Palau candida spiaggia da un milione di dollari

Palau, candida spiaggia da un milione di dollari Maggio nell'ultimo avamposto del Pacifico Un arcipelago della Micronesia lontano da tutto Palau, candida spiaggia da un milione di dollari UNA spiaggia da un milione di dollari. Tanto è costato trasportare sabbia di corallo pompata da fondali lontani, davanti al nuovo Palau Pacific Resort, hotel cinque stelle costruito dai giapponesi a Koror nell'arcipelago di Palau, isole Caroline, in Micronesia, 7" 30' a Nord dell'Equatore, quasi sullo stesso meridiano di Tokyo, 600 miglia a Oriente delle Filipine. Quasi certamente si tratta della spiaggia più costosa del mondo. Ma anche l'albergo non è da meno. La Pan Pacific Hotels ha investito cinque anni fa 34 milioni di dollari in un complesso turistico che ospita per il 60 per cento clienti giapponesi, 20 per cento americani, il resto europei. Italiani compresi, che stanno arrivando alla spicciolata in questo paradiso del Pacifico, fuori mano, caldo, fatto di atolli e silenzio, con fondali marini che sono il paese della cuccagna per i subacquei. Considerati da Cousteau i più ricchi e intatti del mondo. L'arcipelago si è da poco inserito nel grande giro del turismo internazionale, stuzzicando anche gli europei che hanno già visto Seychelles, Maldive, Caraibi. Mauritius e che in piccole pattuglie stanno scoprendo nuove frontiere. Il Paese (ventimila abitanti in tutto su una superficie di poco più di 300 chilometri quadrati), è una repubblica da quattro anni, teoricamente indipendente, in realtà sotto l'egida degli Usa. tanto che la moneta corrente è il dollaro. La nazione è composta da circa 200 isole di origine vulcanica, molti atolli difesi da barriere coralline, ma di queste solo otto sono abitate stabilmente. La capitale, Koror, è un silenzioso villaggio equatoriale di case basse tra palme da cocco, banani, alberi del pane, manghi, prati verdissimi. Scarso il traffico automobi¬ listico, frenato da un limite di 25 miglia orarie, rispettato quasi da tutti. Le auto sono duemila in tutta la repubblica. Non esiste un solo semaforo. Le targhe sono di tre cifre, cosi come 1 numeri di telefono; la stessa guida telefonica è un quadernetto di meno di 50 pagine. La maggior parte degli abbonati — un migliaio in tutto — sono uffici governativi, negozi, piccole compagnie commerciali. Non esiste esercito, soltanto 55 poliziotti e una prigione che attualmente ospita una cinquantina di detenuti. I periodi migliori per visitare Palau vanno da febbraio alla fine di aprile e da ottobre a dicembre. Nei restanti mesi piove sovente. La temperatura arriva spesso oltre trenta gradi con un'umidità relativa dell'80 per cento. L'aeroporto internazionale (non abilitato ai Jumbo che forse non verranno mai) è stato inaugurato sei anni fa; fanno scalo i jet dell'Air Micronesia (dell'americana Continental) e dell'Air Nauru. con collegamenti con Manila e Taipei, e serve anche come scalo a pochi Cessna a sei posti di piccole compagnie locali («Paradise Air», di proprietà di una dinami- ca australiana che risiede a Hong Kong, e «Aereo Belau» dell'americano Bob Etchel). Appena fuori dai pochi centri abitati la giungla è fittissima, primordiale, impraticabile, popolata da scimmie, pappagalli, coccodrilli che vanno a cercare cibo sui reefs, serpenti (nessuno velenoso). Un aereo monomotore caduto nella foresta anni fa con due passeggeri a bordo non venne mai più ritrovato. Ancora tre mesi fa venne alla luce lo scheletro di un pilota americano caduto nel '44, identificato grazie alla piastrina. Ma la grande avventura delle Palau si vive sul mare. Con partenza dal Pacific Resort sono programmate escursioni con fuoribordo alle isole di Peleliu e di Angaur, e alle Rock Islands, incredibile serie di centinaia di isolotti calcarei fatti a fungo, coperti in ogni centimetro quadrato di vegetazione, come si dice, lussureggiante. Le Rock Islands compongono un dedalo di canali, insenature, bracci di mare, in cui si destreggiano solo i marinai palauani. Approdare o arrampicarsi, a meno di essere free climbers armati di machete, è impensabile. Ogni tanto invece appaiono minuscole spiaggette di sabbia candida, orlate di cocchi e mangrovie. Una delle minuscole isole è di proprietà della Neco Tours, agenzia