«L'Italia aiuta i pirati dei rifiuti» di Tito Sansa

«L'Italia aiuta i pirati dei rifiuti» Il governo della Nigeria accusa Roma ed invita al rientro l'incaricato d'affari «L'Italia aiuta i pirati dei rifiuti» I rapporti diplomatici tra i due Paesi sono al limite delia rottura - L'importatore dei veleni è fuggito senza passaporto - Arrestato un altro italiano, ma su di lui le autorità di Lagos non danno notizie DAL NOSTRO INVIATO LAGOS — Tra Nigeria e Italia si è al limite della rottura. Il nostro Paese è stato accusato pubblicamente dal governo nigeriano di avere collaborato con l'emigrato Gianfranco Raffaeli! che negli ultimi mesi ha importato e abbandonato quaggiù migliaia di tonnellate di scarti tossici. L'accusa è stata lanciata non dai giornali che da dieci giorni stanno «sparando» contro l'Italia, ma dal ministro degli Esteri in persona, il maggior generale Ike Nwachukwu dinanzi al corpo diplomatico al completo. Con linguaggio invero poco diplomatico il generaleministro ha deplorato il ruolo -poco amichevole- dell'Italia, precisando agli ambasciatori allibiti che -le relazioni diplomatiche debbono contribuire ad evitare danni economici, sociali e politici ai contraenti- La settimana scorsa, dopo le denunce della stampa, il governo di Lagos aveva richiamato in patria •per consultazioni- il suo ambasciatore a Roma James Kolo. Ieri ha chiesto al governo ita¬ liano di fare altrettanto. Ma siccome il nostro nuovo ambasciatore a Lagos, Stefano Rastelli, non ha ancora potuto presentare la lettera di credenziali (è prevedibile che gli faranno fare una lunga anticamera), la diplomazia di Lagos suggerisce che parta per Roma l'incaricato d'affari, il consigliere Gianfranco Colognato. In Italia — dicono al ministero degli Esteri nigeriano — U signor Colognato -potrà contribuire alle indagini sullo scandalo delle sostanze tossiche-. Reagendo nervosamente alle denunce dei giornali, il governo nigeriano attribuisce all'ambasciata d'Italia una sorta di connivenza con l'importatore delle scorie Raffaelli, sfuggito alla cattura. Viene citata una lettera del 17 maggio nella quale il consigliere Colognato chiedeva informazioni sulla esistenza di eventuali leggi per l'importazione e lo smaltimento di rifiuti. L'ambasciata conferma l'invio della missiva e anche di una seconda lettera, il 30 maggio (alle quali non fu mai data risposta), ma precisa che le richieste di informazioni furono fatte su domande di ditte private italiane, -proprio per conoscere la legislazione di quaggiù e per non correre il rischio di commettere infrazioni-. La situazione ora e la seguente: l'Italia, attraverso la sua ambasciata, viene additata all'opinione pubblica come la -grande inquinatrice-, l'incaricato d'affari viene invitato ad andarsene (partirà domenica sera per Roma, ufficialmente va -in vacanza-), la nave portacontainers Piave del Lloyd Triestino sequestrata venerdì 10 giugno nel porto di Lagos mentre si apprestava a lasciare gli ormeggi è sempre bloccata e per di più un cittadino italiano che fece un piacere al ricercato Gianfranco Raffaelli è stato messo in prigione. L'arrestato è un piccolo impresario ci costruzioni a nome Desiderio Perazzi. E' accusato di avere favorito il 2 giugno la fuga del Raffaelli. il quale è riuscito a partire per l'Europa imbarcandosi senza passaporto su un aereo della Lufthansa. Fino a ieri sera, per quanti sforzi abbia fatto, l'ambasciata d'Italia non era ancora riuscita a mettersi in contatto con l'arrestato Perazzi. neppure a conoscere il nome della prigione neila quale è rinchiuso. Dai molti quotidiani e settimanali della Nigeria si apprende che non solo ditte italiane hanno scaricato rifiuti tossici in questo Paese. Vengono pubblicati elenchi dettagliati di società tedesche, inglesi. norvegesi, americane. Le autorità — secondo la 'ione informata stampa locale conoscono molto bene i colpevoli. Perché dunque — ci si domanda negli ambienti diplomatici — il governo "i Lagos ha reagita in mani 'ra cosi brusca soltanto verso l'Italia, sequestra. > una nave, intimandole di riprendersi le scorie radioattiit- e non ha ! denunciato e neppure citato i responsabili di altri Paesi? Il blocco della Piave, da sei giorni in banchina a Tincan Island. nel porto di Lagos e presidiata da marinai nigeriani armati, riesce ancora più inspiegabile soprattutto quando si viene a sapere che già tre giorni fa le autorità nigeriane avevano sequestralo a Port Harcourt. sulla costa Sud-orientale della Nigeria, la nave danese Danix. che con certezza trasportò migliaia di bidoni contenenti scorie tossiche poi scaricate a Koko. Questa nave ..colpevole» pertanto sarebbe adatta a riprendersi il materiale e riportarlo in Europa e. secondo la logica, la Piave dovrebbe venire liberata. Le autorità nigeriane insistono invece che a compiere l'operazione di carico dei bidoni di materiale radioattivo sia la Piave, nave di 20 mila tonnellate di stazza lorda che per il suo pescaggio non può entrare nel delta del Niger e attraccare a Koko. laddove tra paludi e canali giacciono 17.400 bidoni radioattivi porlati dall'Europa. Tito Sansa