Maddalena Crippa, il piacere della metamorfosi di Donata Gianeri

Maddalena Crippa, il piacere della metamorfosi Con la regia di Castri, sarà Fedra per l'apertura delle celebrazioni dannunziane Maddalena Crippa, il piacere della metamorfosi Sarà Fedra: il 5 luglio al Vittoriale. diretta da Castri, per l'apertura delle celebrazioni dannunziane. E a guardarla cosi mentre dice «ma pensa tu se non sono proprio una sfigata», standosene seduta a gambe larghe, coi bermuda neri e i calzettoni bianchi, il bel volto-aperto senz'ombra di trucco, i capelli crespi senz'ombra di mess'impiega, è difficile immaginarla immersa nelle sospirose, decadenti atmosfere dannunziane. Errore. Maddalena Crippa, forse proprio per questa sua vitalità trionfante, è capace delle più straordinarie metamorfosi: sua grande prerogativa essendo appunto quella di affidarsi con assoluta disponibilità alle mani del regista lasciandosi plasmare quasi fosse cera per poi rinascere ogni volta a nuova vita sulla scena. «Per un regista, lavorare con me dev'essere una grande libidine: perché io rappresento l'allieva per eccellenza, piena di voglia di imparare, senza idee preconcette, né elucubrazioni personali. Vede, io sono una che riconosce i propri limiti: non sono certo un'intellettuale né una cima, ma non sottovaluto neppure il mio talento, cioè la mip. glande capacità di arrivare alle platee e di trascinarle. E sono pronta a tutto: anche a recitare nuda davanti alle folle, se un regista me lo chiede, perché mi butto, a costo di rischiare la figuraccia. D'altronde far l'attore significa oltre un continuo rapporto con se stessi anche poter uscire da se stessi per entrare in qualcun altro: il che, se vuole, è estremamente liberatorio». E oggi lei pensa di esser matura per affrontare qualsiasi cosa: persino la tragedia? «Io la tragedia la inseguo da anni: era l'unica esperienza che mi mancava. Ora che ci sono finalmente arrivata, mi sembra di toccare il cielo con un dito. Certo, non si tratta della grande tragedia classica, ma è pur sempre D'Annunzio. E avendo Castri alle spalle, non provo alcun timore, alcuna perplessità. D'altronde, non si tratta di avere un'età per la tragedia, cioè di soddisfare il desiderio di interpretare un determinato personaggio, quanto di leggere in modo nuovo la tragedia, visto che ormai abbiamo piene le tasche di tutti i vari rifacimenti di Shakespeare. Castri ha in mente un disegno ben preciso: anzitutto ridurrà al nocciolo l'opera, piena di lungaggini e personaggi. Inoltre, non vuole rappresentarla a voce spiegata, ma riportarla piuttosto a un livello patologico di malattia, per cui soltanto alla fine verrà fuori quella figura coraggiosa e sensuale che è la Fedra di D'Annunzio. Del tutto diversa dalla Fedra di Racine». — Un personaggio tanto complesso e difficile, non la spaventa un po'? «Nulla mi spaventa. Naturalmente occorre un grande impegno, grandi mezzi e. se vuole, un fisico scattante. Ma io sto attraversando un periodo di forma perfetta, mi sento bella, sana, piena di forze anche perché sono reduce da una commedia, Ti ho sposato per allegria, che non ha nulla a che vedere con le faticacce mostruose dell'anno scorso, prima // trionfo dell'amore con Vitez, quindi Le ragazze di Lisistrata con Galenda». — Già. Com'è che lei è passata da Marivaux al musical? «Se lo sono chiesto in molti: ma dove vuoi andare a finire? Mi dicevano. Soltanto io sapevo molto bene dove volevo andare a finire. E cioè: in Italia non si può fare semplicemente del teatro con la T maiuscola, perché quando arriva il momento in cui non hanno più bisogno di te, ti buttano a amre. Mentre un attore deve poter lavorare sempre. E. per farlo, deve sperimentare i generi più diversi: allora, mi sono detta, cosa ci può essere meglio del musical come spettacolo di grande comunicazione? E ho fatto il musical: che è stata un'esperienza straordinaria e mi ha permesso di arrivare a un tipo di pubblico che non mi conosceva affatto... — Quindi, le è servito anche per l'immagine: lei cura molto la sua immagine? «Ma certo, fa parte del mestiere: in questi ultimi tempi, per esempio, ho partecipato a tutte le trasmissioni televisive possibili, cosa indispensabile per promuovere uno spettacolo, oggi che il teatro è diventato l'ultima ruota del carro. Se sei tagliata fuori dalla grande informazione sei out, non ti conosce nessuno. Pensi che mi riconoscono solo da quando sono comparsa per quattro volte di seguito alla trasmissione di Costanzo. Certo è un po' avvilente scoprire che ti sei fatta un mazzo cosi per 13 anni e se poi non ti fai vedere a Parola Mia. non sanno neanche che esisti: ma questa è la realtà italiana e bisogna accettarla com'è». — Il teatro è sempre la cosa più importante della sua vita? «Il teatro è sempre molto importante per me. anche se meno di prima. Forse perché sto vivendo un momento molto pieno, molto bello: Ho trent'anni, da quattro sto con lo stesso uomo. Fabio Sartori, mi sento bene, felice, appagata. Donata Gianeri Maddalena Crippa si divide tra tragedia e musical

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