Un museo a cielo aperto nel teatro di battaglia

Un museo a cielo aperto nel teatro di battaglia Da fondali e foreste affiorano i residui dell'ultima giieira Un museo a cielo aperto nel teatro di battaglia trici pesanti, munizioni, ancore, eliche. A Palau. nello stesso abitato di Koror, c'è una batteria contraerea con una mano di antiruggine, vicino alla stazione di polizia: vicino al campo dì baseball un cingolato anfibio rugginoso, ormai saldamente piantalo a terra: serbatoi supplementari d'aereo. A Palau, nel porto di Malakal, un grande mezzo da sbarco, con i vetri della plancia ancora forati da proiettili del Mikado. Il natante, raccontano, fu trovato alla deriva al largo una quindicina di anni fa. proveniente da chissà dove. Fu rimorchiato in porto e da allora naviga a rimorchio, come chiatta, ogni tanto. Appena fuori dall'abitato venne girato ventanni fa il film «Duello nel Pacifico» con Toshiro Mifune e Lee Marvin, storia di due soldati, uno americano l'altro giapponese, rimasti soli in un'isola al termine di una furibonda battaglia. A Peleliu, isola lunga undici chilometri e larga tre. con ottocento abitanti, la pista su cui atterrano i Cessna della Paradise Air è ancora quella che i giapponesi costruirono nel '40 e che gli americani conquistarono con un mese di scontri selvaggi, tra i più sanguinosi dell'ultima guerra. L'isola era stata fortificata con bunker e postazioni di artiglieria in caverna: il pesante bombardamento alleato da! mare non scalii le di lese e quando i marines sbarcarono sulla spiaggia si trovarono davanti ad un fuoco di sbarramento insuperabile. I soldati del Sol Levante erano asserragliati in centinaia di grotte comunicanti, e che solo dopo settimane furono espugnate con esplosivi e lanciafiamme. Oggi il piccolo porto di Peleliu e ancora ingombro di rottami arrugginiti, motori stellari di caccia -Zero-, natanti irriconoscibili. Nella giungla, segnata da poche strade, molte ancora con la pavimentazione in cemento fatta dagli americani, carri armati e cannoni Usa e giapponesi, spogliati di ogni pezzetto asportabile a parte le strutture pesami e inamovibili. Sulla collina più alta dell'isola, battezzata allora «Bloody Nose Ridge» (la collina del naso insaguinato), ce un piccolo obelisco di pietre squadrate per ricordare il sacrificio di migliaia di marines Usa. e una bandiera a stelle e strisce. Una mitragliatrice leggera e murala accanto al monumento. Davanti, e la baia dello sbarco e la foresta che. allora, non c'era, spazzata dall'artiglieria delle navi al largo. Vicino ad un modesto cimitero americano, di fronte alla baia, con lapidi, un elmetto e una gavetta ossidati, un piccolo porto che sarebbe dovuto diventare bacino di carenaggio per la Us Navy dopo la guerra. Ai temiti di Nixon venne inviala una nave officina carica di materiali e macchine utensili. Ma il progetto naufragò, il canale venne osiruito da una tempesta, la nave rimase immobilizzata e abbandonata. A poco a poco gli abitanti dell'isola si portarono via lutto e ormai lo scafo e un fantasma candido, striato dalla ruggine, che non si muoverà mai più dal suo ancoraggio. r. s.

Persone citate: Lee Marvin, Nixon, Nose, Ridge, Toshiro Mifune

Luoghi citati: Koror, Palau, Peleliu, Usa