Riso al Terzo Mondo Inquisito il sen. Forte di Susanna Marzolla
Riso al Terzo Mondo Inquisito il sen. Forte I giudici milanesi indagano su alcune forniture Riso al Terzo Mondo Inquisito il sen. Forte Ipotizzati i reati di peculato e truffa (circa 50 miliardi) MILANO — Furono regolari le forniture di riso Inviate come aiuti ai Paesi africani? Per accertarlo l'ufficio istruzione di Milano sta conducendo un'inchiesta già avviata, alcuni mesi fa, dalla procura della Repubblica. Sarebbero già state inviate alcune comunicazioni giudiziarie in cui s'ipotizzano reati quali interessi privati in atti d'ufficio, peculato e truffa. Tra i destinatari di queste comunicazioni, oltre ai responsabili di alcune aziende del settore riso, il senatore socialista Francesco Forte, ex sottosegretario agli Esteri con la delega per il Fai H senatore Forte è attualmente in Norvegia e alla sua segreteria affermano che • non risulta alcun provvedimento giudiziario- nei suoi confronti. A Palazzo di giustizia di Milano, invece, la notizia trova conferma. Punto d'avvio dell'inchiesta, che al momento si trova ancora in una fase preliminare, gli esposti presentati da alcune aziende del settore riso che si ritenevano danneggiate dalla gara d'appalto indetta dal Fai. Un'inchiesta analoga era stata aperta anche dalla magistratura di Roma, ma è poi stata trasferita a Milano per competenza. Due sono i punti che deve chiarire l'inchiesta: se i termini della gara d'appalto sono stati regolari, se i contributi pagati dalla Cee (circa cinquanta miliardi per 150 mila tonnellate di riso) erano realmente dovuti. La vicenda inizia ni ottobre del 1985: è quella la data in cui il sottosegretario Forte invia una lettera alle più importanti aziende italiane del settore. Chiede loro di proporre un prezzo per la fornitura di 150 mila tonnellate di riso da inviare a una quindicina di Paesi africani. Nella circolare — secondo gli esposti presentati alla magistratura — ci sarebbero però indicazioni che potevano favorire un'azienda piuttosto che un'altra, come il fatto_ che l'imbarco doveva avvenire dai porti di Genova o Ravenna. Inoltre il riso veniva inviato in Africa come •riso italiano-, ma non era necessario che lo fosse realmente: per avere questa dicitura era sufficiente che una sola lavorazione (ad esempio l'insaccamento) avvenisse nel nostro Paese. Questa clausola provoca tra l'altro la protesta dell'Ente risi: in questo modo — afferma in sostanza il presidente dell'Ente in una lettera al Fai — si favorisce l'import-export di riso orientale, più economico, anziché contribuire a smaltire le eccedenze del nostro prodotto, che sono di 250 tonnellate l'anno. Il Fai recepisce questa critica e infatti inserisce una clausola, che fa appunto riferimento aìV •italianitàdei riso e al diritto delle aziende a riscuotere il contributo della Cee (circa 300 dollari a tonnellata). Questa clausola, però, viene inserita quando è già stato firmato il contratto tra il Fai e tre aziende: la .Riseria Italiana s.r.l... la «Guidotto S.p.A.» e la -Enrico S.p.A... Le stesse tre aziende che, secondo quanto ha raccontato un giornale belga specializzato in temi agricoli, avevano riempito tre navi di riso acquistato in Indonesia a 227 dollari la tonnellata e poi rivenduto — sempre secondo il giornale — al Fai. per 287 dollari alla tonnellata. Susanna Marzolla
Persone citate: Francesco Forte, Guidotto
Luoghi citati: Africa, Genova, Indonesia, Milano, Norvegia, Ravenna, Roma
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