Sinistre d'Europa dopo il terremoto

Sinistre d'Europa dopo il terremoto INDIVIDUALISMO E SOLIDARIETÀ': CONVEGNO ITALO-TEDESCO A TORINO Sinistre d'Europa dopo il terremoto TORINO — Il ritmo del cambiamento che ha coinvolto le sinistre nel mondo, in Europa c in Italia e sialo, nel giro di un paio di decenni, tale da provocare un vero c proprio terremoto ideologico e politico. E questo cambiamento si rende pienamente riconoscibile anzitutto nelle parole, nei concetti, nelle categorie, nel tipo di scopi e valori. Il progetto di un mutamento «globale» o ('Strutturale», da raggiungersi per via rivoluzionaria o per via riformistica, appare fuori uso. A sua volta l'idea che il trasferimento allo Stato del grande comando sulle risorse materiali e sugli uomini costituisca un passaggio obbligato contro la tirannide del privato e del particolare è ora temuta, coinè sbagliata e illusoria. E allora? Che cosa resta della sinistra? Che è del socialismo, del comunismo? Quali i mezzi, i fini, i valori che possono caratterizzare una sinistra che ha voltato in maniera tanto drastica le spalle ad una parte così decisiva del proprio passato e della propria cultura politica? Questi interrogativi, che hanno una portata realmente planetaria, sono ben attuali, come tutti sappiamo, anche e forse specialmente in Italia; dove il confronto fra socialisti e comunisti intorno a questi temi dura da n: ' ini e trova una ulteriore spinta nei recenti risultati elettorali. Un'occasione di verifica, spregiudicata, a volte lesa ma anche asse leale, circa gli orizzonti che sianno di fronte alle sinistre in particolare in Italia e nella Germania federale è stata quella offerta c! .il convegno appena svoltosi a Torino per il GocthcInstitul, divenuto senza dubbio uno dei centri culturali più vivaci e seriamente impegnati della città. Nell'incontro tra autorevoli esponenti della socialdemocrazia tede ... del psi, del pei e vari intellettuali, ia necessità e la portata del cambiamento ideologico e delle prospettive politiche sono apparse in piena evidenza. Su questo l'accordo è risultato generale, fin dalle relazioni introduttive, tenute da Francesco Forte. Thomas Meyer e Gianfranco Pasquino. A fare da protagonisti dell'intero convegno sono stati due concetti chiave: «individualismo» e «solidarietà». Il significato era evidente: l'affermazione da un lato di un termine capace di interpretare esigenze irrinunciabili di libertà e mobilità sociale e la critica verso lo statalismo organicistico e dall'altro di un termine in grado di correggere le espressioni egoistiche e distruttive dell'individualismo stesso, affermando il valore cruciale di un rapporto positivamente costruttivo fra sfera del singolo e sfera del collettivo. Forte ha ioti Jhneato con energia la critica del sisli ma collettivistico-organicistico: e Meyer ha parlato proprio di un «individualismo» che deve essere «nuovo», in quanto capace di diventare fecondo veicolo di «solidarietà». Di fronte a coloro che insistevano sull'impc rnza del mutamento e sull'invecchiamento in primo luogo della «tradizione comunista», Giorgio Napolitano ha reagito con elegante sottigliezza. II., bensì ribadito, ancora una volta, il valore della tradizione del comunismo italiano: ma poi ha convenuto che la realtà dei processi sociali è tale per cui occorre prendere atto della non operabilità degli strumenti che il passato consegna al presente e al futuro, ribadendo però l'irrinunciabilità per la sinistra (al singolare) di rispondere alle spinte disgregatrici che operano nella società. Sull'importanza di approntare strumenti adeguati si è soffermato il professor Naschold, che ha messo in luce come le sinistre non possono limitarsi a porre fini senza elaborare mezzi credibili. Ma, insomma, la sinistra, questa sinistra che va cambiando così profondamente e rapidamente, è in crisi o meglio in stato di inferiorità rispetto ad altre forze c culture politiche? In un suo intervento assai vivace, De Michclis lo ha negato con decisione. Il mondo muta velocemente — ha detto — e il vecchio progetto di grande mutazione socialista è in soffitta: ma in soffitta non sono le sinistre, che, seppure con una cultura politica qualitativamente diversa, restano le uniche forze in grado di far fronte ai profondi mutamenti sociali che agitano le società complesse e dividono il Nord dal Sud del mondo. Giuliano Amato ha messo con chiarezza il dito su quella piaga che sono i problemi creali alle rappresentanze e ai governi dalle pressioni in primo luogo «neocorporativc» (e non solo di natura economica), le quali creano continue e ampie distorsioni, e provocano compromessi e cedimenti che coinvolgono direttamente anche le sinistre determinando deleterie scissioni fra il dire e il fare. Dall'ampio dibattilo svoltosi a Torino — e che ha coinvolto altresì Novelli, Fassino, Balbo. Cardetti. Ferraresi. Rusconi, Tranfaglia. chi scrive e i tedeschi Daubler-Gnelin. Klose, Martinv, Mever-Abich. Schulze —, è risultato a mio avviso soprattutto questo: che ormai la sinistra europea occidentale va ristrutturandosi in un fronte variegato di partiti «progressisti», presi tra la convinzione del proprio irrinunciabile ruolo e la ricerca di una nuova identità ancora assai incerta. Massimo L. Salvador!

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