Pierino è fuori moda

Pierino è fuori moda Bravi ragazzi e molto «famiglioni» i giovani degli Anni Ottanta Pierino è fuori moda Nell'indagine (ripetuta dopo 4 anni) sull'evoluzione del comportamento sono diminuiti quanti preferiscono un lavoro indipendente - Più della metà degli intervistati non «ama» la politica MILANO — Tra i giovani degli Anni Ottanta non c'è nessun Pierino, nessun discolo. Appaiono anzi bravi ragazzi, molto pragmatici, molto morali, molto .famigliarti*, Innamorati cioè dei conforti della famiglia di mamma e papà. Il ritratto particolareggiato e completo dei nuovi italiani è stato affrescato ieri dai due sociologi Alessandro Cavalli e Antonio De Lillo, che hanno presentato nell'auditorium delle Stelline i risultati della loro ricerca «Giovani Anni Ottanta», edita dal Mulino. Negli ultimi tempi indagini sull'argomento si sono moltiplicate, ma questa ha due caratteristiche: innanzi tutto è attendibile, perché ha i crismi del metodo scientifico, elaborato in solidi ambiti accademici; poi fa seguito a un'analoga indagine svolta nell'83, il che presenta il vantaggio di seguire nel tempo, con sistematicità, l'evoluzione del comportamento culturale delle nuove generazioni. Infatti qui, su un totale di 4000 giovani fra i 15 e i 24 anni che hanno risposto al questionario, circa 700 avevano già partecipato alla ricerca precedente. Molte preoccupazioni le suscita il lavoro. Certo, c'è il problema della disoccupazione. Ma soprattutto «é l'intero scenario del futuro che desta inquietudine nei giovani-, come dice Alessandro Cavalli. Una spia di questo atteggiamento è che. dall'83 a oggi, sono diminuiti quanti preferiscono un lavoro indipendente, mentre sono aumentati coloro che si sentono più attratti da un'azienda pubblica, per di più di grandi dimensioni. Insomma, ciò che è autonomo e piccolo fa più paura. E' cresciuta l'insicurezza. Un aspetto però va sottolineato, avverte Cavalli. E cioè che i giovani oggi vedono nel lavoro soprattutto un'occasione per migliorare se stessi: professionalmente ■ e umanamente. Per questo ricercano si una doverosa e pagante specializzazione, ma poi chiedono di abbracciare la totalità del processo produttivo in cui sono inseriti, nel senso di conoscerne le varie fasi. «Molti ragazzi — precisa il sociologo — sentono la necessità, una volta assunti, di sperimentare, o almeno di "annusare", altre attività all'interno dell'azienda. Pensano di sentirsi così più partecipi, e dunque più motivati». Un altro tema di primo piano è quello della politica. E qui c'è un «gap». Più della metà degli intervistati risponde che con la politica non vuole avere rapporti diretti. Un 15.8% (percentuale più alta di quella nell'83) dice addirittura: -La politica mi disgusta*. Poi invece si scopre che in gran numero i giovani hanno partecipato ad attività e manifestazioni riguardanti la pace e il disarmo, l'ecologia, la scuola e cosi via. ■'Questo vuol dire — commenta il sociologo Alberto Martinelli, che ieri pomeriggio ha partecipato alla discussione — che i ragazzi sono si interessati alla politi- ca, ma non lo ammettono, soprattutto per pudore. E questo perché la politica è identificata con i partiti, vissuti come entità negativa*. Quindi — conclude Martinelli — •esiste un potenziale dì partecipazione che i partiti non sanno né valorizzare né incanalare*. Poi c'è un fenomeno accentuato: i giovani tendono a rimanere sempre più a lungo nella famiglia di origine. I motivi sono diversi: perché purtroppo non è facile trovare lavoro (ma peraltro, anche con un lavoro, non si avverte l'esigenza di metter su casa in proprio); perché i giovani hanno potuto