Nel Sahara in guerra

Nel Sahara in guerra La lotta per l'indipendenza del popolo sahrawi Nel Sahara in guerra 115 anni del Polisario: dal ritiro spagnolo all'occupazione marocchina - Rabat si oppone al referendum per l'autodeterminazione: un nodo che soltanto Algeri può sciogliere DAL NOSTRO INVIATO SAHARA ALGERINO — Da 15 anni si combatte e si muore in un angolo del Sahara. I riflettori della politica internazionale sono puntati altrove e fanno di-:, menticare che una guerra é in corso in uno dei luoghi più desolati e affascinanti del mondo, l'ex Sahara Espanol. Per una distest, ài sabbia e di pietre battuta dal vento e flagellata dal sole, grande un po' meno dell'Italia il popolo sahrawi lotta per la sua esistenza contro l'esercito marocchino (che ha rimpiazzato gli uomini del Tercio e della Legione Straniera spagnola) e contro la volontà di un re, Hassan n. che non vuole rinunciare al sogno del Grande Marocco. E' un popolo che soffre nelle grandi tendopoli attorno a Tinduf, la città algerina al crocevia delle frontiere fra Marocco. Algeria, Mauritania e Sahara Occidentale, e nei grossi centri sulla costa atlantica occupati dai marocchini i quali, assieme ai mauritani, il 26 febbraio 76 ricevettero in dono da Madrid quella fetta di Sahara. L'anima di questo popolo è il Fronte Polisario (Fronte popolare di liberazione del Saguiat al Hamra e del Rio de Oro) guidato dal suo segretario generale Mohamed Abdelaziz, anche presidente della Repubblica araba sahrawi democratica (Rasd). La Repubblica in esilio proclamata il 27 febbraio 1976, ammessa nell'Organizzazione per l'unità africana (Oua) al vertice di Addis Abeba del novembre '84 e riconosciuta da una settantatina di Paesi. Sono tutti guerriglieri questi Figli delle nuvole che venerdì 20 maggio, nella wilaya di Auserd. una tendopoli a sud-ovest di ut, hanno festeggiato anniversario'del Fronte; Polisario. Davanti alle •autorità ^'ftl presidente Abdelaziz, il primo ministro Lamine, il ministro della Difesa, ambasciatori e rappresentanti di Paesi che ancora non riconoscono la Rasd — per l'Italia una delegazione parlamentare guidata dal senatore Pierluigi Onorato) hanno sfilato per ore, su una pista infuocata, gruppi d'assalto e carristi, commandos e veterani delle «guerre delle sabbie.. Autoblindo, carri armati, artiglieria. Land Rover: un grosso arsenale di guerra in parte fornito da Libia e Algeria, in parte strappato al nemico durante le scorrerie nel deserto. Ma è sul terreno della diplomazia che il nodo sahariano potrà essere sciolto; e su questo piano il Polisario sembra in vantaggio. Sia l'Oua sia l'Onu hanno più volte condannato l'espansionismo marocchino e raccomandato l'apertura di negoziati diretti tra la Rasd e Rabat per giungere a un referendum ri. autodeterminazione. • Non c'è altra strada — dice il presidente Abdelaziz —. Il destino del Sahara Occidentale dovranno deciderlo i sahrawi con il jioto. Il referendum organizzato e controllato dall'Onu si potrà tenere quando il Marocco avrà ritirato le truppe, l'Amministrazione, i coloni. Dopo tutti questi anni di lotta, che hanno portato a compimento il processo di formazione della propria coscienza nazionale, il popolo sahrawi non è disponibile a rinunciare a un metro quadrato del suo Paese-. Il futuro è pieno di speranze e di incertezze. Il conflitto ha sfiancato tutti: Rabat per gli enormi costi della guerra di posizione; il Polisario che combatte un nemico più forte da posizioni scomode; Algeri che. ospitando la Repubblica sahrawi, ha bruciato enormi risorse economiche e politiche. Forse proprio l'Algeria comincia a. domandarsi se non sta più utile la strada della trattativa. Forse non a caso il 16 maggio scorso, Algeri e Rabat hanno riallacciato le relazioni diplomatiche interrotte 12 anni fa dopo la proclamazione della Rasd. Il riawicinamento è stato giustificato con la necessità «di rafforzare l'unità del continente africano-, di chiudere con il passato e realizzare il grande Maghreb, cioè l'unità oltre che dell'Algeria e del Marocco, della Mauritania, della Tunisia e della Libia (un vertice dei capi di Stato dei cinque Paesi dovrebbe svolgersi la settimana prossima a Algeri in occasione della Conferenza della Lega Araba). Un obiettivo che seduce sia