi: I maschi, fin dall'infanzia, hanno abiti neri, anche d'estate, e il capo sempre coperto da grandi cappelli. Israele non li ama ma difende la loro diversità, li esonera dal servizio militare e li blandisce sotto elezioni, quando il Likud torna a proporre, senza alcuna convinzione, una legge che metta al bando la carne di maiale. La Knesset fa finta di discuterne, i gior¬ nali scrivono qualche riga, e gli ambulanti continuano a vendere hot-dogs. Hanno perso tutte le battaglie. La prima, nel 1951. contro l'apertura a Gerusalemme di piscine, per di più miste. Poi contro i manifesti pubblicitari che evocavano un tenue erotismo. Quindi contro l'apertura dei cinema il sabato, il giorno del Sabbath. Adesso tentano di difendere la quiete sacra del Sabbath bersagliando di sassi le macchine che attraversano il loro quartiere. Di recente, però si sono presi una piccola rivincita. Finisce in tribunale la lite tra un kibbutz che alleva maiali e i musulmani di un villaggio arabo che non vogliono gli abominevoli suini in territorio comunale. Il giudice, un ortodosso, ha fatto traslocare i maiali. Guido Rampoldi

Persone citate: Arafat, Hanna Siniora, Hirsh, Kahane, Moises Hirsh, Sabbath

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Polonia