Antartide, terra di conquista di Piero Bianucci

Antartide, terra di conquista Per lo sfruttamento petrolifero e minerario accordo tra 33 Paesi Antartide, terra di conquista Anche l'Italia è interessata alla grande intesa - Sono già stati individuati depositi di cobalto, uranio, rame, ferro e oro - Ma i verdi protestano Presto gli ambientalisti apriranno un fronte di guerra al Polo Sud. Dopo sei anni di negoziati difficili, 33 Paesi hanno deciso di aprire l'Antartide allo sfruttamento di risorse petrolifere e minerarie. I .verdi, di Greenpeace, che con una loro nave già da tempo pattugliano le coste del continente australe, sono pronti a opporsi al progetto con tutte le loro forze. L'accordo di sfruttamento del patrimonio minerario dell'Antartide è stato raggiunto qualche giorno fa in una conferenza a Wellington, in Nuova Zelanda, ed è ancora molto preliminare. Dovranno ratificarlo almeno 16 dei 20 Paesi che riconoscono il Trattato Antartico del 1959, e ciò non potrà avvenire prima della fine di quest'anno o più probabilmente all'inizio del prossimo. Ma l'esplorazione e l'uso delle risorse su larga scala dovranno poi ancora passare al vaglio di un'altra commissione e richiederanno un ulteriore parere unanime dei venti Paesi. La convenzione appena approvata riguarda soltanto una prima serie di sondaggi per Indivi¬ duare giacimenti di petrolio e minerali utili tramite test sismici e altre tecniche che non rechino danno all'ambiente. 11 Trattato Antartico prevede un periodo di studi e di ricerche fino agli Anni 90. Dopo di che 1 Paesi impegnatisi in questo lavoro e dotati di basi antartiche permanenti potranno prendere decisioni sulla base delle conoscenze acquisite. Fino a oggi, quindi, l'Antartide è stata un immenso laboratorio di ghiaccio, con una popolazione di duemila persone costituita esclusivamente da tecnici e scienziati. Anche l'Italia, che aderisce al Trattato, da tre anni invia nel continente australe una spedizione scientifica sotto la direzione dell'Enea con il concorso dell'Università e del Cnr. Dopo l'ultima spedizione, la base italiana è diventata stabile, e il nostro Paese potrà di diritto partecipare alle trattative sull'utilizzazione delle risorse. Risorse che, a un primo esame, sono di grande interesse. Benché oggi i 13,5 milioni di chilometri quadrati dell'Antartide siano ricoperti da duemila metri di ghiaccio, in lontani tempi geologi¬ ci, a causa della deriva del continenti, quelle terre si trovavano molto più vicine all'equatore. Poterono cosi formarsi enormi giacimenti di combustibili fossili: carbone, petrolio e gas. Petrolio è già stato individuato nel Mare di Weddel e nel Mare di Ross, dove le perforazioni fatte a scopo scientifico hanno trovato anche metano ad alta pressione. Una prima stima delle riserve parla di ben 45 miliardi di barili. Carbone se ne trova lungo tutta la catena transantartica, nel monti Elisworth e nella Terra della regina Maud: la qualità però è scadente. Ottimo, invece, il carbone dei Monti del principe Charles. Un rapporto preparato dal Servizio geologico degli Stati Uniti elenca 900 depositi minerari consistenti. Una ventina sono in regioni non coperte da ghiaccio (queste rappresentano appena 11 2 per cento della superficie dell'Antartide). I giacimenti di ferro sono circa 300, altrettanti quelli di metalli di largo uso industriale, 160 quelli di metalli preziosi. Il ferro si trova prevalentemente nei Monti del principe Charles (Antartide orien¬ tale), nella Terra della regina Maud e nelle zone di Bunger e Dufek. Questi giacimenti però sono interessanti, più che per il ferro, per i metalli associati: nichel, cromo, rame e potassio. Soprattutto il rame risulta molto abbondante. Oro, argento, cobalto, molibdeno, stagno, titanio, uranio e torio sono in quantità economicamente interessanti. Poi ci sono i giacimenti marini: ancora petrolio, noduli di manganese associati a cobalto, rame e nichel; piombo, zinco, noduli di fosforite. Per non parlare delle risorse biologiche, in primo luogo 11 krill, un gamberetto che vive di plancton, essenziale alla catena alimentare dei mari antartici ma cosi abbondante che l'uomo potrebbe ugualmente prelevarne grosse quantità pur nel rispetto dell'ambiente (oggi se ne pesca un milione di tonnellate all'anno). Lo stesso ghiaccio è una potenziale risorsa: esistono dei progetti per trainare iceberg fino alle regioni equatoriali, vicino a Paesi assetati. Gli argomenti degli ambientalisti però hanno una loro solidità. L'Antartide, con i suoi 25 milioni di chilo¬ metri cubici di ghiaccio, è un po' il termostato del pianeta e il regolatore del livello dei mari. Intaccare questo equilibrio potrebbe essere pericoloso. Del rarefarsi dell'ozono sul continente si è già molto parlato e l'allarme continua. Inquinanti provenienti dai Paesi industrializzati hanno già contaminato persino queste terre polari: nella carne dei pinguini si trovano tracce di Ddt. Tutti motivi che devono indurre alla prudenza e, se si arriverà a uno sfruttamento delle risorse, a una regolamentazione severa, senza smagliature. I Paesi che hanno in mano le chiavi della cassaforteAntartide sono Stati Uniti, Unione Sovietica, Fi-ancia, Inghilterra, Italia, Belgio, Germania Ovest, Germania Est, Polonia, Norvegia, Giappone, Cina, India, Sud Africa, Australia. Nuova Zelanda, Cile, Argentina, Brasile e Uruguay. Le ricerche scientifiche finora condotte dagli italiani sono tra le più disinteressate: ci siamo occupati, prevalentemente, di astrofisica, mettendo le basi per un Osservatorio che scruti il cielo nel raggi infrarossi. Piero Bianucci