turistica isolana. Gli ospiti approdano bagnandosi i piedi nell'acqua incredibilmente trasparente, possono mangiare intorno al barbecue già preparato dalla famiglia che abita tutto l'anno in solitudine, o fare immersioni a poca distanza dalla riva. Anche un principiante sub può infilarsi una maschera e, nuotando a pelo dell'acqua respirando con lo snorkel, stare delle mezz'ore ad ammirare lo spettacolo della vita sottomarina brulicante, colorata, che nessuna foto o poetica descrizione può rendere. Navigando tra un'isola e un promontorio, con all'orizzonte la linea bianca delle spume del reef che protegge le lagune dal mare aperto, si può anche essere sorpresi da un piovasco, breve di solito, con nuvole che corrono veloci dal mare alla terraferma. E a proposito di mare è curioso il fatto che la più grande compagnia di pesca del tonno di tutta la Micro¬ nesia, la Palau International Traders Incorporated. è una multinazionale (della Van Cam. società Usa del gruppo Ruston-Purina). di cui è socio un italiano. Marcello Pierantozzi. marchigiano di 53 anni, avventuriero ora sedentarizzato che, dopo aver girato mezzo mondo, si è fermato a Palau dove risiede ormai da da 21 anni. Nelle isole lo conoscono tutti come Marcello, e d'altra parte è l'unico italiano residente. «Quando sono arrivato qui c'erano solo tre o quattro americani; veniva una nave ogni nove mesi, e un idrovolante della Pan Am da Guam due volte la settimana". Ogni mese l'azienda manda qualcosa come 200 tonnellate di tonno fresco a Tokyo, dove è considerato una leccornia e mangiato crudo come «sasami». Il tonno crudo e fresco è squisito e in Giappone costa uno sproposito, più o meno duemila lire ogni fettina di pochi centimetri quadrati. Marcello ne affetta un pezzo nella sua casa al porto di Malakal e facciamo una merenda che. spiega, a Tokyo costerebbe almeno cento dollari. I tonni vengono catturati da pescatori di Taiwan che stanno in mare una decina di giorni, spingendosi fino a 200 miglia al largo. Il pesce viene scaricato al rientro, imballato immediatamente con ghiaccio e spedilo nella notte stessa al mercato di Tokyo con un DC-9 frigorifero, con equipaggio peruviano. Attualmente sono al lavoro almeno 60 pescherecci con equipaggi di sei. sette persone ciascuno, mentre lo stabilimento, che lavora tutto l'anno, 24 ore su 24, dà lavoro a 120 dipendenti. Un record per Palau. Renato Scagliola IL fascino dell'arcipelago di Palau non sta solo nella natura intatta e rigogliosa, nel mare verde e azzurro, nel silenzio e nella pace, ma nel suo passato inquietante, di teatro delle peggiori e più sanguinose battaglie combattute nel '44 fra giapponesi e americani. Sui fondali, nella giungla, su tante spiagge fuori mano, sono ancora centinaia i pezzi bellici rimasti ad arrugginire, rosi dalla salsedine, avviluppati da piante e liane. Carri armati, cannoni, mezzi da sbarco (qualcuno ancora usato per trasporti pesanti fra isola e isola), bombe d'aereo inesplose tenute nel giardino come souvenir, insieme a eliche d'aereo, eliche di navi, ancore, pezzi di carlinghe di caccia, elmetti. Il grosso dei reperti è sott'acqua in dozzine di lagune e fondali, nel raggio di un migliaio di chilometri. A parte Peleliu e Angaur, a venti miglia da Palau. un'intera flotta giapponese è stata affondata per esempio nell'immensa laguna di Truck ia 600 chilometri da Palau). larga oltre cento chilometri, considerata la più grande del mondo. Altri obiettivi sono Saipan. Tinian, Yap, Guam. Dopo più di quaranfanni dalla fine della guerra, corazzate, incrociatori, navi appoggio, cacciatorpediniere. bombardieri e siluranti sono diventati ciclopiche ombre azzurrine incrostate di coralli e madrepore, tana di cernie e polipi e di centinaia di pesci di ogni specie, fondali per il passaggio di meduse giganti, testuggini, branchi di barracuda e bonitos. qualche squalo. Le sovrastrutture di coperta del naviglio sono spesso intatte: pennoni, antenne, batterie di cannoni, mitraglia¬ Nel '44 era luogo di scontri furiosi tra americani e giapponesi, oggi l'arcipelago di Palau, nelle Caroline, è una nuova meta del turismo esotico Arcipelago di Palau: spiaggia nelle Rock Islands; nella foto a destra, un relitto bellico

Persone citate: Bob Etchel, Cousteau, Marcello Pierantozzi, Renato Scagliola