Algeria sia Rabat per i possibili vantaggi economici ma che richiede una soluzione definitiva della guerra nel Sahara. I due Paesi parlano perciò della necessità di far svolgere un referendum -libero e regolare, nella più totale sincerità e senza impedimenti-. Il Polisario afferma di non temere l'accordo tra Algeri e Rabat; e in effetti esso potrebbe sbloccare la situazione, con la garanzia che il referendum prima o poi si terrà. La realtà forse è più complessa, ma ormai anche tra i guerriglieri serpeggia la convinzione che la vittoria possa arrivare con le armi della diplomazia più che con quelle tradizionali della guerra. Quindici anni di guerra hanno stremato i combattenti dei due fronti e soprattutto le famiglie sahrawi che hanno lasciato le loro case nelle città dell'ex Sahara Espanol sotto le bombe al napalm e al fosfo- ro sganciate dai bombardieri marocchini e che hanno trovato rifugio qui. nel deserto algerino, senza fonti di sussistenza, senza armi, senza denaro. Per i sahrawi la festa del 20 maggio ricorda l'inizio della lotta armata contro gli spagnoli. Dieci giorni prima si era tenuto, in una località segretà,1 'U'rotìgrésso costitutivo del Fronte Polisario: un manipolo di nazionalisti sahrawi che ha individuato la strada per la liberazione del suo Paese. I sahrawi compiono cosi un atto di rottura sia nei confronti del nazionalismo spagnolo, che da mezzo secolo occupa la loro terra, sia nei confronti di alcuni Paesi maghrebini che da tempo rivendicano un «diritto» su quella stessa terra in virtù di un passato troppo spesso piegato alle esigenze del momento. I nemici sono cambiati: ai colonialisti spagnoli sono subentrati marocchini e mauritani. L'accordo di Madrid (14 novembre 19761 tra Spagna. Marocco e Mauritania sulla spartizione del Sahara Occidentale, dopo che la Corte dell'Aia aveva riget¬ tato le pretese di Rabat e Nouakchott, è il premio al colpo di genio di Hassan il che aveva lanciato (6 novembre) la famosa Marcia Verde: centinaia di migliaia di diseredati mandati a conquistare quella terra. n territorio del Sahara Occidentale fa gola per le sue ricchezze, soprattutto per gli enormi giacimenti di fosfati (Bu Craa). A Madrid, in Mauritania, a Rabat si crede che un pugno di nomadi non possa ribellarsi; cosi, quando gli ultimi spagnoli lasciano la colonia, il 26 febbraio 1976, marocchini e mauritani invadono il Sahara Occidentale, innescando una guerra di sterminio che fa migliaia di vittime, decine di migliaia di profughi A El Ayoun. a Dakhla (ex Villa Cisneros), a La Guera. a Smara, per tre anni la vita è un inferno per quei sahrawi che non sono riusciti a fuggire prima dell'arrivo dell'invasore. Ma l'invasore non tiene conto dei carattere dei sahrawi, che pure da tempo erano conosciuti per le loro virtù belliche. Oggi le Land Rover hanno sostituito i cammelli. I guerriglieri del Polisario, come 1 loro antenati guerrieri razziatori, compaiono dal nulla: colpiscono e si ritirano. Il Sahara Occidentale è divenuto una trappola per l'esercito marocchino, abbandonato dalla Mauritania dopo tre anni di guerra e coinvolto in una guerra di usura apparentemente senza sbocchi militari. Una serie di sconfitte fa perdere terreno al Marocco, che decide di proteggere il cosidetto triangolo utile, la zona dei fosfati e delle città con un muro fortificato di sabbia e filo spinato, dotato di attrezzature elettroniche, dietro il quale stanno appostai. 200 nula uomini. n muro, che taglia diagonalmente il Sahara Occidentale dal confine'algeromarocchino all'Atlantico non è soltanto un'opera di ingegneria militare; esso divide nettamente due mondi e due culture antagonisti: da una parte la civiltà urbana e sedentaria, sorvegliata da un esercito immobilizzato; dall'altra i guerriglieri, gli accampamenti, gli spostamenti imprevedibili. -Quel muro — dice il presidente Abdelaziz — iaró la loro croce. Gli costa 5 milioni di dollari al giorno, il quaranta per cento del bilancio marocchino. Noi possiamo attraversarlo quando vogliamo e colpire, loro sono iichiodati I fosfati non bastano a ripagare le lite dei soldati morti e le famiglie art prigionieri: Francesco Tropea

Persone citate: Cisneros, Francesco Tropea, Guera, Hamra, Marcia Verde, Mohamed Abdelaziz, Pierluigi Onorato