Baker nella scia di Bush

Baker nella scia di Bush L'ex capo di gabinetto sarebbe in lizza per la vicepresidenza Baker nella scia di Bush Fedelissimo di Reagan, buon conoscitore della macchina del partito, è indicato come il «compagno di corsa» ideale - Ha detto alla tv: «Non chiedo nulla ma non rifiuterei un'offerta» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Da ieri, anche i repubblicani hanno il loro Mario Cuomo: è Howard Baker, 11 capo di gabinetto della Casa Bianca, 11 premier di fatto del governo Reagan. dimissionario dal primo luglio prossimo per ragioni familiari. Di questo ex deputato ed ex senatore, per ventanni protagonista della vita politica americana (diresse tra l'altro l'inchiesta congressuale sul Watergate) tutta Washington parla come del sicuro candidato alla vicepresidenza, il * compagno di corsa' elettorale di Bush. Howard Baker ne avrebbe ogni requisito: è un astuto avvocato del Profondo Sud, e dunque una carta vincente nella cosiddetta cintura della Bibbia, conosce la macchina partitica e burocratica ancora meglio di Lyndon Johnson, è noto e gradito anche alla maggior parte del pubblico nordista. Ma come Cuomo, Baker recalcitra alla prospettiva di scalare l vertici del potere. 'Se vi offrono la vicepresidenza — ha dichiarato ieri alla tv — certamente non la rifiutate: sarebbe presuntuoso, e non lo farei. Non intendo però chiederla, e ritengo estremamente improbabile che mi venga offerta». A differenza di Cuomo. il cui rifiuto si è mostrato fermo (ma forse il governatore si illudeva che 1 democratici non sarebbero riusciti a trovare un candidato) Baker cambierà idea le settimane prossime? Interpellato dai giornalisti alla cena organizzata dall'ambasciatore Petrignani in onore di De Mita, Bush ha tergiversato: 'Non ho ancora deciso nulla sul mio eventuale vicepresidente' ha risposto. Ma ha ammesso di essere stato presente all'incontro con Reagan nello Studio Ovale quando il capo di gabinetto si è dimesso e di volerlo consultare 'dopo la convention democratica'. L'indicazione sembra chiara: per annunciare chi sarà il proprio, Bush intende aspettare che Dukakis scelga un numero due, in modo da neutralizzarlo. Se Baker non facesse alla bisogna, gli proporrebbe un altro incarico, la segreteria di Stato, o la Difesa o la Tesoreria. «£" un uomo — ha detto — di cui il partito non può fare a meno'. Nessuno alla Casa Bianca ha dimenticato che 16 mesi fa, per salvare Reagan dall'Irangate, Baker rinunciò alla propria candidatura alla presidenza, perseguita per due anni. Prima che da considerazioni elettorali, le dimissioni di Howard Baker, comunque, sono scaturite davvero da motivi familiari: sia la moglie Joy sia la madre Irene sono da tempo ammalate in ospedale a Knoxville nel Tennessee, n ritiro del capo di gabinetto è stato inoltre agevolato dalla situazione politica: nel crepuscolo reaganiano, Baker ha ritenuto esaurito il proprio compito. Ha consentito a Reagan di superare indenne gli scan¬ dali più gravi, lo ha aiutato a concludere il trattato sulla eliminazione delle armi di teatro, e ha preparato due vertici trionfali con Gorbaciov. Infine, Baker si è garantito che la successione vada al suo braccio destro, Kenneth Duberstein di 44 anni, un ex lobbista che gode di identica fiducia al Congresso e che è giudicato un ■miraeles maker', capace di miracoli. •Avevo detto che me ne sarei andato per ultimo, spegnendo le luci della Casa Bianca — ha ricordato il capo di gabinetto —. E' come se lo facessi: dopo Toronto, conteranno soprattutto le elezioni. Il trattato sulle armi strategiche è ancora possibile ma non è probabile'. Con l'addio del sessantaduenne Howard Baker, e col suo ritorno (temporaneo o no) a uno studio legale che gli rende oltre 1 milione di dollari annui, 1 miliardo e mezzo di lire, si chiude in pratica l'età del reaganismo. Altri reaganauti abbandoneranno presto Reagan, innanzitutto Tom Griscom, il regista del grande show di Mosca di due settimane fa, che è legato al capo di gabinetto, e forse anche il ministro del Tesoro Baker, richiesto come consigliere da Bush. Il Presidente rimarrà la tradizionale anitra zoppa della fine di ogni mandato: come ha detto con sarcasmo la tv, la Casa Bianca si troverà al buio prima del previsto. Ma non sono attese conseguenze disastrose. Restano al loro posto gli uomini chiave, come il segretario di Stato Shultz e il ministro della Difesa Carnicci. Respinta la legge protezionista sui commerci, Reagan può rallegrarsi dell'andamento dell'economia, e dopo la visita al Cremlino può essere sicuro della distensione. A partire da luglio, anzi, il Presidente incomincerà a dedicarsi anch'egli alla campagna elettorale: sarà il suo canto del cigno. L'erede di Howard Baker, Duberstein, un grande mediatore e negoziatore, avrà sei mesi di tempo per imporsi anche come un grande premier. Se Bush vincesse le elezioni, con o senza Baker vicepresidente, Duberstein diverrebbe uno degli astri del nuovo governo repubbli- cano' Ennio Caretto Washington. Howard Baker, il capo di gabinetto della Casa Bianca (a sinistra), fotografato nello studio ovale insieme con il suo successore Kenneth Duberstein: fra loro Ronald Reagan

Luoghi citati: Mosca, Tennessee, Washington