Estonia, le briglie di Mosca di Emanuele Novazio

Estonia, le briglie di Mosca Il regime teme il nazionalismo salta il segretario del partito Estonia, le briglie di Mosca Nella Repubblica baltica erano state autorizzate audaci sperimentazioni economiche Ma ora si stava costituendo un'organizzazione parallela al pcus, il Fronte Popolare svolge da tempo il ruolo di •avanguardia della gestione»: è in quella regione baltica che Mosca ha consentito prima che altrove esperimenti economici. Che ha tollerato, quando ancora nel resto dell'Urss non se ne poteva parlare, l'autofinanziamento delle imprese, le cooperative, l'autogestione. Per un motivo soprattutto: l'inestricabile intreccio di sentimenti autonomistici e aspirazioni economiche, che da anni segnano la vita politica a Tallinn, aveva convinto il Cremlino ad allentare la pressione del centro. All'inizio dell'anno. l'Estonia ha lanciato perfino un progetto di «autogestione regionale-, affidato a un gruppo di lavoro ministeriale. E. di recente, lo stesso Sliunkov ha elogiato il «ruoto pionieristico* della repubblica in campo economico. Vajno non era contrario a tutto questo nei dieci anni passati alla testa del partito estone, aveva assecondato le richieste riformiste. Ma negli ultimi tempi qualcosa si era incrinato: la Pravda lo aveva attaccato, a gennaio, per la sua «inerzia». Senza DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — In poco meno di un mese, il Cremlino ha sostituito i segretari del partito in tre repubbliche dell'Urss: l'Armenia, l'Azerbaidjan e. giovedì sera, l'Estonia. Karen Demirchian, Kyamran Bagirov e Karl Vajno sono uomini diversi per formazione personale e storia politica; ma, tutti e tre, probabilmente, erano legati da un'esperienza almeno: sono stati a capo del pcus in regioni scosse da contese nazionalistiche, agitate dalle rivendicazioni etniche, dalle tensioni autonomistiche. E' stato il brusco rialzo della febbre nazionalistica a segnare il destino di tutti e tre. Il caso di Vajno. tuttavia, differisce dagli altri. Perché nella vicenda estone si intrecciano motivi, si sovrappongono elementi propri soltanto alla sofisticata repubblica baltica, e sconosciuti in Transcaucasia. Non è un caso che al suo licenziamento abbia assistito Nikolal Sliunkov, che all'interno del politbjuro segue più da vicino i dossier dell'economia. Più di ogni altra repubblica sovietica forse. l'Estonia meglio precisare, ma dando l'impressione che U riferimento fosse all'economia e al suo legame con il nazionalismo. Invece, proprio in quei giorni !'.equazione estone, si complicava di un nuovo elemento. Rispetto all'Armenia e all'Azerbaidjan, dove le tensioni del nazionalismo non si saldano mai, almeno non in forma visibile, alle tentazioni dell'eterodossia ideologica, in Estonia si va costituendo una organizzazione parallela al partito: il «Fronte popolare», un movimento politico che escludere dalla propria trama organizzativa i funzionari del pcus. La settimana scorsa, ne aveva parlato per la prima volta proprio il quotidiano locale del partito. E senza censurarne le intenzioni. Vajno si è dunque venuto a trovare tra opposte tensioni. Da una parte, le esigenze dell'economia: la necessità di non perdere li passo con «l'esperimento» ma, insieme, di non sanzionare eccessi d'autonomia dai riflessi politici troppo rischiosi. Dall'altra, le spinte di base verso forme alternative di orga¬ nizzazione e di intervento politico. Due strade legate da un filo sottile: l'aspirazione nazionalistica, capace di dar forma e consistenza Inedite ad ogni altra rivendicazione. La sua disgrazia nasce, probabilmente, dalla «inaffidabile gestione» di controversie potenzialmente esplosive, come si dice a Mosca. Ed è, per questo, più problematica, più complessa di quella di Demirchian e Bagnirov. La messa a riposo dei segretari di Armenia e di Azerbaidjan era stato soprattutto un modo per rispondere alla piazza: un tentativo d'imprimere una svolta a una vicenda sempre più difficile da controllare, per il potere centrale. E di placare quelle frange del movimento nazionalista che ne chiedevano la sostituzione. Vajno era, in apparenza, meno esposto di loro, più potente di loro. La sua testa caduta, meglio delle vicende di Transcaucasia, testimonia che le inquietudini della periferia sono, ormai, un elemento permanente del gioco politico sovietico. Emanuele Novazio

Persone citate: Demirchian, Karen Demirchian, Karl Vajno, Kyamran Bagirov, Sliunkov