Zanzotto infila il dialetto nella cruna del tempo

Zanzotto infila il dialetto nella cruna del tempo Le poesie volute da Fellini per il «Casanova» Zanzotto infila il dialetto nella cruna del tempo LJ EDIZIONE del Filò , dì Andrea Zanzotlo che si pubblica oggi nello «Specchio» di Mondadori - riproduce, con qualche ritocco minimo nel testo e nelle trascrizioni, la plaquette Filò pubblicata, con tiratura limitata, presso le Edizioni del Ruzante di Venezia, nel 1976' (quando un libro poteva ancora costare 2800 lire, contro le 20.000 d'oggi). Cos'è il -filò-? Dice una nota: «Veglia di contadini, nelle stalle durante l'inverno, ma anche interminabile discorso che serve a far passare il tempo e a nient'altro». In realtà, si tratta di tre poesie lunghe, in dialetto veneto, scritte da Zanzotto su richiesta di Federico Fellini (almeno le prime due, il Recitativo veneziano e fa Cantilena londinese) per essere inserite nel film Casanova. Ristampa comunque ovportuna, tempestiva, in tempo giusto cioè, mentre sembra sempre più attuale il discorso sulla poesia dialettale. A me pare che ogni lingua manifesti, o tradisca, il suo fondo culturale o si porti appresso inconsciamente o inconsapevolmente, forse per associazioni mnemoni- die, certe sue attribuzioni qualitative. Come certa ambiguità e mollezza venetoveneziana, di dolci decaden¬ ze. A smentirmi in parte ci pensa Zanzotto con questi poemetti, benché nel suo caso non sia mai possibile ac¬ cedere a un riconoscimento o a una definizione univoca della sua lingua, rispetto alle categorie codificate. Non c'è un referente fuori di sé, non c'è l'-italiano» come non c'è il -dialetto». C'è piuttosto una lingua -poetica», una lingua-materiale d'uso, plurilinguistica ed espressivamente funzionale. Son cose risapute ormai. Ma ciò vuol dire che è difficile, se non inutile, distinguere uno Zanzotto -italiano» da uno -veneto- (tanto più che il veneto di Filò non corrisponde al parlato o alla coinè veneta, bensì è anch'esso il risultato di un'operazione funzionale espressiva). Ciò significa pure che ci sono cose che si possono dire solo in dialetto. Proprio in Filò, fa terza poesia, riflessa e riflessiva rispetto alle altre due entrate nel film di Fellini (il Recitativo veneziano e la Cantilena londinese), ci fi rende conto della necessità del dialetto, di un diverso materiale, alternativo se non oppositivo. Recitativo canta la -madre» Rèitia. -la principale divinità femminile, veneta», vera figura, vera natura, / slansada in ragi come 'n'aurora. E' mai possibile, oggi, parlare della -madre» con la lingua della tv, come è diventata la -lingua»? Si direbbe die la lingua sia ormai limitata e limitativa, inadeguata se non alla tv. La quale, nell'era atomica, non serve nemmeno più a parlare della natura-Natura, e tanto meno del confronto natura-storia, che pure qui si manifesta con la demenziale ingordigia dell'uomo (ma per sganga de pochi, zhrus col gòs pien de roba. / stanfadi. inmatonidi, i e pur drio senpre a sgramolar, / par le bave de schèi slancain marzhi patòchl). E qui la verifica ci viene dalla traduzione a fronte, insostenibile e addirittura depistante (la lingua tende a un grado più su, è vocativa e perde la -cantile- na» infantile, la sua ambiguità). Attenzione però. Non è certo •■arcadia», non è poesia vezzrgoiativa. come potrebbe far pensare quel Settecento casanoviano (il paesaggio è sempre -dietro»). V'è ben altra storia dentro: ci sono i morti della diga del Vajont e quelli del terremoto del Friuli; c'è la terra, che è un bel conglomerato di argilla e granito e di «insoniarse e rajonar. e di «tesla-tera» e di ..tut quel che ne sta schifoso dentro / e ne la zhavariar»; c'è il cinema con lu tv. vale a dire la crisi di un'organizzazione in Ielle t turile e assieme fisiologica dell'uomo. E se vuol tentare di sollevare un argine di morale -mediocre», un azzardo di salvezza, cioè di buon senso o buona volontà, lo strumento non può che essere dialettale, per essere verosimile. Ma Zanzotto parla anche di estenuazione e morte del dialetto, che parleranno solo gli uccelli. I poeti? A ben guardare la compagnia è abbastanza consistente ancom- Folco Portinari Andrea Zanzotto, «Filò», Mondadori, 92 pagine, 20.000 lire. Federico Fellini: «Casanova vecchio»

Luoghi citati: Friuli, Vajont, Venezia