Nureyev e la Fracci dopo vent'anni alla Scala

Nureyev e la Fracci dopo vent'anni alla Scala Un nuovo trionfo per i due mostri sacri della danza contemporanea nella «Silfide» Nureyev e la Fracci dopo vent'anni alla Scala Uno «sciopero bianco» rientrato immediatamente (il corpo di ballo protestava contro la direzione artistica) MILANO — Due mostri sacri della danza contemporanea sono tornati insieme per realizzare una nuova edizione del protoballetto romantico, quella •Silfideche avevano già interpretato alla Scala vent'anni orsono in altra versione. Si tratta di Carla Fracci e di Ru¬ dolf Nureyev, una mitica coppia che si è ricostituita per l'occasione ed ha scatenato gli entusiasmi della folla accorsa . ad applaudirli nuovamente. E la serata si è conclusa trionfalmente, anche se era iniziata in un clima di tensione per uno •sciopero bianco» proclamato dal corpo di ballo della Scala per protesta contro la direzione artistica. Ma la contestazione si è risolta civilmente, con i danzatori regolarmente in scena e la quota di stipendio dello spettacolo devoluta all'Istituto dei tumori. Per quanto riguarda la nostra grande ballerina, è noto che l'aereo personaggio creato da Maria Taglioni nel 1832 le sia particolarmente congeniale e sia un suo cavallo di battaglia unitamente a • Oselle-. Dopo quasi trent'anni di frequentazione, la Fracci non ha certo perduto V •irresistibile leggerezza- del danzare e lo ha rivelato fin dalla sua prima apparizione che il coreografo danese Fleming Flindt e la scenografa Luisa Spina- telll, ispirata a famose litografie romantiche parigine, le hanno procurato. Con tutù vaporoso, a luce di libellula e coroncina di fiori, la Fracci resta sempre una soave visione, cosi come lo era l'apparire della •divinaMaria Taglioni al pubblico affascinato dell'Ottocento. I suoi passi leggeri hanno percorso l'intera favola coreografica con intatta classe interpretativa che il tempo non sembra aver intaccato. Non è possibile, sfortunatamente, condurre un'analogo discorso per Nureyev, anche se la sua età anagrafica è leggermente inferiore a quella della partner. La sua presenza carismatica è in gran parte salvaguardata e gli spettatori che non hanno avuto la fortuna di vederlo nei momenti del suo ineguagliabile splendore restano sempre colpiti dall'eleganza del portamento e dall'efficacia della mimica nel personaggio di James. Purtroppo la parte danzata risulta, oggi, faticosa per lui e il confronto con giovani partner come Michele Villanova, che era Gurn, impietoso. Nureyev ha avuto l'astuzia teatrale di additare l'emergente danzatore scaligero all'applauso del pubblico e si è guadagnato l'apprezzamento per il gesto cavalleresco. Il 'Cast- scaligero di questa •Silfide» era lodevolmente completato dalla tenera ed espressiva Flavia Vallone nel ruolo di Effy, la fidanzata di James, bene scelta e caratterizzata come amore •terrestre», se non profano, in contrasto con quello ideale e irraggiungibilmente disincarnato della Silfide. Infine efficace e colorito il •travesti- della strega Magda di Paolo Bodini, personaggio che possiede una più incisiva e larga presenza nella versione di Flindt. ove la scena delle streghe ha quasi la consistenza di quella del •Macbeth.. Normalmente di questo primo capolavoro romantico conosciamo unicamente un •digest» in un atto o addirittura soltanto il famoso passo a due con la musica di Lowenskjold (qui eseguita con attenzione dallo specialista Michel Sasson). Stavolta Flindt ne ha fatto invece uno spettacolo a tutta serata, attingendo in massima parte dalla versione di Bournonville a Copenaghen nel 1836, ma non trascurando neppure l'edizione francese di quattro anni prima, che pure va considerata in gran parte perduta. Anche per la cornice fedele al gusto dell'epoca delle scene e dei costumi della Spinatelli, questo incunabolo del romanticismo ballettistico non ha perduto il suo tenue profumo. Una parte di merito va ascritta anche all'impegno del corpo di ballo della Scala (con alcuni allievi della scuola diretta da Anna Maria Prina) che ha eseguito brillantemente sia le danze caratteristiche come quella scozzese con relative variazioni, sia le parti •bianche-, vale a dire con i tutu romantici che preludono chiaramente a •Oselle- e al •Lago dei cigni». Non possiamo pretendere che un complesso senza una precisa identità stilistica co- me quello della Scala possa assimilare da uri giorno all'altro uno stile caratteristico come quello di Boumonville, eredità esclusiva del Balletto Reale Danese. Tuttavia l'impegno c'e stato e taluni risultati appaiono soddisfacenti. Luigi Rossi Rudolph Nurcjev Carla Fracci

Luoghi citati: Copenaghen, Milano