I sexy-pqrty della santona di Andrea Di Robilant

I sexy-party della santona Anche rapporti sessuali programmati nella comunità di Amantea I sexy-party della santona Ogni incontro veniva registrato sul diario della donna che guidava la setta -1 carabinieri cercano una ragazza di Torino - L'«apostolo» condannato a morte aveva tentato di fuggire, ma la sua auto era finita in un dirupo DAL NOSTRO INVIATO AMANTEA — Lidia Naccarato. la sanlona della setta del Rosario, usava il potere che aveva sugli adepti per orchestrare accoppiamenti sessuali tra i membri di una cerchia ristretta della comunità. I particolari sono emersi dai carteggi ritrovati alla cascina della Moschicella. Le esperienze sessuali venivano infatti trascritte diligentemente dalla santona. L'attenzione degli inquirenti è ora rivolta in particolare ad una donna di nome Giusi, che non è ancora stata identificata. Sarebbe venuta diverse volte alla Moschicella da Torino su ordine di Lidia. In una delle lettere ritrovate, la santona scrive a Giusi: «Zio Antonio mi è apparso e mi ha detto di dirti che devi accoppiarti con l'altro-. Zio Antonio Naccarato era lo zio di Lidia e il fondatore della setta del Rosario. Dopo !a sua morte, cinque anni fa. Lidia prese il comando della comunità. Aveva l'abitudine di impartire ordini agli adepti sostenendo che venivano direttamente da zio Antonio. Dalla lettera non è chiaro con chi Giusi dovesse accoppiarsi in quell'occasione particolare. Il carteggio rivela comunque che Giusi aveva rapporti sessuali con uomini e donne della setta. Ieri il sostituto procuratore Luigi Belvedere è andato all'ospedale civile di Cosenza per interrogare Lorenzo Tommasicchio, 40 anni, ferito durante la demenziale sp.'-«toria nella notte della macabra uccisione di uno degli apostoli della setta, il ventisettenne torinese Pietro Latella. Alcuni particolari emersi dall'interrogatorio di ieri permettono di fare una prima ricostruzione del fatti di una settimana fa. Li-"n Naccarato nomina tre ..ici apostoli, tra i quali Pietro Latella. in vista della resurrezione di zio Antonio. Gli apostoli, tutti celi¬ bi, fanno un voto di castità e vanno in ritiro spirituale in una grotta non lontana dalla cascina. Non si sa quanti giorni vi rimangono, ma il 24 maggio tornano alla Moschicella per dare inizio ai riti. Lidia informa i seguaci che prima della reincarnazione di zio Antonio, Satana li attaccherà. Ordina a tutti di armarsi con i fucili da caccia e le pistole che sono poi state ritrovate. Lidia va in trance e quando si sveglia annuncia che una visione di zio Antonio gli ha rivelato l'identità del «giuda»: è Pietro Latella. Un gruppo di adepti cattura Latella, lo porta in un ripostiglio e lo lega ad una sedia. Poi Lidia ordina ai seguaci di appostarsi alle finestre, pronti a sparare contro il diavolo. Latella non accetta il suo destino: si slega dalla sedia, si infila in una Toyota che sosta nel cortile e parte a tutta velocità. Lidia grida: 'Sa¬ tana ha slegato Pietro.'*. I fedeli sparano contro l'automobile. I pallini la colpiscono solo di striscio, ma Latella sbanda alla prima curva e la Toyota vola per un dirupo. Il giovane, ferito al viso, viene catturato e legato con una corda che era attaccata al gancio traino della Toyota. Lo riportano nel ripostiglio. Lidia ammonisce gli adepti: « Vigilate contro Satana. Non vi addormentate come fecero gli apostoli nell'orto dell'ulivo». A mezzanotte Latella viene ucciso con dodici colpi sparati da distanza ravvicinata. Gli esecutori materiali sono Santo Sicoli, Alessandro e Salvatore Naccarato. A quel punto la santona ordina ai seguaci di aprire il fuoco contro Satana: •Sparate a tutto quello che vedete! Sparate ai colombi, alle farfalle nere, ai gatti e ai topi.'». La sparatoria dura per un paio d'ore e in quel lasso di tempo i fedelissimi chiudono ermeticamente la porta del ripostiglio con una saldatrice elettrica. Alle 3 del mattino di mercoledì Lidia annuncia che •Satana è stato sconfitto-. Ordina di cessare il fuoco e di cominciare le preghiere in attesa della reincarnazione di zio Antonio. Ma durante la sparatoria uno degli adepti, Lorenzo Tommasicchio, era stato impallinato accidentalmente al volto e ai glutei. Ora viene finalmente soccorso: gli puliscono le ferite e gli mettono indumenti puliti. I seguaci continuano a pregare in cerchio invocando zio Antonio per il resto della notte e tutta la giornata di mercoledì. Nel pomeriggio Lidia ordina a due apostoli. Gaetano Donzellili', e Franco Melle, di portare Tommasicchio all'ospedale di Cosenza, dove arriva verso le 5. Poi la santona entra nuovamente in trance. A Cosenza Tommasicchio viene interrogato dai carabinieri. In un primo momento dice di essere stato aggredito e rapinato sulla strada. Ma la sua versione non regge. I carabinieri insistono e la mattina seguente l'uomo farfuglia di essere stato in preghiera per due giorni alla Moschicella. Quando i carabinieri fanno irruzione nella cascina e scoprono il morto, i seguaci non si scompongono e continuano a pregare. Lidia, vestita di bianco, è sdraiata sul letto. Quando la svegliano, gli adepti cadono a terra e strisciano ai suoi piedi in lacrime. I carabinieri cercano di trascinarli nei cellulari, ma senza successo. Aspettano un ordine dalla santona, che alla fine dice: •State calmi, non vi preoccupate. Adesso andiamo tutti giù in paese». Andrea di Robilant

Luoghi citati: Cosenza, Torino