Le doppiette contro la roccaforte rossa di Pierangelo Sapegno
Le doppiette contro la roccaforte rossa A Ravenna la vera sorpresa è il successo della lista «Caccia e pesca » che ha tolto voti soprattutto al pei Le doppiette contro la roccaforte rossa Anche i tórdi si sono imposti a spese dei comunisti che osservano: «Non possiamo andar dietro a tutte le rivendicazioni corporative» - La giunta pci-psi-psdi-pri ha pèrso il 9 per cento - ti psi: «Questa alleanza era quasi un regime» - I repubblicani vogliono il sindaco DAL NOSTRO INVIATO RAVENNA — Le bottiglie di spumante sono ancora 11, ammucchiate sul tavolo, nessuno ha avuto il coraggio di aprirle. Eppure a Ravenna, rispetto alle politiche, il pei ha perso meno che negli altri capoluoghi, alla provincia ha addirittura tenuto, ricorda Vasco Errani, il segretario, spulciando fra le carte, accanto al telefono. Solo che qui, in questa roccaforte nella Romagna rossa, la sconfitta è vissuta da dentro, nel cuore del partito dove i cedimenti sono più gravi, pure più veri. -Questa giunta ha perso*, strombazza Francesco Giangrandi, il segretario della de, «la coalizione fra psi, psdi, pri e pei non si potrà più fare*. E Mario Boccaccini, socialista, dice che si, è vero, la giunta ha perso: 'quattro consiglieri, e quasi il nove per cento dei voti*. E' sparito l'unico consigliere psdi, il pri ne ha dieci mentre prima erano undici, e il pei è rimasto con 23 (erano 25 fino a ieri). In via Pascoli, alla Federazione comunista, hanno tirato l'alba a ricevere i dati e a studiarli. E adesso da Roma chiamano ancora, ed Errani deve rileggere per la centesima volta tutti quei numeri, il bollettino della sconfitta. L'emorragia non c'è stata, è vero, -siamo ancora la forza centrale*, si ostina a ripetere il segretario. Ma il feudo rosso si stuige, le regole del gioco sembrano cambiate e quelle nuove spaventano, e non basta più appellarsi all'orgoglio di partito, non basta più costruire un sistema di potere trasversale come qui a Ravenna, che parte dal Comune, passa da quattro partiti popolari, arriva all'Unione industriali e alla Curia, persino, all'alleanza con l'Arcivescovo, Ersilio Tonini. Non basta: perché la società si frantuma, si spezza, mille rivoli e mille richieste, spiega Errani, e addio blocco sociale: «e noi non possiamo rincorrere tutte le schegge, andar dietro a tutte le ri¬ vendicazioni corporative*. In questa società frantumata, in cui si perdono i valori della solidarietà, quelli su cui i vecchi avevano fondato le cooperative e organizzato le lotte operaie e le battaglie sindacali, soprattutto il pei rischia di diventare una forza residuale. • Questo è il problema che abbiamo ora, questo è il vero problema*, dice Nevio Sallmbeni, 24 anni, segretario della Fgci. -Adesso la gente vuole risposte individuali, ha un rapporto con le cose più individuale, meno mediato da un partito. E allora non tengono più le parrocchie, e non teniamo più noi, che siamo una forza che fondava su quei valori la sua politica*. Cosi, si allontanano i giovani, che sono i figli di questa realtà diversa, ancora sconosciuta. A Ravenna, la federazione giovanile conta 1683 iscritti, è la quarta d'Italia, però non basta, ammette Salimbeni: «è una presenza minima*. I giovani stanno fuori di qui, lontano. E i centri giovanili, ì gruppi di volontariato che i comunisti hanno organizzato, non riescono a richiamarli. -Sono sperimentazioni*, avverte Errani, -per ora sono soltanto sperimentazioni. Le somme potremo tirarle fra qualche anno*. E se i giovani non vengono, pure quelli che non sono più giovani cominciano ad andarsene. Qui. il 29 maggio non c'erano leghe romagnole o ancora più locali a rivendicare qualcosa. L'unica iuta civica era quella dei cacciatori, denominata «Caccia pesca e ambiente-: ha preso quasi tremila voti, rastrellati fra i due grandi partiti che sono al governo, ni: p pei. appunto. I verdi ne hanno raccolti 4 mila, e pure loro hanno rubato consensi ai comunisti. -Il risultato delle elezioni sta tutto qui*. dicono in via Pascoli. Oggi però, che i voti sono già alle spalle, bisogna ricominciare a fare i conti con la realtà del Palazzo, con i giochi di sempre, le beghe di ie¬ ri. Da Roma continuano a chiamare, e Sandro Ottolenghi da via delle Botteghe Oscure, parla con Salimbeni e anche lui vuole conoscere numeri e situazioni. Giorgio Brunelli. repubblicano, assessore alla programmazione, chiede per il suo partito la poltrona di sindaco. .Non abbiamo mai chiesto niente*. dice. I socialisti danno per scontata la presidenza della Provincia. Il pri ribadisce, a scanso di equivoci: .iVoi non vogliamo i Verdi.. Errani ripete il suo ritornello: .Restiamo il perno di ogni soluzione*. E Mario Boccaccini. segretario provinciale del psi, analizza: •Noi dei quattro partiti delia coalizione siamo gli unici a non avere perso. Però questa alleanza era quasi un regime ed c uscita sconfitta. Il pei dovrebbe riflettere molto, se gli conviene utilizzare il pri come stampella. L'incontro <ra questi due partiti è un incontro fra contraddizioni, fra due basi popolari clu- non si amano molto. Dentro il Palazzo, è tutto come prima, o quasi. Mauro Dragoni il sindaco comunista, l'altro ieri, dopo i primi risultati, ci aveva scherzato sopra: .Mal comune, mezzo gaudio. Va male a tutti*. Ma adesso si mette le mani nei capelli, legge i voti dei cacciatori, brontola: •Come si potrà far politica con loro?* Già. come si potrà? Claudio Miccoli, capolista di «Caccia pesca ambiente», neo consigliere comunale, s'inalbera un po': -La caccia fa parte della cultura romagnola*. Ma nel feudo rosso il pei oggi non ha voglia di discutere la giunta, di ricominciare a trattare. Alle 18, in via Pascoli, sono ancora tutti in riunione. La storia elettorale del pei insegna che in Emilia le batoste arrivano sempre un turno dopo, se nel resto dell'Italia si perde qui si tier.^ per una legislatura. Dall'ufficio esce un urlo: «iJtprenditi lo spumante. Porta male, boia d'un mond lèder!*. Pierangelo Sapegno
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