La perestrojka del patriarca Pimen

La perestrojka del patriarca Pimen Il millenario della Russia cristiana nel nuovo clima di Gorbaciov e i libri di Alceste Santini e Beppe Del Colle La perestrojka del patriarca Pimen IL prossimo 5 giugno cominceranno i festeggiamenti per il millenario del battesimo della Russia. La Russia è grande e lontana, è stata raggiunta tardi dal cristianesimo e dalla civiltà, e della sua storia sappiamo poco: perciò la circostanza, che nel clima della perestrojka gorbacioviana ha importanti riflessi politici, ci costringe a veloci aggiornamenti. Due libri, usciti entrambi per le edizioni Paoline, offrono delle mappe per orientarsi. Ne sono autori due giornalisti, Alceste Santini, vaticanista di 'l'Unità; che intervista Pimen, il settantottenne patriarca di Mosca e di tutte le Russie, e Beppe Del Colle, vicedirettore di «Famiglia Cristiana-. Fin dal X secolo quando fu cristianizzata la Rus' di Kiev, e cioè l'Ucraina, il rapporto della Chiesa ortodossa con la nazione russa è stato stretto fino all'identificazione. Questo rende almeno in gualche misura ragione del fatto che la Chiesa si mobilitò in difesa della patria russa minacciata da Hitler, passando sopra al fatto non trascurabile che a incarnarla fosse un regime aggressivamente ateo, impersonato da un dittatore e persecutore come Stalin. Non sono pochi i credenti che parlano di «cattività babilonese» della Chiesa russa nel settantennio trascorso dalla rivoluzione comunista, e ne cercano gli antecedenti nei secoli passati, quando per compiacere il potere statale la Chiesa sarebbe ripetutamente venuta meno alla sua vocazione di portare la luce nel mondo. Il patriarca Pimen. rispondendo alle domande di Santini che lo interroga sulle strutture e la storia della sua Chiesa e sulla situazione attuale, con particolare riferimento alla questione ecumenica, presenta naturalmente un quadro diverso e glorioso: quella del Patriarca è infatti la risposta ufficiale dell'istituzione. fiduciosamente aperta agli auspici del nuovo corso della politica di Gorbaciov e agli ideali pacifisti. Pimen ricuce l'immagine millenaria della Chiesa russa, interpretando i drammatici conflitti con il potere comunista come la conseguenza dell'identificazione delle gerarchie ecclesiastiche con forme sociali ormai superate, caratterizzate dal privilegio accordato in passato all'istituzione ecclesiastica. Con il comunismo, la Chiesa, nella netta separazione dallo Stato, manterrebbe il suo ruolo di vicinanza al popolo, ma purificato da ogni interesse mondano. Sia la visione di Pimen che quella, opposta, di molti dissidenti sono, naturalmente, unilaterali. A Pimen potevano essere rivolte domande molto più difficili, che non gli sono state rivolte dal giornalista di «l'Unità-. Ma. d'altra parte, additare nel comportamento della Chiesa ortodossa nei decenni comunisti un tradimento del cristianesimo — come fa. sia pure con formale cautela, anche il giornalista cattolico Del Colle — non è molto convincente. Se di tradimento si tratta, non è sostanzialmente diverso da quello che conosce la Chiesa latina nei lunghi secoli della sua storia, sebbene le cause e le forme di un compromesso, forse ovunque fatale, siano diverse: in Oriente l'assoggettamento della Chiesa al potere civile, in Occidente la sua lotta, spesso vincente, contro di esso. Del Colle è invece d'accordo con il Patriarca — e del resto nel clima celebrativo del millennio sembrano d'accordo un po' tutti — nell'esaltare la santità delle origini della Chiesa russa, soprattutto nei suoi principi Olga e Vladimir: nonna e nipote, che. come già l'imperatore Costantino, furono onorati con il titolo di »isoapostoli». uguali agli Apostoli. Preparata da Olga, la cristianizzazione della Russia fu infatti iniziata da Vladimir. Il libro di Del Colle non nasconde la loro terribile crudeltà, e non nega che la loro conversione (e la conversione imposta ai loro sudditi) obbedisse a ragioni politi¬ che, in vista del vantaggioso inserimento nella comunità dei popoli cristiani; ma il suo racconto lascia credere che la conversione abbia comportato l'abbandono della loro violenta barbarie. Il patriarca Pimen, da parte sua. non lascia sospettare che nelle oscure origini cristiane della Russia di Kiev ebbe la sua parte anche la Chiesa d'Occidente (allora ancora unita a quella d'Oriente), tanto che Vladimir scambiò ambasciatori con i papi e che poco dopo i principi di Kiev s'imparentarono con famiglie principesche occidentali. Attraverso l'ideale messianico della •Mosca, terza Roma» dopo la seconda, Bisanzio, caduta sotto il dominio musulmano; attraverso Pietro e Caterina e l'incontro con l'Occidente moderno, fino a Stalin e a Gorbaciov, si dipana una storia complicata e tragica, che il sommario racconto dei fatti non è sufficiente a restituirci. Per questo suggeriamo a chi desideri guardare all'interno del cristianesimo russo, terreno nel quale affondano le radici Dostoevskij e Tolstoi, la lettura del libro di Geogij Florovskij (1893-1979) Vie della teologia russa. Un libro dottissimo e parzialissimo (soprattutto nei confronti del cristianesimo occidentale), ma proprio per questo capace di rivelare, nelle sue antipatie e nelle sue simpatie, il volto difficile ma affascinante di una grande tradizione cristiana. Sergio Quinzio •Mille anni di fede in Russia»: Pimen, Patriarca di Mosca, intervistato da Alceste Santini, Paoline, VIII-252 pagine, 20 mila lire. Beppe Del Colle, «Olga e Gorbaciov. 1000 anni di cristianesimo in Russia», Paoline, 296 pagine, 20 mila lire. Georgij Florovskij, -Vie della teologia russa» (a cura di Pier Cesare Bori), Marietti, XL-430 pagine, 65 mila lire. Particolare dall'icona «San Demetrio di Salonicco» (Scuola di Kiev, secolo XII)