Teledipendente ma non può diventare lettore? di Ferdinando Albertazzi

Teledipendente ma non può diventare lettore? La ricerca nelle scuole di Lastre«o e Testa Teledipendente ma non può diventare lettore? IN un anno i nostri bambini dedicano mediamente 1338 ore alla televisione e una decina alle letture non scolastiche. Dati di una rilevazione Nielsen 1987 alla mano. Cristina Lastrego e Francesco Testa hanno ascoltato i bambini di centinaia di classi e lavorato insieme con loro, per capire se e come sia possibile passare Dalla televisione al libro. Ne è risultato un volume di considerazioni dettate dal «buon senso comune», addirittura ovvie per i genitori e i maestri più attenti. Perché, allora, quasi nessuno le mette in pratica? Per facilitare comunque il compito, Lastrego & Testa hanno redatto persino un «decalogo del teleutente provveduto», da assimilarsi intanto a scuola. Tanto per cominciare guardiamo la televisione in modo critico, dicono gli autori: basta «smontare» certi programmi, coglierne i messaggi e «rimontarli, per goderli attivamente, senza rimanere ipnotizzati. Nello stesso tempo biso- gna avvicinare i bambinai ai bibliotecari, figure per certi aspetti assimilabili ai presentatori televisivi. Se sono bravi, sanno ridurre di molto la differenza di gradimento fra personaggi a 24 pollici e a 64 pagine. Poi. a scuola come in famiglia, si tratta di «stabilire delle corrispondenze fra categorie di programmi e di libri, per dare ai bambini consigli di lettura basati sulle loro preferenze televisive», raccomandano gli autori. A questo punto si è iniziata la frequentazione intelligente dei due «media», di cui l'esperto del Continente Infanzia Antonio Faeti sottolinea i vantaggi, soprattutto quando «si uniscono, in una stessa proposta, due diversi strumenti di comunicazione». Per rendere nutriente la pratica video-libro, è tuttavia indispensabile riattivare la fantasia e l'immaginazione. Lastrego & Testa non insistono però più di tanto su questo aspetto creativo, e ancor di più stupisce che non approfondiscano la causa prima della scriteriata dedizione al video: la solitudine. Nel Questionario Televisione-Libro, non ne tengono conto nemmeno quando chiedono «perché si guarda la Tv». Eppure i nostri bimbi, spesso affidati al piccolo schermo dato che «altrimenti rompono le scatole», trovano proprio nella Tv il solo riferimento sempre disponibile. Non è dunque la televisione a indurre in solitudine; la guarda Invece per troppo tempo chi si sente solo. Come i nostri bambini, appunto: i regali frequenti, le merendine alla moda e le felpette firmate non possono affatto preservarli da una lancinante tristezza. Ferdinando Albertazzi Cristina Lastrego e Francesco Testa, «Dalla televisione al libro», Einaudi, 200 pagg., 12.000 lire.

Persone citate: Antonio Faeti, Cristina Lastrego, Einaudi, Francesco Testa, Lastrego