«Il Vertice? Uno choc»

«Il Vertice? Uno choc» «Il Vertice? Uno choc» A colloquio con il poeta russo Andrei Voznesenski • «Si è infranto lo stereotipo del nemico» - «Abbiamo visto Gorbaciov com'è davvero» - «Di Reagan mi ha colpito la delicatezza, è un uomo che non ha respinto la possibilità di capire» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Andrei Voznesenski mostra un vialetto, in fondo al bosco di abeti e betulle che circondano la dacia: laggiù, le donne di Peredelkìno hanno festeggiato Nancy Reagan, le hanno offerto mazzi di fiori. Il Presidente è appena partito, la tv ha mostrato gli ultimi saluti con Gorbaciov. E' finito un grande spettacolo, per la gente di qui. Com'è andata, secondo un poeta che sonda spesso la società, nei suoi versi, e conosce gli uomini di Gorbaciov? E' andata bene: • Perché al summit è caduta una barriera psicologica tra Oriente e Occidente-. — Ma Reagan com'era arrivato a Mosca? Come un crociato, come un marziano, come un esploratore che scopre un continente? •Come Cristoforo Colombo. Due anni fa lo incontrai in America, e sapeva poco della Russia. La sua visione mitologica è scomparsa, adesso. E poi. è stato utile per la nostra gente vederlo, com'è in realtà». — Nella gente comune, che effetto avrà fatto? «Credo che si sia rotto uno stereotipo. Non parlo di Reagan in persona, che è un attore, ha carisma. Si è infranto lo sterotipo delT'uomo occidentale", del nemico. Mentre cerchiamo la strada della democrazia, cerchiamo una via alla quale potrebbe partecipare la democrazia occidentale, come esperienza per 10 meno. Vedere il Presidente alla conferenza stampa, sentirlo parlare di elezioni e cosi via, e stato uno choc, per 11 nostro popolo, che nella maggioranza è corrotto dalla propaganda ufficiale. Tutti credevano che Reagan dicesse ai giornalisti che cosa dovevano scrivere, come faceva Stalin. Si sono accorti, vedendo il suo rapporto con loro, che non è cosi». — n popolo sovietico ha avuto di fronte per quattro giorni, in tv, due capi, due immagini diverse del potere. Com'è andato, questo confronto? «Reagan ha avuto successi e insuccessi. I successi sono legati al suoi momenti "umani", quando raccontava la sua vita, quando ricordava Nancy. Sono comportamenti insoliti, per i nostri leader. Alla conferenza stampa ci siamo accorti che non è un robot, ma un uomo. Gli insuccessi: quel suo umorismo dei proverbi. Cita quelli che nessuno di noi conosce. Gorbaciov, al contrario, ha parlato in modo più ufficiale ma ha detto cose che ci turbano: ha parlato dell'Afghanistan, dei missili, di cose serie, n nostro è un popolo molto serio. Nel suo discorso di risposta, Reagan ha parlato a lungo della trama di un film, e milioni di sovietici sono rimasti sconcertati». — Questo «choc televisivo» ha avuto effetti anche all'interno dell'Urss, sull'immagine del potere sovietico. «Quando mostrano Gorbaciov non dalla tribuna, si vede che è un uomo, e questo ci aiuterà tutti Gorbaciov è entrato nelle case, abbiamo visto come pensa, come indugia, come prende decisioni. Tutto quésto rafforzerà il processo democratico, che è solo all'inizio. E' stata una sorpresa, per • noi, vedere com'è davvero Gorbaciov, accorgersi quando era contento e quando non lo era. Non lo si era mal visto cosi, prima. Per il nostro popolo, abituato alla propaganda di Stalin e di Breznev, è una cosa di estrema importanza. Ma quella essenziale è stata che non si sono aspettati i comunicati della Pravda, si è rotto il mistero, il popolo è stato ammésso a quanto accadeva. Ha visto Gorbaciov e Reagan insieme sulla Piazza Rossa, li ha visti discutere. Ha capito che sono, tutti e due, uomini normali, "vivi". Servirà da esempio: per l'informazione, per l'ideologia. E' stato un altro choc». — Una piccola rivoluzione culturale? •Senza dubbio». — Destinata ad avere quali effetti? «Come si dice, "Porterà acqua al nostro mulino". Sarà utile per la nostra rivoluzione. Perché da noi è in corso una rivoluzione, che non si sa che fine avrà. Ai reazionari fa comodo la "cortina di ferro": sono gli stessi che vogliono le carceri, vogliono rinchiuderci la gente. Hanno fatto molto bene a mostrare in tv l'incontro di Reagan con i dissidenti: non più soltanto vignette sui dissidenti, ma loro come parlano, bevono il tè; uomini come noi. Anche questo è stato uno choc, per il Paese». — Tutto questo avrà fatto dispiacere a molti, in Urss. «A moltissimi. Nel nostro Paese ci sono, secondo dati ufficiali, 18 milioni di persone appartenenti alla nomenklatura dell'apparato. Avrà fatto piacere a poche migliaia di loro. La visita di Reagan al monastero Danilovski non ha certo fatto piacere ai nostri sciovinisti, che vogliono l'isolamento, il panslavismo». —Quella di Gorbaciov è stata anche una sfida all'immaginazione, alle tradizioni, dunque. •SI. A quelli, per esempio, che non volevano che tra le pareti del granovitaia palata, al Cremlino, si suonasse il jazz americano. Ma il problema non è stato, tanto, portare Reagan in quei luoghi; è stato mostrarlo al popolo. Il compito principale, oggi, è svegliare la gente: e tutti questi choc sono utili Compreso quanto è accaduto a Spaso House, a cena: è stato suonato dell'ottimo jazz; c'erano cinque ministri sovietici, e Reagan ha notato che anche loro battevano i piedi a ritmo, insieme con i colleghi americani. Una cosa mai accaduta. E' molto importante che si siano tolte tutte quelle maschere. Ora tutti vedono che tutti possono inciampare, mentre camminano: non esistono più esseri assolutamente "perfetti"». — Qual è stata la lingua del vertice? «Si è parlata la lingua dell'uomo con l'uomo. Prima si parlava quella tra Stati e basta. Non tutti sono ancora abituati, da noi. Come non tutti sono ancora abituati a vedere le mogli dei leader: bisogna capire questo nostro Paese asiatico. Ma anche questo rende il potere più umano. Perché il potere senz'anima potrebbe diventare, in futuro, un pulsante, un computer, dei missili in volo». — Che cosa l'ha colpita di più, nel vertice? «La delicatezza di Reagan. Tutti, qui, pensavano che sarebbe arrivato un uomo duro, rigido, che avrebbe detto si o no. Invece tutti hanno visto, alle volte, quanto poco sia sicuro di sé. Hanno visto un Reagan diverso. Hanno visto il suo volto, quando parlava del suo successore e della fine del suo mandato. Lo hanno sentito parlare con sofferenza». — Che cosa scriverebbe di Reagan? «E' un personaggio che ha capito qualcosa e che, nonostante l'età, non ha respinto la possibilià di capire. Tutti i miei amici in America non amano Reagan. ma qui si è comportato bene, ha fatto molto lavoro utile anche per loro-. Emanuele Nova/io

Luoghi citati: Afghanistan, America, Mosca, Nancy, Russia, Urss