Ai nuovi suoni americani risponde Sylvian l'inglese

Ai nuovi suoni americani risponde Sylvian l'inglese Ai nuovi suoni americani risponde Sylvian l'inglese CHE cosa rimane dei Japan? Schegge, strade e storie diverse. Tutte geniali, come geniale era il gruppo. Esempi. Mick Karn, il bassista. dedica gran parte del suo tempo alla scultura. David Sylvian, la mente, è sempre avanti: lo considerano, a ragione, la risposta inglese alla «new age» americana. Un artista che guarda con interesse alla musica colta, senza perdere le radici rock. David Sylvian è mercoledì 11 maggio al teatro Colosseo. Un musicista d'elite, per happy few, lo definiva qualcuno: e invece il teatro è esaurito. Non è musica facile, quella che Sylvian ha cominciato a elaborare quando nell'83 OH On Canvas ha chiuso la breve, eccitante avventura dei Japan: qualcuno ha voluto avvicinare le sue composizioni rarefatte e eleganti alla «musica d'ambiente» di Brian Eno. E' questo un paragone che Sylvian non rifiuta: «Sono un grande ammiratore di Eno, la sua musica mi ha molto influenzato, è stata forse la maggiore fonte di ispirazione anche dei Japan», ha detto. Però Sylvian, nato 30 anni fa a Beckenham nel Kent, nella sua carriera di solista aperta dall'album Brilliant Trees dell'84 non s'è mai adagiato nella ripetizione di schemi, né propri né altrui. Secrets of Beehive, il suo disco «solo» più recente, si caratterizza per un taglio più immediato delle canzoni: ma Plight And Premonition, l'album realizzato con Holger Czukay (ex dei Can) e pubblicato in questi giorni, conferma che in Sylvian il gusto per la sperimentazione e le ampie costruzioni sonore, eteree e squisitamente intellettuali (fin troppo intellettuali, fa notare parte della critica), è tutfaltro che sopito. Il concerto di mercoledì 11 al Colosseo di via Madama Cristina 71 s'inizia alle 21. I biglietti costavano 40, 30 e 25 mila lire: ma è inutile cercarli. Sono introvabili da settimane. g. fer. David Sylvian