Il mio parco è più bello

Il mio parco è più bello Il mio parco è più bello Si stenta a crederlo: alla Camera diventa oggetto di contesa perfino la legge quadro sui parchi nazionali che sembrava pronta al varo dopo vent'anni. Il testo presentato dai due deputati «verdi» Ceruti e Mattioli aveva le firme di colleghi democristiani, socialisti, comunisti, liberali, repubblicani, radicali, indipendenti di sinistra. Stava per essere approvato dalla Commissione ambiente senza passare nell'aula di Montecitorio. Ma i repubblicani mettono sul tappeto una loro legge quadro. I comunisti ne hanno presentata un'altra. La disputa va troncata subito, prima che diventi indecorosa. L'opinione pubblica è stanca di ecologia verbale e di accademia della natura. Non offriamole anche lo spettacolo di una lite sul tema: «I mici parchi saranno migliori dei tuoi». Se i proponenti delle tre leggi diverse hanno davvero il solo fine di create nuovi parchi nazionali e di garantire una esistenza dignitosa ai cinque esistenti, siedano attorno a un tavolo e, messe da parte le rivalità, si preoccupino di MARIO FAZIO risolvere il problema di fondo: come ottenere il consenso delle comunità locali. Poco o male informate, queste comunità (in molti casi esigue e povere) temono che i parchi nazionali portino soltanto vincoli e mortificazione. La loro ostilità o diffidenza si può vincere soltanto con impegni precisi e finanziamenti adeguati per programmi Hi sviluppo economico, dovi è ammissibile. Se ne preoccupano principalmente i comunisti. Ma la loro proposta di legge (depurata da eccessi di regionalismo) può trovare larghe aperture nel testo Ceruti, che prevede forme di partecipazione e 105 miliardi l'anno a favore delle comunità locali, più 300 miliardi in tre anni per i nuovi parchi. Su queste basi è possibile migliorare la legge che aveva già raccolto tanti consensi. Nessuno è depositario Ji verità assolute sui parchi. Nessuno può indossare il manto di sacerdote dell'ambiente naturale. A tutti, compresi i repubblicani portatori di una proposta di legge concorrenziale che desta qualche dubbio, si chiede senso di responsabilità. Intanto i socialisti vorrebbero inserire nel piano triennale per l'ambiente, o piano Ruffolo, sei nuovi parchi nazionali, senza aspettare il quadro di insieme. Scattano subito altre proteste, si profilano altri litigi. Dovremmo arrossire di vergogna: non conta se l'iniziativa è di un ministro o di un gruppo, conta come si fanno i parchi e come vengono gestiti. Il discorso vale tanto più per l'isola di Capraia, promossa teoricamente a parco nazionale dopo la smobilitazione della colonia penale. I 200 abitanti dell'isola sono divisi tra parco e lottizzatoti. Vincerà il parco se non verrà studiato a tavolino, nel chiuso di qualche stanza romana, ma sarà progettato su modelli vincenti come il parco nazionale francese dell'isola di Port-Cros, che esiste da anni con soddisfazione generale. La mancanza di pragmatismo (però ancorato sempre a saldi principi) rende da troppi anni tortuoso e esasperante il nostro cammino ai parchi.

Persone citate: Ceruti, Mattioli, Port-cros, Ruffolo