Scuola, la Cgil non firma di Mario Salvatorelli

Le banche e i titoli di Stato I nostri soldi dì Mario Salvatorelli Le banche e i titoli di Stato «Formulo la presente non per avere indicazioni sull'investimento del mio capitale, che, da vecchio pensionato (ho 84 anni) non posseggo (circa 40 milioni non formano un vero capitale da preoccupare per il sito investimento), ma per avere chiarimenti sull'atteggiamento degli istituti di credito bancari che ostacolano (almeno a Verbonia) la consegna dei Buoni del Tesoro Poliennali che ultimamente ho sottoscritto». Ho riportato per esteso questo preambolo per due motivi, ambedue stimolanti: il primo perché dimostra quale vivacità, quale spirito combattivo si possano avere a 84 anni; il secondo perché invita i più «giovani» a non fermarsi sul risparmio già accumulato, ma ad andare avanti fino ad avere un «vero capitale», con almeno tre zeri. E ora, torniamo al signor L. B. (lettera firmata) di Verbania (Novara), che cosi prosegue: «Fino a due anni addietro i titoli sottoscritti venivano regolarmente consegnati, sia pure dopo sette od otto mesi dalla sottoscrizione. Dall'inizio dello scorso anno più nessuna consegna. Alle mie ripetute richieste mi è stato detto, dapprima, che i titoli non erano ancora arrivati, poi che l'Istituto di emissione intende ammassare tutti questi titoli di Stato in un'unica amministrazione centrale, denominata "Monte Titoli S.p.A.", e che, con tutta probabilità, questi titoli non verranno più stampati, per cui basterà la ricevuta di sottoscrizione rilasciata dall'istituto bancario incaricato a certificare il possesso dei titoli, ricevuta che potrà essere negoziata in caso di necessità. Gli interessi vengono pagati mediante presentazione della ricevuta, come in effetti è avvenuto. Ma è veramente vero tutto questo diabolico meccanismo? Perché un sottoscrittore non può avere i titoli al "portatore" sottoscritti?,). Ecco un caso tipico in cui ambedue le «parti» — la banca e il lettore — hanno ragione e, allo stesso tempo, torto. Ha ragione la banca, o chi per essa, quando afferma Che la Banca d'Italia tende (più che «intende») ad ammassare i titoli del Tesoro in una gestione centralizzata presso la stessa Banki- talia, per snellire il «servizio titoli del Tesoro». Ha torto, però, quando confonde questa gestione centralizzata con la «Montelitoli S.p.A.», società creata per «ammassare», centralizzandone la gestione, le azioni e le obbligazioni, anche del settore pubblico, ma non i titoli di Stato. Ha ancora torto il funzionario di banca, se è vero che ha detto che «con tutta probabilità, questi titoli non verranno più stampati», cosa che nessuno si é neppure sognato di pensare (eccettuati i Bot, beninteso, che non lo sono mai stati, altrimenti «uscirebbero» dopo la loro scadenza). Ha ragione il lettore, quando sottolinea il ritardo nella consegna dei suoi titoli, perché 11 tempo necessario a effettuarla ormai ha superato i 12 mesi (ed c questo uno dei motivi che fanno tendere alla loro centralizzazione). Ha torto, invece, quando parla di «diabolico meccanismo» e anche, in parte, aggiungendo: «/ titoli al portatore, se rappresentali da ricevuta, automaticamente diventano nominativi, in quanto, in caso di decesso del litolare della ricevuta, l'erede dovrà istruire la pratica di successione, anche se i titoli sono esenti dal pagamento di tasse>>. Certo, la pratica da istruire è una seccatura, ma i titoli di Stato, pur soggetti da un paio d'anni all'imposta sugli interessi, continuano ad essere esenti da imposte di successione, le quali, possiamo ricordarlo, dopo la loro riforma scattano soltanto a partire dai 120 milioni più una lira di asse ereditario, comunque costituito, alla cui formazione, lo ripetiamo, i titoli di Stato non concorrono. A proposito di titoli di Stato, ricevo questa lettera, firmata, ma da attribuire, in caso di pubblicazione, a «una coppia di pensionati di San Secondo» di Pinerolo (Torino), i quali vorrebbero chiarite le loro «perplessità circa l'acquisto di Bot semestrali all'asta del 16 maggio scorso, per un importo di sessanta milioni di lire». Queste perplessità derivano loro dal fatto di aver pagato i Bot «al prezzo unitario di lire 96,1575, con in più le spese bancarie di lire 10.193, per un totale di 57.704.693 lire e, di conseguenza, con un reddito annuo netto del 7,65 per cento», mentre, dalla lettura dei giornali, risultava un prezzo di 94,95 lire, pari a un reddito lordo del 10,83 e netto del 9,38 per cento. Conclusione della lettera: «Si domanda, ufficialmente, perché si fa un discorso, e poi, in separata sede, si opera a capriccio?». Abbiamo riletto i giornali e rifatto i conti, e abbiamo trovato, innanzi tutto, due errori nella lettera della simpatica coppia di pensionati, uno pressoché trascurabile, l'altro più rilevante. I Bot semestrali di quell'asta vennero aggiudicati al prezzo di 94,98 lire, una frazione di centesimo in più di quello indicato. Inoltre, il calcolo dell'interesse non va fatto sui 60 milioni del rimborso, ma sui 57,7 milioni spesi per l'acquisto, e, in questo modo, sale da 7,65 a 7,92 per cento circa. I) costo unitario, infine, si spiega con il fatto che al prezzo di 94,98 vanno aggiunte 0,628 lire per la trattenuta fiscale, e 0,50 lire di commissione bancaria (poteva essere anche di 0,40 lire, ma le banche hanno una certa «libertà» in questo campo), con il che arriviamo a 96,11 lire. Se aggiungiamo i bolli, nella misura di 9 lire ogni 100.000 di valore nominale alla quale sono stati recentemente ridotti con la creazione del «mercato secondario» dei titoli di Stalo (prima erano di 12 lire ogni 100. 000), nonché il solito diritto fisso di 5000 lire per queste operazioni (qualunque ne sia l'ammontare), ecco' che arriviamo al prezzo unitario di 96,1575 al quale i nostri lettori hanno pagato i loro Bot. \'« ■ ri

Luoghi citati: Novara, Pinerolo, Torino, Verbania, Verbonia