Droga, per gli Usa un altro Vietnam di Ennio Caretto

Droga, per gli Usa un altro Vietnam Una marea montante favorevole all'ipotesi della legalizzazione Droga, per gli Usa un altro Vietnam Ma molti sostengono che accettare la vendita controllata degli stupefacenti equivarrebbe ad una «resa vergognosa» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Per la prima volta, da quando fu vietata nel 1914. gli Stati Uniti dibattono, e dibattono con furia, la legalizzazione della droga. Fino a qualche giorno fa. il dibattito era ristretto agli intellettuali e agli esperti. Ma quasi d'improvviso si è esteso alla classe politica e alla pubblica amministrazione, e ieri ha raggiunto le reti televisive nazionali, e le prime pagine dei grandi quotidiani, dal ■ Los Angeles Times», al «New York Times» al «Washington Post»: «Si discute, ha scritto quest'ultimo 'dell'inaccettabile». Conviene precisare subito che la marea montante sembra favorevole ai riformatori. Dave Boaz del Cato Institute. un noto istituto di ricerca dei repubblicani. ammonisce che «Za stragrande maggioranza della pubblica opinione è si contro la droga, ma l'attacco frontale die si sta delineando potrebbe convertirla alla sua legalizzazione». Boaz ritiene che si rischi di ripetere, al contrario, l'esperienza del proibizionismo Il primo leader politico a chiedere pubblicamente la legalizzazione della droga è stato un nero, il sindaco ed ex-procuratore di Baltimora, Kurt Schmoke: Schmoke ha messo la richiesta per iscritto alla Conferenza dei Sindaci Americani. In sostanza ha detto che la guerra contro la droga è stata persa, e che legalizzando la marijuana, la cocaina, l'eroina e altre sostanze si porrebbe fine agli enormi profitti del loro traffico illegale, e quindi a! gangsterismo e agli omicidi Lo Stato, ha aggiunto il sindaco di Baltimora, potrebbe concentrarsi sulla educazione antidroga, sulle terapie e sulla riabilitazione dei drogati. Schmoke ha ricevuto subito l'appoggio del sindaco di Washington, Marion Barry, nero anch'egli, del senatore di New York. Joseph Galiber, che ha presentato un progetto di legge al Parlamento statale, del politologo conservatore. James Buckley, entrambi bianchi, e di numerosi altri «opinion raakers» di ogni razza. Per una di quelle ironie tanto frequenti nella storia, il dibattito è esploso 24 ore dopo che il Congresso ha passato una legge di emergenza che ha suscitato apprensioni politiche: ha infatti mobilitato le forze armate Usa per la lotta antidroga, incaricandole di stroncare il traffico alle frontiere. Ma un gruppo di parlamentari dissidenti, tra cui il californiano Fortney Stari: e Steny Hoyer, del Maryland hanno annunciato l'apertura di un'inchiesta sulla leg^e allo scopo di revocarla. Il professor Ethan Nadellmann della Università di Princeton sosl,ene che la legalizzazione deila c'.-nga diminuirebbe di o miliardi di dollari (10 mila miliardi di lire) le spese lega»! dello Stato: che riporterebb" la pace sociale e che tornii ebbe nuovi introiti al fi' o, perchp la droga «leg' le» ve-rebbe regolarmenti te ata Negli Stati i almeno 20 milioni di i o:.e . u.. .. no marijuana, almeno 6 milioni usano la r^eaina, »! meno 1 milione l'eroina. La maggioranza del Con¬ gresso e della pubblica opinione sta però preparando le difesa contro la marea montante. Charles Rangel. il deputato nero di Harlem che presiede la Commissione Narcotici alla Camera, definisce la legalizzazione della droga «un altro Vietnam, anco " più vergognoso». Rangel afferma che il divieto della droga è un deterrente duplice: impedisce a molti di ottenerla, e costringe molti altri a rinunciarvi. Il deputato prevede che la legalizzazione «diffonderebbe il vizio a macchia d'olio». Rangel ha citato il caso delle isole Bàhama nei Caraibi, dove nel 1982, per un anno, le au¬ torità chiusero un occhio sul traffico della cocaina: i prezzi scesero dell'80 per cento, ma cocainomani e reati aumentarono di colpo, e nelle cliniche psichiatriche, che prima non ne ospitavano nessuno, entrarono 300 tossicodipendenti. Il Research Triangle Institute della Carolina del Nord ha lanciato un grido di allarme, dopo aver quantificato gli effetti della droga e quelli dell'alcool. La droga nell'83 costò agli Stati Uniti 27 miliardi di dollari in crimini, operazioni poliziesche e via di seguito, e 33 milioni di dollari in danni sul lavoro, assenteismo, cure, eccetera. L'alcool, che è legale, costò solo 2 milioni e mezzo di dollari alla legge, ma 117 milioni di dollari in malattie, incidenti stradali, all'industria. Il Professor Frank Gavin dell'Università di Yale, che ha partecipato alla ricerca, ha sottolineato che la droga «é assai più potente, porta a un comportamento assai più psicopatico dell'alcool». • Stiamo attenti» ha detto »si tratta di due categorie molto diverse. Personalmente, potrei prendere in esame la legalizzazione della marijuana. Ma sarei terrorizzato all'idea di vivere in una società die permette altre droghe». Ennio Caretto