Dal Charlie Parker di Eastwood ai film di Szabo e Menges di Stefano Reggiani

Dal Charlie Parker di Eastwood ai film di Szabo e Menges Dal Charlie Parker di Eastwood ai film di Szabo e Menges DAL NOSTRO INVIATO CANNES — Solo alcuni ragguagli sulle ultime opere del concorso, a cominciare dall'atteso -Bird* di Eastwood sul musicista jazz Charlie Parker. Eastwood o la dannazione dell'arte. — Lunga e densa di musiche (di cui si valuterà in sala la suggestione sul pubblico del rock), la biografia del sassofonista nero si inserisce pur sempre nella serie hollywoodiana dei bravi e dannati. Anche 11 francese 'Round Midnight*. se vogliamo, faceva parte della schiera. Ma Eastwood regista ha avuto la mano ferma nel tenere bassa l'enfasi, nel non farne un film a tesi (per esempio, contro la droga). Coerente con la vaga malinconia dei film che dirige, dove anche l'eroe violento deve fare i conti con la sua desolazione Interiore, Clint ha fatto un film ombroso, girato ai toni profondi del marrone, come fosse il colore dell'anima di Parker. In primo piano la vita privata del musicista, gli inizi difficili, l'amore tempestoso con la moglie Chan, la droga, l'alcol, le donne. Forest Whitaker al primo ruolo di protagonista si spende tutto; alle incisioni superstiti di Parker, isolate e con nuovo accompagnamento, è lasciata la domanda centrale: qual era il genio di quest'uomo infelice? Szabo ovvero il visionario sconfitto. — H regista ungherese Istvan Szabo è tornato ai temi di 'Méphisto*, anzi 11 ha allargati ad una condizione umana cosi europea: prevedere e non potere. L'intellettuale anche quando veste da mago (non dovrebbe compiere prodigi?) è Incapace di uscire dalla sua vanità. 'Hanussen* è la storia di un profeta per gioco negli anni che videro l'ascesa di Hitler. Hanussen, interpretato dal solito, cospicuo Brandauer, ha scoperto durante la guerra di possedere qualità ipnotiche e paranormali. Invece di porle al servizio della scienza, preferisce, venuta la pace, diventare uomo di spettacolo, gira come illusionista nei locali notturni di Vienna, Carlsbad e Berlino. A chi gli oppone d'essere un ciarlatano spiega: 'Rappresento i sogni e la voglia di certezze di molta gente*. Vuol tenersi lontano dalla politica, ma non può fare a meno di capire cosa sta accadendo: Hitler salirà al potere, il nasJsmo vincerà. Sembrano divinazioni, forse è solo buonsenso. Tuttavia quando il Capo della propaganda nazista s'interessa a lui, ne è quasi lusingato, da vanitoso. Non sa che il visionario più grande scaccia il più piccolo? A che vale prevedere, se non si può cambiare? Méphisto conservava i privilegi d'artista con un atto di servilismo verso il potere, Hanussen è più intrepido, se ne lava le mani Ma, nell'un caso e nell'altro, sono votati alla sconfitta. Szabo forse non è stato compatto come in * Méphisto*; ma ha offerto una nuova prova di sottigliézza problematica. Menges ovvero tutti in piedi pe il Sud Africa. — C'è una riserva di spirilo liberilo nei festival, una specie rU tensione politica che aspetta i film giusti per liberarsi. Quest'anno è toccato a Solanas, ma soprattutto al debuttante Chris Menges col suo 'A World Apart*. Un mondo a parte, di produzione inglese. Menges, che è stato un ottimo direttore della fotografia, ha raccolto la storia vera di Shawn Slovo e della sua infanzia in Sud Africa, S'Immagina che la ragazza Molly Rotti di tredici anni, agli inizi degli Anni Sessanta, scopra nello stesso tempo le condizioni del Paese (segregazione razziale, violenza) e l'attività clandestina dei propri genitori, due giornalisti bianchi, in favore del movimento nero. Dapprima quasi gelosa della madre per essere stata esclusa da una parte cosi importante della sua vita (per protezione? per indifferenza?), la giovane Molly fa propria la causa della lotta antiapartheid: al funerale del leader nero troveremo anche lei col pugno levato. Se le scene collettive sanno strappare l'applauso democratico (e dicono con chiarezza che da tempo in Sud Africa la soluzione pacifica è divenuta impossibile), il risultato più incisivo è nell'analisi dei rapporti contraddittori di Molly con gli adulti. Menges è aiutato dall'interpretazione dell'eccellente Jodhi May. De Oliveira o il gusto insipido dell'aristocrazia. — Delusi e puniti gli assenti alla proiezione di Cannes, se credevano che con *Os canibais*, I cannibali, il maestro portoghese rifacesse se stesso e la sua famosa maniera (piano fisso, lunghe battute guardando il pubblico), si sono sbagliati. Questa volta Manoel de Oliveira è stato autoironico e la storia eccessiva del suo nuovo amore impossibile suona grottesca, tutta cantata come un'opera lirica. La prima notte di nozze il Visconte confessa a Margherita, aprendosi la vestaglia, di essere di legno, tolto il tronco. Lei disperata si uccide, lui si getta sul fuoco, si uccide anche il corteggia- ■ tore respinto, don Juan. Il padre della sposa, ignaro, mangia l'arrosto di Visconte. Quando tutto si rivela, i superstiti si consolano con l'eredità e riprendono il festino. Un solo rimpianto: 'L'abbiamo mangiato, e non ci è neanche piaciuto*. Aranda e Girod, tanto per riempire. — Lo spagnolo Vincente Aranda con 'Manina sere libre» ha distrutto la figura di un bandito antifranchista assai popolare facendone un sussiegoso povero diavolo; -L'enfance de l'art* di Francis Girod è una variante pretenziosa e involontariamente comica di 'Saranno famosi*. Stefano Reggiani

Luoghi citati: Berlino, Cannes, Carlsbad, Sud Africa, Vienna, World