L'Ungheria scioglie il rebus Kadar

L'Ungheria scioglie il rebus Kadar Oggi inizia la Conferenza del partito che deve decidere sulla sostituzione dell'anziano leader L'Ungheria scioglie il rebus Kadar Si paria di un'uscita di scena «onorevole»: riceverebbe la carica di presidente del pc - Tra i candidati alla successione il premier Grosz e il segretario del comitato centrale Berecz - Da Mosca nessun segnale sulle preferenze del Cremlino NOSTRO SERVIZIO BUDAPEST — Nelle redazioni di Budapest in questi ultimi giorni si scommette una bottiglia di champagne, austriaco piuttosto che sovietico, sul ritiro di Janos Kadar. Perché questo alla fine è il problema chiave della Conferenza nazionale del partito comunista ungherese, la prima convocata dopo il 1957 e i cui lavori si aprono oggi: U vecchio segretario generale, che ha da pochi giorni festeggiato 1 suoi settantasei anni, abbandonerà finalmente quel potere che detiene ininterrottamente dal '56? La crisi politica e ideologica che l'Ungheria sta attraversando ha raggiunto una tale gravità che questa conferenza convocata in erigine per ilssare riforme politiche giudicate indispensabili dalla maggioranza dei protagonismi della vita pubblica, senza aspettare il prossimo congresso del 1990; costringe a rimettere in discussione un periodo storico a cui comunque è riconosciuto il merito di aver fatto dell'Ungheria 11 regime dell'Est europeo più accettabile. Soltanto un mese fa, sembrava che Kadar avesse saldamente la situazione in pugno, malgrado il malcontento crescente nel regime e nella società, e pochi in quel momento erano pronti a scommettere sul suo ritiro. Il numero uno ungherese si sentiva cosi sicuro di sé da espellere dal partito quattro intellettuali noti per le loro idee riformatrici, infliggendo un duro avvertimento al capofila della linea «liberale» del pc, Imre Pozsgay. E' proprio in quell'occasione, sostengono oggi alcuni osservatori ungheresi, che Kada ha commesso un errore e provocato in effetti un rovesciamento della situazione. Queste misure di espulsione hanno provocato un profondo choc tra gli in tellettuali del partito che si sono messi a protestare per cellule intere. Contemporaneamente la discussione del documento di lavoro elaborato dal comitato centrale in vista della conferenza e sottoposto alle organizzazioni di base del partito ha provocato una valanga di critiche e una pioggia di emendamenti tendenti a rendere il documento un po' più audace. E' a questo punto che e tntrato in scena un personaggio chiave nella crisi di successione, Karoly Grosz, 57 anni, membro dell'ufficio politico e primo ministro da meno di un anno. Con un aplomb che stupisce la classe politica ungherese, egli inizia con l'evocare, alla fine di aprile nel quotidiano d', governo Magyar Hirlap. le • leggi biologiche* che possono rendere necessario il ritiro dei dirigenti a cui l'età diminuisce le capacità. Non solo: ricevendo la stampa in¬ glese alla vigilia della partenza per una visita ufficiali a Londra il 4 maggio, fa il nome questa volta eplicitamente di Janos Kadar: •Rimpasti sono necessari nel comitato centrale e nell'ufficio politico. Possono arrivare fino allo stesso Kadar*. Aggiunge che non è il solo a pensarla cosi perché, nelle sette riunioni organizzative del partito a cui ha partecipato quella settimana, il problema della successione è stato sollevato ogni volta. •La decisione di continuare a con tare su Janos Kadar come segretario generale o di scegliere qualcun altro spetterà ai delegati della conferenza', aggiunge Grosz permettendosi il lusso di precisare che egli non è personalmente candidato al posto di Kadar perché preferisce portare a termine il suo pro¬ gramma di governo. Alcuni giorni dopo, Janos Kadar risponde in una intervista concessa alla televisione americana che fa diffondere in Ungheria: «Se io giudico, e se coloro che ne hanno competenza giudicano, che renderei migliori servizi andando in pensione, lo farei con un grande sollievo — dice —; è la causa che mi interessa, non la funzione o il rango». Dopo il lancio della pietra da parte di Grosz e la risposta di Kadar, il problema è ormai diventato pubblico. Non resta che dare alla conferenza i mezzi legali per arrivare a una soluzione: è quello che è stato fatto il 10 maggio quando Janos Berecz, 57 anni, memmbro dell'ufficio politico e segretario del comitato centrale, custode dell'ideologia, annuncia alla fine del plenum del comitato centrale che la confere zza procederà alla rielezione della totalità dei suoi membri e della commissione di controllo del partito. Una commissione, la cui composizione è rimasta segreta, è istituita per formulare delle proposte di cambiamento del personale. Alla fine della conferenza dunque il nuovo comitato centrale si riunirà per eleggere un altro ufficio politico. A questo punto nasce un altro problema: supponendo che Kadar si ritiri — l'Ipotesi che ha più credito tra 1 riformatori e tra gli oppositori all'interno del partito secondo cui il leader difficilmente potrebbe accettare una tale sconfitta — chi gli succederà? In assenza di un delfino designato, diverse ipotesi circolano a Budapest che ruotano attorno a un pugno di persone: Grosz e Bercz nei ruoli principali e alcuni outsiders come Poszgay, il segretario del comitato centrai incaricato dei problemi internazionali Matyas Szuros, di cui si dice che potrebbero rimpiazzare nell'ufficio politico alcuni uomini della vecchia guardia. Circola anche l'ipotesi di una «uscito di scena onorevole' che spiegherebbe la piccola frase di Kadar sul suo interesse «per la causa e non per la carica a il titolo*: il posto onorifico di presidente del partito sarebbe istituito per Kadar che resterebbe anche alla guida del movimento pur cedendo il posto di segretario generale. L'esito è tanto più imprevedibile dal momento che le modalità di selezione degli 850 delegati alla conferenza (a cui si aggiungono i 40 membri del comitato centrale e della commissione di controllo) restano confuse. Naturalmente in un periodo di incertezza si guarda a Mosca ma dall'Urss non giungono questa volta se gnali chiari: se la visita di Gromyko a fine febbraio aveva potuto dare un po' di fiato a Kadar, l'arrivo a Bu dapest due mesi dopo del primo ministro Ryjkov, ritenuto un fedelissimo di Gorbaciov, ha prodotto evidentemente lo stesso effetto su Grosz. Per molti, e in particolare per gli oppositori, la sostituzione di Kadar con Grosz o Berecz, non porterebbe cambiamenti radicali al sistema ungherese. La linea della continuità è chiara. Comunque sia, il segretario generale all'indomani della conferenza dovrà dedicarsi a un problema che comincia travagliare seriamente la società ungherese attraverso una moltitudine di gruppi e di associazioni indipendenti: quello del pluralismo che Kadar vuole chiamare «socialista», ma che altri assimilano ormai al multipari! Usato. Sylvie Kauffmann Copyright «Le Monde» e per l'Itala «La Stampa»