La lepre di Cerami insegue un amore impossibile

La lepre di Cerami insegue un amore impossibile Una favola inquietante dell'autore di «Un borghese piccolo piccolo» La lepre di Cerami insegue un amore impossibile VINCENZO Cerami da quel primo Un borghese piccolo piccolo, che ebbe cosi meritato successo, ha scritto molti libri. Libri in versi, libri in prosa, libri di moralità, libri di riflessione. Tutti libri incerti nei quali e con i quali, dopo l'exploit del Borghese — felice romanzo d'esordio che, come tutti i romanzi d'esordio, nessuno sa (a cominciare dall'autore) di dove e come nascono — Cerami cercava di farsi consapevole del suo talento e soprattutto di dare una strumentazione non casuale alla sua vocazione. Un borghese piccolo piccolo era il romanzo di uno scrittore realista (neo-neorealista), di uno scrittore bizzarro e funambolico o di uno scrittore «sentenzioso»? E in che rapporti era con il romanzo sperimentale (di avanguardia), fondato essenzialmente sulla parola, che allora (siamo nel '76) ancora dominava il mercato della narrazione? A queste domande Cerami, che è un uomo di iniziativa, risponde scrivendo, sfornando opere su opere che costituiscono un po' il suo apprendistato. Il suo apprendistato di scrittore che lo porta tanto a fare la conoscenza di se stesso (delle sue capacità specifiche), quanto la conoscenza della letteratura (di cui ol tempo del Borghese aveva solo un'idea intuitiva). E oggi che ha imperato quel che doveva imparare torna — e gli diamo il benvenuto — a offrirci (a proporci) un libro certo. Il libro è un romanzo e si intitola La lepre, appena uscito da Garzanti. La lepre è una favola e. in quanto favola, ha la semplicità del dettato, anche se poi la singola frase è caricata di citazioni da testi d'epoca alle volte anche in latino. Ha il piacere dello «straordinario» evidente tanto nei luoghi della messa in scena — che se naturali sono sempre selvatici, intricati e impenetrabili e se sociali sono sempre ripugnanti e degradati — quanto nella messa in scena stessa costituita da uno sviluppo narrativo articolato in fatti e vicende che mai troverebbero posto nello spazio (striminzito) della realtà. Non ha tempo (in quanto le vicende si svolgono in anni imprecisati collocabili in qualsiasi momento della storia del dominio pontificio sui territori del Lazio). Mette in campo sentimenti primari quali l'odio e l'amore e istinti elementari quali l'egoismo e la crudeltà. E chiede reazioni emotive immediate indenni da ogni patteggiamento intellettuale. Ma la favola, ogni favola cerca un riscatto alla propria gratuità e la trova ponendosi come metafora della realtà o come espressione implicita di un monito morale. 4 quale delle due ipotesi appartiene La lepre di Cerami? A nessuna delle due. E allora dove trova la giustificazione della sua gratuità, il suo riscatto (il suo senso)? Vediamo. La lepre racconta l'amore vietato tra Tommaso Nicola, protomedico del lebbrosario di San Clemente nella campagna romana, e Bianca Maria, sua paziente e infetta di sifilide. Il divieto, ovviamente, non è costituito dalla condizione di malata della ragazza ma dalla differenza di stato sociale (che allora marcava un limite invalicabile) tra i due protagonisti: Tommaso Nicola appartiene a una famiglia patrìzia della Roma papalina e Bianca Maria è una creatura senza nome, bollata di «socialmente pericolosa», e buona solo per il carcere e il rogo. Ma Tommaso Nicola è un giovane dai forti desideri pur se completamente atrofizzati dall'ipocondria («era di poche parole, per una sorta di spregio che nutriva verso il pensiero umano, compreso il proprio, e per misantropia, imparato nelle ardue scuole papaline.) e Bianca Maria è una stupenda adolescente, di una bellezza cosi autorevole che i segni del male stentano a farsi evidenti, piena di grazia e enigmatica, silenziosa e accorta (come una lepre). Tra i due — in realtà da parte del protomedico per l'imprevedibile creatura — con i giorni ingigantisce una passione furiosa che alla fine scoppia e li travolge in un destino di fuga, di persecuzione, di morte. Se semplice è lo schema dell'intreccio, ben più complesso e ricco di sorprese è il suo sviluppo. Intanto la ragazza non ha un'identità e il protomedico per scoprirla avvia una ricerca complessa (trasformandosi in una sorta di investigatore privato); poi la scena della seduzionesoggezione è un luogo sordido (appunto un lebbrosario) continuamente funestato da risse violente, con ferimenti e ammazzamenti, tra gli ospiti-pa¬ zienti e tra gli ospiti-pazienti e i monatti. Ancora, quel sordido luogo è collocato nei territori dello Stato pontificio in cui (finché sopravvisse) fu evidente che l'esercizio della giustizia consisteva nella tutela degli interessi di coloro che non avevano bisogno di macchiarsi direttamente di sangue e infrangere pubblicamente un qualsivoglia divieto per svolgere la loro attività criminale. Infine il teatro dell'autodistruzione di quell'amore vietato è la campagna romana, nei suoi anfratti più polverosi e inestricabili, abitata da vipere e fango e dalla quale perfino i briganti si tenevano lontano. Queste le svolte dell'intreccio, gli snodi del suo sviluppo. Li abbiamo voluti sottolineare giacché la considerazione della loro diversità strutturale e di linguaggio sembra fornirci la chiave con cui entrare nel senso della operazione lepresca di Cerami. E' certo che Cerami con La lepre non ha voluto pronunciare alcun apologo (con morale inclusa), come di solito si fa con le favole; è certo che Cerami con La lepre non ha voluto prospettarci alcuno scenario realistico, di cui i singoli aspetti fossero cosi assurdamente duri da imporre il ricorso alla favola per apparire credibili. No, Cerami con Lo lepre non ci rivolge alcun monito né ci chiama a nessun impegno di riflessione-osservazione. La lepre non è una metafora della realtà ma una metafora della letteratura. La lepre è la messa in scena di un certo numero di generi letterari, che l'autore complica e intreccia con maestria: l'inchiesta giudiziaria, il melodramma, il romanzo storico, la scrittura gotica sono gli attori della favola di Cerami, ciascuno e tutti impegnati a recitare se stessi in una sorta di celebrazione-affermazione della letteratura e, soprattutto, di assaporamento dei suoi piaceri o di degustazione dei suoi sapori. Con La lepre, dopo un tortuoso cammino in cui ha rischiato di perdersi. Cerami approda alla letteratura, che lui (Cerami) intende come schermaglia di stili, dialettica di linguaggi, suggestione e guerra di tradizioni diverse composte e ordinate nella forma inquietante (e accattivante) della favola. Angelo Guglielmi Vincenzo Cerami, «La lepre», Garzanti, 184 pagine, 20.000 lire. Disegno di Albrecìit Diircr

Luoghi citati: Cerami, Lazio, San Clemente