Ecco il viaggio dei veleni di Gianni Bisio

Ecco il viaggio dei veleni Partite da Torino 250 tonnellate di rifiuti scaricate in Nigeria Ecco il viaggio dei veleni Carta, legno e materiali isolanti inquinati dal pericoloso Pcb ■ La ditta che ordinò la spedizione: «Tutto regolare» - «La dichiarazione di smaltimento è autenticata dall'ambasciata d'Italia a Lagos» TORINO — Erano partiti da Moncalieri, alle porte di Torino, 250 tonnellate di rifiuti vari (carta, legno, stracci, materiali isolanti, ma non liquidi), tutti inquinati dal pericoloso poUclorobifenile (PCB), trovati nella discarica presso Koko, in Nigeria. E' stato facile accertarlo perché 1 contenitori — fusti e cassoni metallici chiusi — portano ben evidente l'etichetta richiesta dalle legge, che indica la pericolosità del contenuto, ma anche la ditta a cui rivolgersi «in caso di incidente grave* : è la -Elma Elettromeccanica tri. che ha sede legale a Torino, in via Colli 17, e stabilimento in via Lurisia 21, nella zona industriale di Moncalieri. -Se avessimo voluto fare i pirati, avremmo certo cancellato le nostre etichette*. dice l'ing. Mauro Bassi, amministratore delegato della Elma. E aggiunge: 'Tutti erano informati di questa spedizione: il ministero dell'Ambiente, quello della Marina mercantile, quello della Sanità, gli assessorati regionali all'Ecologia del Piemonte e della Toscana, quest'ul- timo perché il carico è stato fatto al porto-canale di Pisa. E prima di spedire questo materiale abbiamo fatto tutti gli accertamenti necessari. Ci era stato proposto anche di mandarlo in Romania, ma secondo le nostre indagini c'erano dei passaggi poco convincenti ed abbiamo riununciato*. La *Elma Elettromeccanica srl. nacque nel 1981 per fare manutenzione e riparazione di trasformatori e motori elettrici. Oggi ha 14 dipendenti, circa 2 miliardi di fatturato l'anno e una clientela molto vasta: Enel Fiat, Pirelli, Deltasider, Eni, Italsider e cosi via. Inevitabilmente si è trovata di fronte al problema dello smaltimento del PCB esaurito (contenuto nel trasformatori) e dei rifiuti da esso inquinati (stracci, legno, carta). Ma che cos'è questo materiale? Il PCB, o policlorobifenile. è un derivato per clorurazione del bifenile conosciuto anche col nome commerciale di 'Aroclor 1242*. Per la sua ininfiammabilità e per le proprietà dielettriche sostituisce vantaggiosamente l'olio minerale usato per il raffreddamento dei condensatori e dei trasformatori. L'aspetto negativo del PCB è però la sua pericolosità per l'uomo, che lo può assorbire attraverso il tratto gastrointestinale, i polmoni, la pelle e accumularlo nei tessuti grassi e negli organi con gravi conseguenze per la salute. A lungo la Elma ha stoccato centinaia di fusti di questa sostanza in un'apposita area, isolata e attrezzata, autorizzata da Regione e Provincia. Nel 1987 la ditta ha stipulato un accordo con la Officine di Savigliano e la Monteco (gruppo Montedison) per l'incenerimento del PCB liquido nell'apposito impianto di Porto Marginerà. Costo complessivo: oltre 2000 lire al kg. •Per il PCB liquido non ci sono problemi se non si bada alla spesa*, spiega Bassi. E per i residui solidi da esso inquinati? Non trattabili nell'impianto della Monteco, non accolti in nessuna discarica perché altamente tossico-nocivi, sono rimasti a Moncalieri. Poi si sono fatti vivi gli 'esportatori di veleni*. Dice Bassi: «Con l'autorizzazione a esportare, come richiede la legge 441, consegnata la merce, eravamo in una botte di ferro. Ma ci siamo chiesti dove sarebbe finito questo materiale*. La prima offerta, di un'azienda milanese 'appoggiata alla Sviezera* che proponeva l'Invio in Romania, venne giudicata «non valida* dopo una serie di lettere all'ambasciata italiana. Poi, la scorsa estate, si fece avanti la 'Ecomar* di Novi Ligure con una ricca documentazione sullo smaltimento in Nigeria, in una discarica della Ice, un'impresa locale: autorizzazione per 2500 tonnellate di PCB («era proprio specificato PCB*. dice Bassi). Poiché l'offerta è convincente, il prezzo ragionevole (poco meno di 1000 lire al kg, tutto compreso) e le informazioni buone, si provvede alle domande: vengono inviate ai tre ministeri (Ambiente, Sanità, Marina) e alla Regione. Questi hanno 30 giorni per negare l'autorizzazione, ma tacciono. In altre parole: silenzio-assenso. Dopo 45 giorni dalla presentazione delle domande, il 28 ottobre parte da Moncalieri il primo carico che viene stoccato in un deposito autorizzato del porto canale di Pisa. Piano piano, nei mesi successivi, si arriva a 250 tonnellate. Dal 7 al 14 marzo fusti e cassoni vengono caricati sulla motonave 'Line*. iscritta al compartimento di Amburgo, di proprietà di Hans Blockstiegel. Bassi va a Pisa e controlla di persona che i fusti della Elma siano sulla nave: «Per sicurezza — dice — ho preteso la polizza d'imbarco con l'elenco delle nostre bolle di accompagnamento*. In seguito ha ricevuto anche la dichiarazione di smaltimento e una copia autenticata dell'autorizzazione. Ce la mostra: Franco Raffaelli, l'uomo che ora la polizia nigeriana ricerca, in data 8 aprile '88, è autorizzato a scaricare il PCB. Il documento è registrato presso il notaio Funke Adekoya di Lagos, ed autenticato dall'ambasciata d'Italia il 29 aprile (numero di registro 3930). Gianni Bisio

Persone citate: Franco Raffaelli, Funke, Hans Blockstiegel, Koko, Mauro Bassi