«Mi hanno violentata, condannateli»
«Mi hanno violentata, condannateli» In aula a Caltanissetta la ragazza stuprata in Sicilia da quindici giovani «Mi hanno violentata, condannateli» Il padre di Pina giudici - Due non ha resistito all'assalto di giornalisti e curiosi ed è svenuto davanti ai degli accusati insistono nella loro versione: «Nessuna aggressione» CALTANISSETTA — L'aria inebetita, i grandi occhi azzurri socchiusi sotto i lampi dei flash e le lampade delle tv. Pina Siracusa, la radazza di 21 anni stuprata a Mazzarino il giorno di Pasquetta da 15 giovani, cinque dei quali adolescenti, ha affrontato con grande forza la prima udienza del processo ai quattro imputati maggiorenni. Gli altri 11 non ancora diciottenni saranno processati il 7 luglio dal tribunale dei minorenni. Con l'assistenza dell'Udì (Unione donne italiane) la ragazza, che denunciò ogni cosa ai carabinieri, si è costituita ieri parte civile, chiedendo la condanna dei violentatori rinviati a giudizio per violenza carnale e sequestro di persona. Dalle labbra di Pina ieri sono uscite solo poche frasi. • Ora mi sento cresciuta.. Non ho più paura-, ha detto la ragazza che vive a Palermo, ospite dell'Udì, le cui dirigenti intendono sottrarla alla curiosità che si è fatta morbosa (anche un giornale di fotoromanzi ha proposto alla giovane la pubblicazione delle sue memorie). • Ho avuto la forza di denunciarli tutti e adesso ho anche quella di affrontare il processo-, ha affermato Pina entrata nell'aula del tribunale di Caltanissetta verso le 11 di ieri mattina sorretta da un'amica e da una delle due donne avvocato che la rappresentano, Marinella De Nigris Siniscalchi del foro di Napoli e Maddalena Giardina, legale Udi. Pina è stata letteralmente assalita dagli operatori dei giornali e delle tv mentre il tribunale, presieduto da Renato Di Natale (fu p.m. nel primo processo in cui Michele Greco, il .Papa, fu condannato all'ergastolo per il delitto Chinnici) si insediava, dichiarando aperto il dibattimento. Giuseppe Siracusa, il padre di Pina, un contadino semianalfabeta che ha sempre lavorato sodo nei campi, ha raggiunto il banco del tribunale e ha baciato un crocifisso: .Non è giusto, basta/., ha urlato l'uomo e si è quindi inginocchiato davan ti ai giudici. Sono stati atti mi di tensione e confusione. Pina, emozionata, è scoppiata a piangere e si è stretta a un'amica, n Presidente Di Natale ha ordinato la prosecuzione a porte chiuse. L'udienza, infine rinviata a martedì 13 prossimo, per gli interrogatori del quattro imputati, è durata sino a pòco prima delle 14 e per un'o ra e mezza, in due fasi, il tribunale è rimasto in camera di consiglio per pronunciarsi su alcune istanze. E' stata respinta la costituzione di parte civile delle femministe dell'Udì e del movimento •Tribunale 8 marzo, che se condo il Presidente Di Natale e i suoi due giudici a latere, non hanno interessi -diretti e immediati- nel dibattimento. Anche il p.m., Francesco Polino, e gli avvocati Filippo Siciliano. Giampiero Russo. Fulvio Santangelo e Salvatore Daniele, che difendono gli imputati, hanno sostenu¬ to l'inammissibilità - E i giovani indicati da Pina come stupratori? Immobili, ben vestiti, le manette ai polsi, uno accanto all'altro nel banco degli imputati, hanno sfidato 1 lampi dei fotografi e le cineprese senza tradire alcun sentimento. Cono Alagona, 21 anni, Giuseppe Capobianco di 19, Se¬ rafino Cascino di 18 e Luigi Margiotta di 21, in una pausa dell'udienza hanno scambiato qualche battuta con i giornalisti. -Mai toccata, non l'abbiamo neanche sfiorata quella li-, hanno detto sprezzanti indicando Pina sia Cascino che Capobianco. Fin dall'inizio della vicenda i due giovani hanno negato di aver avuto rapporti con la giovane in quel lungo, movimentato pomeriggio dell'indomani di Pasqua in cui la sfortunata giovane fu costretta a subire le violenza degli stupratori prima in una casa di campagna, poi in un rustico casolare dove, arrivati altri .picciotti, fu deciso di continuare la .festa.. Alagona e Margiotta, invece, hanno insistito nella loro versione: .Pina ci stava, c'era sempre stata- e si sono mostrati sbalorditi perché ■poi se n 'è andata a sporgere denuncia-. Quest'ultima versione a Mazzarino, nel cuore della Sicilia povera, dove l'agricoltura è ancora arretrata e la crescita civile è indietro di decenni rispetto al resto dell'isola, è stata alimentata da una odiosa quanto insistente campagna anti-Pina e la giovane a metà aprile ha preferito abbandonare Mazzarino perché non resisteva più alle insinuazioni dei compaesani. Dalla casa (un ambiente di 20 metri quadrati attiguo alla stalla) condivisa in paese con i genitori e la sorella minore, al piccolo alloggio di Palermo a 170 chilometri di distanza che equivalgono ad anni luce. Pina ha conosciuto una trasformazione radicale. -Mi ci trovo bene-, dice con semplicità mentre pensa a trovare un'occupazione e a riprendere gli studi interrotti alla terza media. Ma prima il processo. Antonio Ruvida
Luoghi citati: Caltanissetta, Mazzarino, Napoli, Palermo, Sicilia
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