negoziare e ottenere li¬ bertà maggiori, fino a disporre completamente della propria camera, facendovi entrare chi vogliono loro; perché i conflitti tra genitori e figli sono si sempre attivi, ma molto più soffici rispetto a ieri, con alcune aree perfettamente condivise, come la passione ad esempio per la musica rock. Siamo qui di fronte a una della rivoluzioni silenziose più stupefacenti del dopoguerra. Alcuni studiosi hanno persino definito la società attuale come •società adolescente*, nel senso che anche gli adulti sostengono diversi sforzi di adattamento a una realtà che cambia in continuazione: cambia nel lavoro (si passa da un'attività all'altra, mutano le tecniche professionali), cambia nella vita privata (divorzi), nelle mode e nei gusti. Un pericolo l'avverte lo psicologo Fulvio Scaparro: «I giovani oggi hanno molte cose, sempre di più. Magari le usano poco, ma l'importante è averle. Sono le cose a dare sicurezza, a far sentir degni di partecipare a un gruppo. E' questo consumismo materiale che può far nascere una mentalità appunto consumistica, estensibile persino ai rapporti fra persone. C'è il rischio, e qualche sintomo già s'avverte, dell'"usa e getta" anche umano*. Ed ecco infine altre risposte a raffica. Mentre la famiglia è -la cosa più importante della vita*, l'istituzione che ispira più fiducia è la polizia (18,4%), seguita dai carabinieri e dai sacerdoti; all'ultimo posto figurano i politici (1,6%). Tra i partiti, sale di otto punti la de, calano pei, psi e pri. Il 38,1% risponde mabbastanza* alla domanda su quanto è importante è la religione, contro un 22,7 che risponde «poco» e un 22,4 che invece dice •molto*. E quasi plebiscitaria è la condanna contro droga e rapporti omosessuali. Servizio militare: è per lo più considerato un giusto dovere; anzi, il 49,4% sostiene che sarebbe ora che lo facessero anche le donne. La media poi dei soldi in tasca al mese è di 192.500 lire, e poco meno di un terzo esce la sera due o tre volte la settimana, mentre un quarto legge tutti i giorni un quotidiano, e il 60% passa da una a tre ore ogni di davanti alla tv. •Sarebbe però utile — dice infine Io psicologo Scaparro — che nell'indagine si trattassero anche temi come la sessualità e l'identità: identità personale, locale-regionale, nazionale. Nell'adolescenza sono temi importanti. Ma non solo in quella*. Può darsi che l'obiezione venga accolta neila terza inchiesta già prevista per il '91. Sempre sotto l'egida dello Iard, l'associazione per la ricerca sperimentale sui problemi dei giovani. Claudio Altarocca Previsione di andare a vivere fuori dalla famiglia per conto proprio nei prossimi 5 anni per sesso ed età. MASCHI FEMMINE 15-17 18-21 22-24 15-17 18-21 22-24 anni anni anni anni anni anni E' gia successo — 0,3 6,6 0,6 4,7 18,7 Si, certamente 3,4 7,3 13,7 2,8 8,4 9,6 Si, e probabile 13,1 20,2 30,7 16,2 23,1 19,3 Non so prevedere 13,2 19,5 14,0 14,2 14,9 13,6 No, iniprobabile 31,1 30,3 22,5 28,5 25,6 18,0 No, certamente 39,3 22,3 12,5 37,7 23,3 20,7 N = 2000 100 100 100 100 100 100 Difetti diffusi tra gli insegnanti 1987 1983 Tendenza a non considerare le esigenze ed il punto di vista degli studenli 58,7 5,1,9 Incompetcn/.a e impreparazione nella propria materia 39,2 36,9 Influenza politica ed ideologic;! sugli allievi 36,7 29,8 Eccessiva severita 24,3 25,0 Eccessiva accondiscendenza ed arrendevolezza di fronle alle richie- ste degli studenti 22,7 17,9 TOTALI (risposte multiple) 2000 2000

Persone citate: Alberto Martinelli, Alessandro Cavalli, Antonio De Lillo, Cavalli, Claudio Altarocca, Fulvio Scaparro, Martinelli, Mulino, Scaparro

Luoghi citati: Milano