La «Foreign Affairs» europea nasce a Roma di Aldo Rizzo
La «Foreign Affairs» europea nasce a Roma RIVISTA DI POLITICA ESTERA La «Foreign Affairs» europea nasce a Roma Nel 1922 usci a New York, a cura del Council on Foreign Relations, il primo numero di Foreign Affairs. Nell'America che aveva rifiutato di ratificare il trattato di Versailles (e in conseguenza l'ingresso nella Società delle Nazioni), cioè nell'America dell'isolazionismo, la rivista si pose come la voce dell'internazionalismo, cioè del dovere storico-politico degli Stati Uniti di partecipare attivamente e direttamente alla gestione di un mondo che, per essere appena uscito dalla guerra, non era per questo meno gravido di problemi e d'insidie. In questa veste e con questa funzione, Foreign Affairs si affermò progressivamente come la più autorevole rivista americana, e poi mondiale, sui grandi temi della politica internazionale. Nel 1986, un grande storico italiano che era diventato parlamentare europeo, Rosario Romeo, si pose insieme ad altri studiosi italiani e di altra nazionalità la domanda se non fosse possibile tentare qualcosa del genere in chiave e su scala europea. Da almeno quarantanni l'America era ormai una superpotenza, coinvolta in tutti i problemi del mondo, e sostanzialmente egemone sull'Europa occidentale. Questa, però, sempre più sentiva il bisogno dell'elaborazione di una linea comune sugli affari mondiali: comune e tendenzialmente autonoma, pur nel rispetto della fondamentale alleanza con gli Stati Uniti. Un «laboratorio» per la politica estera europea, cosi come Foreign Affairs era stato ed era per la politica estera americana. Romeo è improvvisamente scomparso un anno fa, ma l'idea ha camminato e, un anno dopo la sua morte, si è realizzata col primo numero di The european journal of International affairs (più sinteticamente, European international). La rivista, a cadenza trimestrale, è redatta in inglese, nella «lingua franca» del mondo contemporaneo, tfca ha sede a Roma. E' un'iniziativa internazionale, ma con un'impronta italiana (quindi, anche, un episodio importante di sprovincializzazione della nostra cultura politica). Nel comitato direttivo, grandi nomi della politologia europea, dai tedeschi Bracher e Lowenthal ai francesi Domenach e Hassner. dagli italiani De Felice e Sartori all'inglese Jenkins, al belga Davignon e al portoghese Pinto Balsemao (per citarne solo alcuni). Il direttore è Giuseppe Sacco, ordinario di relazioni internazionali alla Luiss di Roma. Nell'editoriale si dà conto di molti dubbi, prima e durante la realizzazione del progetto. Uno in particolare: è poi possibile una rivista europea, un Foreign Affairs europeo, quando non esiste ancora una politica estera europea, e quel tanto di Europa che è nata ha solo contenuti economici e amministrativi? La risposta è che una tale rivista è non solo possibile, ma necessaria, perché proprio l'analisi delle maggiori questioni internazionali fatta da francesi, inglesi, italiani, ecc., serve a individuare gli elementi oggettivi e in qualche modo inevitabili di un comune approccio. Aldo Rizzo
Persone citate: Bracher, Davignon, De Felice, Giuseppe Sacco, Jenkins, Lowenthal, Rosario Romeo, Sartori
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